DE LIGT, GIU’ LE MANI – IL CENTRALE DELLA JUVE CI È CASCATO GIÀ DUE VOLTE NELLE ULTIME TRE GARE, MA L’OLANDESE È SOLO UNA DELLE TANTE VITTIME DEL NUOVO REGOLAMENTO: IN A I RIGORI PER TOCCO DI MANO SONO TRIPLICATI! IN QUESTE PRIME 9 GIORNATE, GLI ARBITRI HANNO GIÀ ASSEGNATO 16 PENALTY PER UN "MANI" IN AREA. I DIFENSORI NON SI SONO ADEGUATI ALLA REGOLA E DAI DIRETTORI DI GARA GIÀ TRE ERRORI
Matteo Pinci per “la Repubblica”
In Serie A non si parla d' altro. I casi sono sempre più frequenti, il fallo di mano è diventato il protagonista assoluto del nostro campionato. È bastato ritoccare la regola e in un anno i rigori concessi per un pallone finito su un braccio si sono triplicati. De Ligt ci è cascato già due volte nelle ultime tre gare, ma non è mica il solo. "Colpa", si fa per dire, della riforma del regolamento, che dal 1° luglio fissa criteri oggettivi utili a stabilire quando il tocco è punibile: larghezza delle braccia, interpretazione del tentativo di giocata, differenza tra chi sbaglia un rinvio e chi accetta il rischio di essere colpito su una mano. La conseguenza, almeno in Italia, è che ogni tocco in area è diventato un calcio di rigore. O quasi.
Non è così che l' avevano pensata i riformisti dell' Ifab, il board internazionale che custodisce il regolamento del calcio. L' applicazione però, almeno in Serie A, ha prodotto conseguenze impressionanti in termini di numeri. In queste prime 9 giornate, gli arbitri hanno già assegnato 16 calci di rigore per un tocco di mani in area. Solo per rendere l' idea: a questo punto dello scorso anno di rigori per un tocco in area col braccio o con un pugno, con l' avambraccio o con un dito, ne erano stati concessi 5. Meno di un terzo.
È vero, sono aumentati trasversalmente tutti i rigori (solo 19 nel 2018/19, 45 oggi di cui 34 trasformati). Ma il confronto con gli altri campionati è imbarazzante: il bilancio nella Ligue 1 francese e nella Liga spagnola è della metà, per non parlare di Bundesliga e Premier League.
L' impressione è che, nel dubbio, alcuni dei nostri arbitri preferiscano sanzionare il tocco incriminato, se vistoso. In 2-3 casi su 16 si è trattato di un errore riconosciuto anche dai vertici arbitrali, ma di episodi ce ne sono moltissimi, spesso favoriti dal Var che evidenzia impatti palla-braccio una volta impossibili da decifrare. Quasi che l' applicazione del regolamento si sia piegata alla profondità dello sguardo tecnologico. Dall' altro è legittimo chiedersi se invece la responsabilità di questi numeri non sia di difensori troppo lenti ad adeguare i propri movimenti alle novità regolamentari.
In fondo la "volontarietà" del fallo di mano oggi è solo uno dei criteri che possono portare a punire una manina sospetta. Allo stesso tempo, altri criteri possono scagionare tocchi non voluti. Il regolamento - non potendo prevedere ogni singola implicazione o dinamica - lascia aperta una finestrella utilizzando la parola inglese "usually", "di solito". Uno spazio per l' interpretazione del singolo che forse da queste parti trova più colpevolisti che nel resto d' Europa. Anche in Champions League la riforma estiva non ha trovato un' applicazione maniacale. È evidente, se degli 11 calci di rigore concessi nella competizione, soltanto uno origina da un tocco con il braccio: quello fischiato grazie al Var dall' arbitro turco Çakr (e poi sbagliato da Barkley) in Chelsea-Valencia.
In Italia, invece, più di un rigore su 3 di quelli concessi origina da un fallo di mano. «L' unica riforma veramente innovativa sui falli di mano non riguarda i difensori, ma gli attaccanti», spiega a Repubblica una fonte qualificata: da quest' anno infatti qualsiasi gol segnato o propiziato con un tocco di braccio, viene annullato. Per il resto, anche tra i commentatori regna il caos: basti vedere le divergenze di lettura per un altro "mani" di De Ligt, non sanzionato, a Bologna. Insomma, chi ha davvero capito le regole alzi la mano. Anzi, meglio di no.