spalletti de laurentiis

MA DE LAURENTIIS CHE VIENE ACCLAMATO OGGI DAI TIFOSI DEL NAPOLI E’ LO STESSO CHE VENIVA CONTESTATO IN ESTATE AL PUNTO CHE LA DIGOS GLI CONSIGLIO’ DI NON FARSI VEDERE ALLO STADIO? “IL NAPOLISTA” RICORDA GLI INSULTI (“PAPPONE”) E GLI INVITI AD ANDARSENE A BARI E CHIOSA: “IL SUO NAPOLI È CULTURALMENTE ESTRANEO A NAPOLI, PERCIÒ VINCE. È FIGLIO DI SCELTE IMPOPOLARI. E SOPRATTUTTO TANTA, TANTA COMPETENZA (NON DIMENTICHIAMO LE CONTESTAZIONI A SPALLETTI). QUESTO DOMINIO NASCE COME SFIDA AL POPULISMO: “CHI NON SEGUE LA MASSA, VINCE. A OGNI LATITUDINE…” – VIDEO

 

Massimiliano Gallo per ilnapolista.it

 

In cinque mesi De Laurentiis è passato dalla Digos all’acclamazione

AURELIO DE LAURENTIIS FESTEGGIA CON I TIFOSI DEL NAPOLI DOPO LA VITTORIA CONTRO LA ROMA

Appena cinque mesi fa, a Castel di Sangro, la Digos consigliò a De Laurentiis di non farsi vedere allo stadio. Apparve solo all’ultima amichevole dopo un’estate trascorsa dietro le quinte. A Dimaro furono fischi. In Abruzzo il clima non era migliore. Imperversavano gli A16 che non sono un gruppo rock.

 

Erano quelli del “vattene a Bari”. Se ad agosto ci fossero state le elezioni comunali, la lista A16 avrebbe preso almeno il 10%. In città era tutto un “Ciro, Ciro!”. Il Napoli veniva dipinto dai media come un club in disarmo, in smantellamento. Solo perché aveva finalmente detto addio a calciatori anziani in evidente declino. Calciatori che ancora oggi godono di uno storytelling del tutto fuori fuoco.

 

Di domenica sera, del dopo vittoria sulla Roma, circolano video di tifosi del Napoli che acclamano Aurelio De Laurentiis. Mentre lui peraltro dalla macchina fa cenno di sgomberare per consentirgli di passare. Sublime. Anni e anni di “pappone” andati in archivio. La rivoluzione copernicana della piazza ci fornisce l’ennesima conferma della transitorietà delle nostre esistenze.

 

È importante, è vitale ricordare dove, come e in quali condizioni ambientali è nato questo Napoli che sta dominando la Serie A. Perché il calcio non può essere solo cibo per cosiddetti tifosi che attendono di vincere per fare festa. Festa che a loro sarebbe dovuta non si capisce per quale motivo. A noi interessa l’aspetto politico del calcio e la comprensione dei fenomeni. A far festa sono bravi tutti.

IL SIPARIETTO TRA UN TIFOSO E AURELIO DE LAURENTIIS

 

 

Parlare di vittoria, ovviamente, è prematuro. Ma di dominio no. Soprattutto in tempi in cui la narrazione largamente dominante di Napoli è intrisa di luoghi comuni, di quella retorica bolsa che purtroppo da circa due decenni affligge la nostra città. A noi premono le ragioni politiche, perché tali sono. E questo dominio è quanto di più distante dalla narrazione spiccia di Napoli e dei suoi aedi.

 

 

IL SIPARIETTO TRA UN TIFOSO E AURELIO DE LAURENTIIS

Nasce, come ricordato da Giuntoli (la frase in esergo del Napolista), in antitesi al popolino (che a Napoli comprende anche professionisti, uomini di cultura, non è questione di censo). Questo dominio nasce in antitesi al populismo, come sfida al populismo, con scelte impopolari, visione aziendale, coraggio imprenditoriale. E soprattutto tanta, tanta competenza (non dimentichiamo le contestazioni a Spalletti). Perché il calcio è un’industria e le decisioni industriali non si prendono al bar o sui social.

 

È questa la Napoli da esportare. La Napoli e il Napoli di De Laurentiis. Altro che cittadinanze elargite per i nomi dati ai figli. O metro che passano, quando va bene, ogni tredici minuti (come il vantaggio degli azzurri in classifica). Questo Napoli domina in Italia perché è fondamentalmente un estraneo nel tessuto cittadino. Ed è il motivo per cui il presidente è sempre stato avversato. E non solo dal cosiddetto popolino. Anzi. Oggi Napoli è un faro nel calcio italiano. Un esempio di come si possa fare impresa di qualità, di eccellenza, rispettando le leggi e i vincoli di bilancio. Come peraltro, l’anno prima, era accaduto al Milan. Chi non segue la massa, vince. A ogni latitudine.

IL SIPARIETTO TRA UN TIFOSO E AURELIO DE LAURENTIIS

 

 

Forse proprio da Napoli potrebbe partire la spinta per cominciare a raccontare il calcio in maniera diversa. A farlo come si racconta una grande industria, non come se fosse un baraccone per nutrire masse di beoti. A Napoli come a Milano, come a Roma. Prima avverrà questa profonda trasformazione, prima ci libereremo di notizie come quella di Zaniolo minacciato, o di De Laurentiis cui viene consigliato di non mostrarsi troppo. E prima capiremo che la Juventus di Agnelli invece di essere un capitolo luminoso della storia del calcio italiano, era solo un’ennesima tappa verso il disastro oltre che un momento di mancato rispetto delle regole.

 

aurelio de laurentiis foto di bacco

Il popolo è bue per definizione ma viene anche nutrito da un sistema informativo distorto. Al momento il calcio italiano ci sembra in un vicolo cieco. Con gli juventini che quasi vent’anni dopo hanno dato torto a Nanni Moretti: l’attacco (virtuale) al Palazzo di Giustizia che lui aveva immaginato mosso dalla piazza berlusconiana, invece ha le tinte bianconere. Anche quel popolo, in fondo, è figlio e vittima della propaganda. È il caso che il calcio cominci a essere raccontato come una grande industria. E che le istituzioni tutelino sempre il sistema e non solo quando gli equilibri politici precedenti sono saltati.

AURELIO DE LAURENTIIS FESTEGGIA CON I TIFOSI DEL NAPOLI DOPO LA VITTORIA CONTRO LA ROMA AURELIO DE LAURENTIIS FESTEGGIA CON I TIFOSI DEL NAPOLI DOPO LA VITTORIA CONTRO LA ROMA AURELIO DE LAURENTIIS FESTEGGIA CON I TIFOSI DEL NAPOLI DOPO LA VITTORIA CONTRO LA ROMA AURELIO DE LAURENTIIS FESTEGGIA CON I TIFOSI DEL NAPOLI DOPO LA VITTORIA CONTRO LA ROMA aurelio de laurentiis napoli espanyol 3AURELIO DE LAURENTIIS FESTEGGIA CON I TIFOSI DEL NAPOLI DOPO LA VITTORIA CONTRO LA ROMA

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…