
CAOS TORINO - LA SUPERFONDAZIONE AFFONDA. IL MUSEO DEL CINEMA SOFFOCA DI DEBITI. SI LITIGA DAL TEATRO STABILE ALLA FIERA DEL LIBRO E TIRA BRUTTA ARIA ANCHE TRA FASSINO E FRANCESCHINI.
da Lo Spiffero di Bruno Babando
La “Super Fondazione” è affondata. Quella che nei piani delle amministrazioni locali avrebbe dovuto essere la casa comune del sistema subalpino dell’arte moderna e contemporanea, il tetto sotto il quale far convivere i musei di Torino e il Castello di Rivoli, difficilmente vedrà mai la luce. Impantanata in questioni burocratiche e sindacali non meno che negli screzi tra i vertici delle istituzioni, il progetto è prossimo ad essere mandato in soffitta. Nessuno osa ammetterlo esplicitamente, ma della Super Fondazione,vecchio pallino dell’assessore comunale Maurizio Braccialarghe e del suo dirimpettaio dell’epoca in Regione, Michele Coppola, pare irrimediabilmente avviato sul viale del tramonto: “Non ci sarà nessuna super fondazione”, sentenzia un addetto ai lavori sotto la garanzia dell’anonimato.
Le procedure sono ormai bloccate da mesi. Nel cronoprogramma di Braccialarghe il nuovo ente sarebbe dovuto nascere alla fine del 2013: è passato un anno e siamo sempre fermi al punto di partenza. Risparmi incerti (come testimonierebbe uno studio rimasto top secret commissionato dalla Compagnia di San Paolo), difficoltà gestionali, il gelo manifestato sul tema dalla nuova inquilina di via Bertola, Antonella Parigi, per la quale non è certo una priorità. E dunque il progetto, osteggiato dal solo Movimento 5 stelle in Sala Rossa, ora potrebbe essere definitivamente accantonato.
“Oggi pare ci si voglia occupare prima dello strumento che dell’obiettivo” è il ragionamento che si sente fare nell’assessorato alla Cultura della Regione che tra due settimane, quando si chiuderà il bando, dovrà indicare il direttore unico di Gam e Museo di Rivoli: quello sarà un primo passo per capire cosa bolle in pentola,
giacché pare difficile che una figura di alto profilo, come quella che stanno cercando in Regione accetti di salire a bordo per fare il traghettatore verso un nuovo ente. Dovrà, tra le altre cose, verificare la possibilità di una fusione con Torino Musei e potrebbe essere lui stesso a mettere definitivamente la parola fine su un progetto sul punto di abortire senza essere mai nato. Anche perché l’anno appena arrivato potrebbe rappresentare un crocevia decisivo per l’associazione del Castello di Rivoli: con questi chiari di luna non è detto che la Regione sia in grado di garantire gli stessi ingenti contributi degli anni passati (2,9 milioni nel 2013 e 3 milioni nel 2014). In via Bertola vogliono un Castello meno elitario e più declinato a una stretta collaborazione e sinergia con Gam e Artissima, la rassegna torinese dell’arte contemporanea.
Ma questa non è che una delle tante gatte da pelare per Piero Fassino e il suo assessore. Anche perché da quel mondo dorato della cultura torinese, come loro stessi amano dipingerlo, pare ci sia un fuggi fuggi generale. Dovuto alle scadenze “naturali” di incarichi (Evelina Christillin ha già fatto sapere di non essere disponibile al rinnovo del mandato al Teatro Stabile, la coppia di testa della Fiera del libro, Rolando Picchioni e Ernesto Ferrero, sono in prorogatio) e a tensioni interne. Insomma, tutto il sistema “alfieriano” (assemblato in oltre un quindicennio di potere indiscusso dall’allora assessore Fiorenzo Alfieri) pare sgretolarsi.
L’ultimo caso è stato quello di Enrica Pagella, che ha abbandonato la direzione del Mao, anche a causa dei rapporti sempre più difficili con la madre badessa della cultura torinese, la numero uno della Fondazione Torino
Musei Patrizia Asproni.
E tra i principali punti di dissidio ci sarebbe anche la gestione della tanto contestata collaborazione con il museo di Lugano che costa 66mila euro all’anno al sistema museale subalpino con ritorni tutti ancora da comprendere. Al nuovo direttore spetterà la scelta di proseguire o meno con quello che nel Ticino in tanti chiamano il museo delle carabattole.
Per non parlare di un altro fiore all’occhiello come il Museo del Cinema, oltre 600mila visitatori quest’anno: record d’incassi e di debiti (oltre 5 milioni) ai fornitori, con Gtt che ha bussato alla porta per chiedere il saldo dei 2 milioni di crediti accumulati negli anni, qualcosa in più è quanto spetta alla Rear, la cooperativa che fornisce parte del personale. Sarà per questo che dopo il revisore dei conti Claudio Saracco, pure il presidente Ugo Nespolo ha alzato i tacchi?
C’è poi il nodo della Reggia di Venaria e delle Residenze Sabaude, vicenda aggrovigliata nella quale si intrecciano rimpalli di competenza (e, tanto per cambiare, di gravami finanziari) tra il Ministero dei Beni Artistici e culturali e la Regione. A dispetto delle rassicurazioni natalizie il clima non è proprio di armonia, visto che Dario Franceschini intende nominare direttamente il nuovo direttore, peraltro tentando di “scaricare” i costi sulle esangui casse regionali. Come finirà il braccio di ferro tra Roma e Torino? Prevarranno logiche di “sistemazione” dei boiardi che a vario titolo sono in smobilitazione nelle varie soprintendenze? Soluzione non agevolata dai rapporti che, a quanto dicono, non sarebbero più buoni tra gli attuali reggenti: Mario Turetta e Alberto Vanelli.