“LEAO? SAREBBE ORA CHE DOPO I CAPRICCETTI DA BAMBINO DIVENTASSE UOMO” - FABIO CAPELLO IN VERSIONE RANDELLATORE: “IL MILAN E’ UNA SQUADRA IN DIFFICOLTÀ. NON È CAMBIATO NIENTE RISPETTO ALL’ANNO SCORSO A LIVELLO DI ORGANIZZAZIONE - IBRA DIRIGENTE? DEVE ESSERE PRESENTE” – SIMONE INZAGHI? DEVE FARE PIÙ CAMBI - LAUTARO IN CHAMPIONS NON È A LIVELLO DI HAALAND, MBAPPÉ O VINICIUS, I NUMERI GLI DANNO TORTO. PERÒ HA IL POTENZIALE PER FARE DI PIÙ - VLAHOVIC? ALL’EUROPEO HA FATTO POCO, COME AL MONDIALE…”
Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera” - Estratti
Fabio Capello, volto storico di Sky Sport e commentatore della Gazzetta dello Sport, che ritroveremo negli studi tv con la partenza della Champions, iniziamo dalla nuova formula, che incuriosisce tutti.
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Partiamo dall’alto. Il Real perde Kroos e aggiunge Mbappé. Il prodotto non cambia?
«Restano i favoriti. Mbappé, con le qualità che ha, sarà svelto a inserirsi nel sistema di gioco. Poi Ancelotti è troppo intelligente e gli farà scaricare certe responsabilità. L’assenza di un metronomo come Kroos, l’infortunio di Camavinga, l’assenza attuale di Bellingham, qualche problemino potrebbero comunque darlo».
Il ciclo di Guardiola al City va verso il tramonto, per quanto dorato?
«Non so se per lui sarà davvero l’ultimo anno, ma i giocatori potrebbero voler fare qualcosa di incredibile proprio per questo. E li vedo molto aggressivi e compatti. Gente come Rodri o De Bruyne ha tanto orgoglio. E Haaland va come un pazzo. Non sarà semplice batterli».
Si parte subito con City-Inter: pensa che la distanza rispetto alla finale di Champions si sia ulteriormente assottigliata?
«La sto aspettando, questa partita: gli ultimi venti minuti di Istanbul mi sono rimasti in testa e vorrei vedere se la distanza si è davvero accorciata, come era sembrato in quell’ultimo scorcio della finale. Se Lukaku non si mangia il gol...».
Quando parla di turnover, ha in mente anche l’Inter che l’anno scorso nella prima fase fece giocare la formazione migliore solo in campionato?
«Sì, l’anno scorso è andata anche bene. Inzaghi doveva stare più attento, ma quell’esperienza gli sarà servita: dovrà usare le rotazioni più spesso, per avere tutti sempre in ottime condizioni».
Lei a chi lo darebbe il Pallone d’Oro?
«Premierei Rodri, per quello che ha fatto in campionato, in Champions e all’Europeo.
Nella stagione è stato il più forte di tutti».
I numeri dicono che Lautaro in Champions non è a livello di Haaland, Mbappé o Vinicius. Può ancora diventarlo?
«I numeri gli danno torto, è vero. Però il potenziale per fare di più c’è sicuramente. Una delle cose da vedere in questo City-Inter è proprio la crescita di Lautaro e Thuram».
La Juve torna in Champions e Motta per la prima volta avrà il doppio impegno: si aspetta qualche problema di adattamento?
theo hernandez e rafael leao non partecipano al cooling break durante lazio milan
«Da quello che si è visto la difesa rimarrà un punto forte, come era con Allegri. Dovrà fare qualche cosa di diverso a livello di centrocampo e attacco. Contro la Roma si è vista una frenata, ma con i nuovi arrivi si vedrà la vera Juve».
Il discorso fatto per Lautaro vale anche per Vlahovic?
«All’Europeo ha fatto poco, come del resto al Mondiale: magari trova strade e ispirazioni nuove nel modo di muoversi in campo. È importante che Motta gli dia qualcosa di più».
Il Milan ha il Liverpool prima del derby: la Champions può diventare terreno di rilancio?
«Spero di sbagliare completamente, ma la vedo difficile perché ho visto fin qui una squadra troppo in difficoltà. Non è cambiato niente rispetto all’anno scorso a livello di organizzazione. Ci vorrà uno scatto di orgoglio da parte dei giocatori: dovranno dimostrare, dopo quella sciocchezza nell’ultima partita fatta da Leao e Theo Hernández, di essere un gruppo. E di correre. Perché l’equilibrio è la cosa più importante».
L’attesa di un Leao ad alti livelli avrà fine?
«Tutto quello che succede al Milan sembra colpa di Leao e lui fa di tutto perché questa situazione continui. Però è l’unico che può creare un pericolo: sarebbe ora che dopo i capriccetti da bambino diventasse uomo».
Lei è il tecnico che ha dato qualcosa in più al giovane Ibra ai tempi della Juve. Sarebbe necessario che avesse un maestro anche a livello dirigenziale?
«È un mestiere diverso, come quando un giocatore smette e allena subito una grande squadra: hanno quasi tutti grande difficoltà. Quelli che hanno avuto successo hanno fatto un po’ di settore giovanile o gli assistenti: serve molto. Bisogna avere credibilità, perché vieni giudicato tutti i giorni da tutti. Le ferie? L’importante è quello che fai quando sei presente. E bisogna cercare di essere presenti».
Crede che Chiesa al Liverpool si ritaglierà un ruolo?
«Credo che abbia la velocità giusta per giocare in Premier. Invece ho visto Zirkzee che ha grandi difficoltà, perché pensa di giocare ancora con i ritmi italiani».
Italiano ha fatto due finali di Conference, Gasperini ha vinto l’Europa League: in questa super Champions rischiano di finire ammaccati?
«La Champions ti brucia energie, anche nella testa. Devono affrontarla con attenzione, serenità, rispetto massimo di ogni avversario, ma senza sottovalutarsi. Devono giocarsela senza timore reverenziale».
Kompany al Bayern, Arteta all’Arsenal: crescono gli emuli di Guardiola ma lui resta unico?
«Lui ha avuto il portafoglio aperto, ma bisogna essere capaci di spendere bene in base alle necessità. La cosa più importante è che è riuscito a far entrare in testa un sistema di gioco che si è evoluto ogni anno, in base alle caratteristiche dei calciatori».
La missione italiana di portare 5 squadre su 5 agli ottavi è alla portata?
«La vedo difficile, ma me lo auguro: la possibilità con questa nuova formula c’è».
L’Inter deve puntare alle prime otto?
«Come fa a non puntarci? Ha ventidue titolari e sarebbe un’offesa per i giocatori non farlo».
La sorprenderebbe rivedere Allegri già in panchina in qualche squadra di questa Champions?
«Perché no? Se uno deve cercare un allenatore bravo, pensa ad Allegri. Lui ha fatto la storia del calcio italiano».
Chi può essere la mina vagante del torneo?
«Si parla poco del Barcellona di Yamal, che non può acquistare giocatori. E sono curioso di vedere dove arriverà il Psg senza Mbappé: sono due squadre che seguo con grande attenzione».