
FUORI DI TESTA! IL CAZZOTTO DI GIAGNONI A CAUSIO, IL CALCIO IN CULO DI BALDINI A DI CARLO, GLI SCAZZI MOU-WENGER: QUANDO IL CAMPO DIVENTA UN RING - IL PRESIDENTE DEGLI ALLENATORI ULIVIERI: “ANCHE A ME DISSERO FROCIO, RISPOSI: PORTAMI TUA MOGLIE”
1. MOU, GIAGNONI, ROSSI, ZIDANE, IL CAMPO È UN RING
Tony Damascelli per “Il Giornale”
Bei tempi quelli della tivvù in bianco e nero, canale unico e qualche partita di football. Ma allora si menavano sul serio, in campo e ai bordi dello stesso, allora potevano darsele e dirsele di ogni, senza che nessuno sapesse e vedesse ma molti sentivano, restando poi muti e smemorati. Il calcio è roba da strada, da stadio, a volte da ultimo stadio quando il gioco dura poco e parte lo sputo, l' insulto, la manata, il cazzotto, la zuccata, la gomitata, tutti i calci minuto per minuto.
Vedendo il bel gol di Ljajic al Napoli ho ripensato al pugno che Delio Rossi, preso dall' ira, sferrò al ragazzino bosniaco che dalla panchina aveva rivolto parole grevi, a lui e ai parenti stretti. Zuffe all' ordine del giorno, Mourinho che mette un dito nell' occhio al fu Tito Vilanova in una supercoppa di Spagna, nel 2011, sempre lo Special one che fa baruffa con Wenger, Zidane che stende Materazzi oppure Rijkaard che sputa addosso a Voeller durante Germania-Olanda, mondiale di Italia '90 e ancora altra saliva e insulti di razza (!
) tra Mihajlovic e Vieira in Lazio-Arsenal, da buttare ai porci lo sputo di Totti al danese Poulsen nell' europeo del 2004, tutta roba messa in circuito dalle televisioni, internet, youtube e affinità varie.
Ma ai contemporanei, a Mancini che si lamenta e denuncia ai microfoni l' insulto volgare di Sarri, voglio segnalare alcuni episodi da saloon: derby di Torino, dicembre del Settantatre, Franco Causio segna un gol di testa e poi prende a sfottere Gustavo Giagnoni allenatore del Toro, non sapendo con chi avesse a che fare. L' uomo con il colbacco non perde tempo, prima invita Causio a stare alla larga, quindi, alla nuova provocazione, lascia la panchina e molla un cazzotto che prende allo zigomo il leccese che crolla a terra, Gustavo diventa l' idolo del cuore-Toro.
Derby di Milano, febbraio del Sessantadue, il mago Herrera ordina a Bicicli di stare addosso a Dino Sani, il brasiliano subisce, accetta, tollera poi sbotta, molla un destro e l' aletta interista cade come corpo morto cade: Sani espulso, Milan in dieci, Bicicli risorge con cerotto in faccia, naso compreso, l' Inter vince, silenzio in tivvù. Altro derby di Torino, Ferrini insegue Sivori per il campo, tentando di scalciarlo dovunque e comunque, l' argentino salta davanti alla motosega del triestino, è un torero che fa fesso il toro, Gonella è l' arbitro e non sa che fare, restano immagini e fotogrammi ma nessuna intervista sulla rissa totale a metà campo.
Mancini e Sarri hanno portato ad esempio il fair play d' Inghilterra e dintorni. Sono entrambi ignoranti in materia, ho già detto di Mourinho e Wenger (accusato quest' ultimo di essere gay! E Justin Fashanu si è ucciso per questo), Robby Rogers, già del Leeds United, ha dovuto fare outing per evitare continui insulti e fu costretto ad emigare al Los Angeles Galaxy; Paul Elliott, ex Pisa, disse di avere vergogna e paura delle reazioni, Graeme Le Saux venne indicato come gay perché collezionista di opere d' arte.
Mi piace ricordare il dialogo ufficiale tra Roy Keane capitano dell' Irlanda e l' allenatore della stessa, Mick McCarthy, durante il ritiro della squadra sull' isola di Saipan in preparazione al mondiale di Corea Giappone: «Mick, tu sei un bugiardo, sei un fottuto segaiolo, non mi sei mai piaciuto come calciatore, non mi piaci come allenatore, non mi piaci come persona, sei soltanto un fottuto segaiolo e ti puoi mettere la coppa del mondo nel tuo culo. Sono qui soltanto perché sei l' allenatore della nazionale della mia Patria ma per il resto ficcatelo nelle tue palle!». Keane venne rispedito in Patria, senza di lui l' Irlanda fu eliminata ai rigori dalla Spagna, negli ottavi di finale.
Tutto il mondo è zuffa, dunque. Mica soltanto il football, volete un esempio? Il più divertente riguarda il cricket, sfida Australia-Zimbabwe, mister Glenn McGrath dice al tipaccio zimbawiano Eddo Brandes: «Perché sei così grasso?», l' altro non ci pensa su: «Perché ogni volta che mi faccio tua moglie lei mi regala un biscotto». Poi, come dice Sarri, tutto finisce sul campo, ovviamente. Compreso il biscotto.
2. FUORI DI TESTA! DAL CALCIO DI BALDINI A DI CARLO AGLI SCAZZI MOURINHO-WENGER: QUANDO LA PANCHINA DIVENTA UN RING - ULIVIERI: "ANCHE A ME DISSERO FROCIO, RISPOSI: PORTAMI TUA MOGLIE"
Francesco Persili per Dagospia
Non è uno sport per signorine. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Il calcio è un gioco maschio, si sa. Si finge stupore per Sarri che dà del “finocchio” a Mancini ma tutto il Novecento pallonaro è costellato di miserie verbali e liti a bordo campo tra tecnici. Dal calcio di Baldini a Di Carlo agli scazzi Mourinho-Wenger. Storie tese, insulti e mind games. Ironia, anche. Un Mazzone sublime sull’eccesso di fair play di un suo calciatore nei confronti di un avversario: «Adesso dateve un bacetto».
Epica e cotica, sublimi provocazioni e volgari insinuazioni. La vittima più illustre fu Carlo Carcano, l’allenatore che vinse 4 scudetti consecutivi agli inizi degli anni ’30 e forgiò la favolosa Juventus del quinquennio. Il suo brusco allontanamento, giustificato da imprecisati motivi personali, fu legato a uno scandalo omosessuale, atto finale di una campagna condotta da una corrente di dirigenti a lui ostile in società. Disprezzo e scherno. Luoghi comuni a gogò e battute da spogliatoio. Benito Lorenzi, detto non a caso "Veleno", si trovò davanti Boniperti e per sfotterlo prese a chiamarlo “Marisa”. In campo tutto fa gioco. Anche le marocchinate di Neqrouz su Pippo Inzaghi e Vinnie Jones che sodomizza Gascoigne. Colpi sotto la cintura e parole aguzze come pietre.
Tutto il mondo è paese. In Spagna Guti bacia un uomo e in tutti gli stadi prendono di mira l’ex madridista, icona metrosexual, col coro “Guti, Guti maricon”. Nell’Inghilterra mitizzata da Mancini l’omofobia e i pregiudizi possono persino uccidere: rileggersi la storia di Fashanu, il primo calciatore a rivelare di essere gay, please. Il fratello dell’ex difensore della Nazionale inglese Sol Campbell finisce in carcere dopo aver picchiato un compagno d’università tifoso del Tottenham il quale sosteneva che Sol fosse gay.
Macho, macho man: Vieri fa il ganassa coi giornalisti («Sono più uomo io di tutti voi messi insieme») e Cassano ostenta noncuranza: «Froci in nazionale? Problemi loro». Il pallone è di tutti, certo. Come è vero che l’agonismo continua a tener dentro una buona dose di politicamente scorretto. Eziolino Capuano la tocca piano: «In campo devono andare uomini con le palle e non le checche».
A proposito, vi ricordate Cabrini e Rossi definiti simpaticamente «una coppia di fidanzati» da un giornalista nei giorni del Mundial di Spagna nel 1982? Ecco, la nostra migliore storia sportiva nasce dalla reazione di uomini con le palle a chi voleva farli passare per checche.
Il calcio è un gioco maschio, si sa. Ma l’Italia è femmina, aggiungeva Brera. E, dunque, le piace aspettare l’avversario al varco per uccellarlo in contropiede. Come insegna il presidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri: «Subii la stessa offesa di Mancini. Risposi: “Portami tua moglie e poi lo domandi a lei”». L’ironia è sempre il contropiede più efficace.