PICCOLI CR7 CRESCONO - CRISTIANO RONALDO METTE IN RETE IL VIDEO DEL FIGLIO CHE FA 2 GOL E SCRIVE: “NULLA È UNA COINCIDENZA” - NELLE GIOVANILI DELLA ROMA C' È UN RAGAZZINO BIONDO DI 12 ANNI, CRISTIAN: “MA SE NON SARA’ UN CAMPIONE GLIELO DIRÒ IN FACCIA”. FIRMATO SUO PADRE, FRANCESCO TOTTI - VIDEO
Carlos Passerini per il “Corriere della Sera”
«Nulla è una coincidenza» firmato Cristiano Ronaldo. Sembra uno spot, e a pensar male in effetti magari un po' lo è, solo che stavolta la réclame non riguarda lamette da barba, mutande o i cerchioni del Suv, ma Junior: suo figlio, il maggiore dei quattro, 7 anni e un piede per niente male per essere un bimbetto.
Succede che CR7 nei giorni scorsi ha postato sul proprio seguitissimo profilo Instagram da 116 milioni di followers due diversi filmati che riprendono l' erede mentre gioca con gli amichetti: due gol, uno su punizione sopra la barriera e l' altro in coda a un gran bel dribbling, hanno messo insieme in due giorni qualcosa come 20 milioni di visualizzazioni.
È sotto il primo dei due che il fenomeno portoghese del Real Madrid ha subito sentenziato appunto che, secondo lui, «nothing is coincidence». Che è come dire: tale padre tale figlio. Sarà, di certo chi se ne intende assicura che 7 anni sono davvero (molto) pochi per prevedere l' evoluzione del talento calcistico, come ad esempio Roberto Clerici, l' uomo che scoprì Andrea Pirlo e che la vede così: «Fino ai 10-11 sono solo bimbi, ogni previsione è una sciocchezza».
Certo, crescere con certi nomi addosso mica è facile, lo sosteneva già in epoche molto meno social Sandro Mazzola parlando del mitico padre Valentino morto a Superga («nel calcio un figlio d' arte dev' esser bravo due volte») anche se la precisa scelta mediatica di Ronaldo sembra dar ragione ai maligni: il suo è un piano scientifico, sostengono, per dare seguito alla genia di fuoriclasse e quindi al ricchissimo brand commerciale. Perché due campioni sono meglio di uno. Costruire insomma o meglio perfezionare un piccolo Cristiano che, oltre ad avere colpi del tutto simili sul campo, sia una fotocopia per lineamenti, taglio di capelli, abbigliamento, gestualità.
Malignità (o non) a parte, quella di CR7 è una scelta che traccia un confine, l' ennesimo, fra lui e la sua nemesi calcistica Leo Messi. Il quale, per quanto ormai presentissimo sui social, preferisce tenere un profilo più discreto. Del suo Thiago, anni 5, un giorno ha detto: «Non so se il calcio gli piace». Intanto però lo ha già spedito alla scuola di fútbol del Barcellona insieme ai suoi amichetti Benjamin e Milan che sarebbero i figli di Luis Suarez e Gerard Piqué. Prima nel gruppetto c' era anche un altro ragazzino, Davi Lucca, due «c», solo che poi il babbo si è dovuto trasferire per lavoro, a Parigi. Un certo Neymar. Eredità pesanti, ma mai come quella di un altro Benjamin, argentino, che adesso va già per gli otto, webstar da quando ne aveva due: il babbo è Kun Aguero, attaccante del Manchester City, ma soprattutto il nonno è niente meno che Diego Armando Maradona.
Dal Pibe de Oro al nipote de Oro? Vedremo. Perché in fondo «padri figli pallone» è un trinomio che ci riguarda tutti, ma per qualcuno è molto di più. In Spagna giusto un mese fa Zinedine Zidane, tecnico del Real, ha sfidato il figlio Enzo che gioca nell' Alaves: 2-1 per il vecchio. E nella nostra A tre grandi del passato come Diego Simeone, Enrico Chiesa ed Eusebio Di Francesco hanno figli in campo: nell' ordine Giovanni, Federico (entrambi alla Fiorentina) più un altro Federico (Bologna).
Nelle giovanili della Roma invece c' è un ragazzino biondo di 12 anni, Cristian: un' agenzia di scommesse pagherà 51 volte la giocata se entro il 31 maggio 2023 esordirà in prima squadra. «Ma se non diventerà un campione glielo dirò in faccia». Firmato suo padre, Francesco Totti. Già, nulla è una coincidenza.