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IL COLLINA DELLE VANITA' – DAL DILUVIO DI PERUGIA CHE COSTO’ LO SCUDETTO ALLA JUVE NEL 2000 ALLE BORDATE DI AGNELLI: I BIANCONERI HANNO SEMPRE NEL MIRINO L’EX ARBITRO, OGGI DESIGNATORE UEFA – LE ITALIANE PENALIZZATE NELLE COPPE: TUTTI I CASI - E AGNELLI PER INTRODURRE IL VAR IN CHAMPIONS E’ PRONTO A…

Stefano Carina per il Messaggero

collina

 

L' affondo di Andrea Agnelli ha lasciato il segno: «Gli arbitri di porta non servono, vanno eliminati e portati dietro al Var. Qualche riflessione su Collina e sulla sua evidente vanità va fatta, visto che queste designazioni sono forse effettuate per dimostrare la sua imparzialità. Un designatore che ha una responsabilità così alta, va cambiato ogni tre anni».

 

Al netto dei trascorsi tra le parti (Perugia-Juve del 2000 sotto al diluvio), l' accusa è senza precedenti, anche perché a parlare è senza dubbio il presidente della Juventus ma anche il numero uno dell' Eca (European Club Association). Il controverso fallo di Benatia in pieno recupero che ha causato il rigore poi trasformato da Ronaldo, decisivo per l' eliminazione dei bianconeri, ha riacceso i fari su un triangolo caldissimo: Collina, arbitraggi in Europa, club italiani.

 

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Perché un errore può capitare, due pure, ma quando ogni squadra italiana viene costantemente penalizzata dai fischietti scelti dall' ex arbitro bolognese, c' è qualcosa che non va. Paradossalmente il fallo di Benatia dell' altra sera, nonostante le polemiche, rimane un episodio di difficile valutazione. Rivedendo infatti le immagini, la certezza che non sia rigore non c' è.

 

agnelli collina

Probabilmente nemmeno la sicurezza contraria ma tant' è: la trafila di torti, raggiunta soltanto quest' anno tra Champions e Europa League, è lunghissima. Iniziamo con la Juventus che sia con il Tottenham che con il Real Madrid (all' andata), può reclamare per due rigori non concessi a Douglas Costa e Cuadrado. Poi è toccato al Milan con l' Arsenal (clamorosa simulazione di Welbeck trasformata in penalty), alla Roma al Camp Nou (due rigori negati) e alla Lazio con il Salisburgo (rigore inventato a favore degli austriaci).

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Tanto basta per rischiare di perdere la testa.

 

BUFFON DIVIDE Come accaduto a Buffon. Comprensibile lo sfogo in campo del portiere, meno quanto poi dichiarato nel post-gara. Perché qui non è una questione di «avere un bidone dell' immondizia al posto del cuore». Un arbitro deve saper valutare gli episodi per quello che sono, senza essere condizionato da quello che è accaduto nella gara d' andata.

 

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Lo pensa anche Pirlo che pur provando a giustificare l' ex compagno («Io sarei andato fuori di testa») ammette: «Il rigore poteva anche starci. Gigi avrà anche esagerato ma va capito». Per invertire la rotta, c' è soltanto un modo: l' introduzione del Var. Che non sarà la panacea a tutti i mali ma ridurrebbe drasticamente il margine di errore in campo e nelle designazioni di Collina che continua a inviare arbitri inesperti (sia Makkalie, arbitro di Barcellona-Roma, che Oliver, fischietto di Real-Juve, erano alle loro prime direzioni di alto livello: entrambi non fanno parte della lista dei 36 che andranno ai Mondiali) nonostante l' alta posta in palio. Per questo motivo le parole di Agnelli devono avere un seguito.

 

collina

La spallata, da sola, non basta. Se già ieri la Uefa si è affrettata a far trapelare al colosso dell' informazione Sky Sport News come non abbia minimamente intenzione di accelerare l' introduzione della tecnologia in Champions, chi meglio del presidente bianconero può cercare di smuovere le acque? È nel board dell' Uefa ed è presidente dell' Eca, dunque ha tutti gli strumenti per farsi sentire. Più lui della nostra Federcalcio, relegata ormai ad un anonimo commissariamento.

 

2. DA PERUGIA A MADRID: L’IRA BIANCONERA E’ SEMPRE PER COLLINA

Carlos Passerini per il Corriere della Sera

 

Si dice che non può piovere per sempre, eppure quasi vent' anni anni dopo è come se quel diluvio non avesse ancora smesso di scaricare acqua fradicia sul rapporto fra la Juventus e Pierluigi Collina.

 

REAL MADRID JUVENTUS - IL FACCIA A FACCIA TRA BUFFON E L ARBITRO

Perugia, 14 maggio 2000, la partita sospesa per 70 minuti, il gol di Calori, lo scudetto alla Lazio: eccolo, il peccato originale. Per Madama quella partita non doveva riprendere, sbagliò Collina a insistere, a voler ripartire su quel campo impossibile: manie di protagonismo, fu l' accusa esplicita verso quello che in quegli anni era indiscutibilmente il migliore arbitro al mondo.

 

È lì che tutto è cominciato, e quel «vanitoso» che il presidente bianconero Andrea Agnelli gli ha rivolto l' altra sera, accusandolo dell' infelice designazione dell' inglese Oliver e chiedendogli poi senza mezzi termini di dimettersi da capo dei fischietti Uefa, è la prova evidente delle ragioni di un antico rancore mai sopito.

 

Nel 2008 ci fu poi l' episodio della lettera. Collina era designatore in A e la Juve scrisse alla Figc chiedendo «un immediato intervento a garanzia della regolarità del campionato».

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Carisma, orgoglio e decisionismo fuori dal comune: la verità è che se Collina è arrivato dov' è arrivato, a essere cioè il simbolo stesso dell' arbitraggio, una sorta di icona globale preinternet, è anche, anzi soprattutto perché in carriera ha saputo prendere decisioni che gli altri non avevano il coraggio di prendere.

 

Che poi la sua differenza sia sfociata in autoreferenzialità è un' opinione non così rara. È ciò che pensa ad esempio il suo ex collega Fabio Baldas, designatore negli anni 90: «Che Collina sia vanitoso non ci sono dubbi».

 

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Ma sarebbe tuttavia un errore convincersi che dietro alla vigorosa offensiva mediatica della Juventus ci sia solo una questione privata. C' è anche, anzi soprattutto, il nuovo esplicito ruolo da primus inter pares all' interno del movimento italiano che la Juventus si sta ritagliando e non è un caso che Agnelli abbia voluto ricordare come in questa stagione le designazioni abbiano penalizzato non soltanto la sua squadra «ma anche il Milan a Londra con l' Arsenal», la Roma nell' andata col Barcellona, la Lazio. Una denuncia forte, di sistema, quasi sindacale: gli arbitri sono più duri con le italiane proprio perché li manda un italiano. Un dossier in effetti decisamente corposo e nel quale la questione Var ricopre un ruolo decisivo.

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La Fifa di Infantino l' adotterà infatti con entusiasmo al Mondiale mentre l' Uefa di Ceferin continua a prendere tempo: ragioni economiche, organizzative, in realtà soprattutto politiche. Tanto che ieri da Nyon hanno fatto sapere che non ci sarà nessuna accelerazione per l' introduzione in Champions.

 

Una posizione netta, che si pone in totale contrasto proprio con Agnelli il quale giusto qualche settimana fa, nel corso dell' assemblea romana dell' Eca di cui è presidente, definì la Var «un processo irreversibile». Certo, a Madrid probabilmente sarebbe servita a poco. Forse, semplicemente, sarebbe bastato mandare qualcuno più esperto di un ragazzo di 33 anni.

 

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L' obiezione che arriva dai vertici arbitrali dell' Uefa un senso però ce l' ha: all' andata era finita 0-3, quale partita sulla carta migliore di questa per far fare un po' di pratica a Oliver, uno che dopo aver infranto un record dietro l' altro di precocità è considerato in Premier una specie di bambino prodigio?

Sulla carta, già.

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