panatta rublev

“IL TENNISTA RUBLEV HA SCRITTO "PACE" SULLA TELECAMERA DOPO AVER GIOCATO. MA PERCHÉ GLI DEVI IMPEDIRE DI GIOCARE? È UNA COSA VIOLENTA” – ADRIANO PANATTA SI SCAGLIA CONTRO LA DECISIONE DI WIMBLEDON DI PROIBIRE LA PARTECIPAZIONE AGLI ATLETI RUSSI (E BIELORUSSI): "VOLEVANO EVITARE CHE LA FAMIGLIA REALE INGLESE SI POTESSE TROVARE IN IMBARAZZO NEL PREMIARE UN RUSSO? POTEVANO CHIAMARE BORG, LAVER O FEDERER” - "I TENNISTI RUSSI SONO PERSONE, NON SONO LA RUSSIA. È SOLO DEMAGOGIA OTTUSA"

PAOLO ROSSI per repubblica.it

 

adriano panatta

Lui, Adriano Panatta, ha vissuto nel 1976 l'angoscia - insieme ai compagni Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli e il ct Pietrangeli - che gli venisse negata per motivi politici la possibilità di giocare la finale di Coppa Davis in Cile. Non c'erano paesi in guerra, certo, e la situazione era diversa. Ma lo stato d'animo di quei giorni, il rischio di non poter competere, fu simile alle sensazioni che oggi vivono i tennisti russi e bielorussi, cui verrà negato di giocare a Wimbledon.

 

Che reazione ha avuto, istintivamente?

«Una cosa negativa, molto. Assurda. I tennisti russi sono delle persone, non sono una nazione. Peraltro hanno anche dissentito sulla guerra».

 

Non si capacita, insomma.

rublev

«Sono persone che fanno un lavoro. Posso ancora comprendere un contesto olimpico, la Coppa Davis, i campionati del mondo. Cioè un contesto dove si rappresenta la nazione, ma questo?».

 

Wimbledon ha sbagliato.

«Mi chiedo: questo ragionamento vale per qualsiasi professionista russo sul suolo inglese? Che so, a un ingegnere viene impedito di svolgere l'esercizio della sua professione?».

 

Quindi?

«È demagogia. Ottusa. Volevano evitare che la famiglia reale si potesse trovare in imbarazzo nel premiare, eventualmente, un russo? Ma posso dire? E allora? Ma fate come fanno tutti gli altri tornei, che lasciano premiare vecchi campioni, come fa Parigi e mi sembra una cosa molto civile, peraltro. Non so: Borg, McEnroe, Laver. C'è solo l'imbarazzo della scelta».

Andrey Rublev

 

C'è la monarchia.

«E allora? Intanto io sono repubblicano. E poi la regina da quando non premia più che ho perso il conto? Ma se hanno questi timori, l'imbarazzo, il protocollo e al di là delle battute lo dico sul serio, facessero premiare un atleta. Anche uno di oggi che non gioca. Federer? Sarebbe bellissimo».

 

Un boicottaggio fuori luogo.

«Ma che c'entra questa cosa? Tutti i boicottaggi sono stati alle Olimpiadi: Mosca, Los Angeles.Solo demagogia e ipocrisia».

 

Forse volevano dare un messaggio.

Daniil Medvedev

«Ma cosa? Non si risolvono i problemi della guerra, orrenda e lo dico e lo ripeto, orrenda. Hanno colpito Rublev che ha scritto "peace" sulla telecamera dopo aver giocato. Ma perché gli devi impedire di giocare. È una cosa violenta».

 

E se gli altri boicottassero Wimbledon, come nel '73?

«Non lo faranno mai. Noi avevamo appena creato l'Atp, io ne ero socio fondatore e anche nel primo board. Era tutto un altro spirito».

 

Paolo Bertolucci chiede un atto di coraggio a tutti i tennisti.

«Ma certo che ci vuole coraggio. Ma il problema è l'Itf: far giocare i russi senza bandiera che senso ha? Non restano comunque russi?».

Quindi cosa consiglia?

«Al di là della real casa britannica e del governo, l'Itf dovrebbe dettare regole per le nazioni, non per gli individui. Questo, così com' è, è una forma di razzismo».

medvedev

 

Diciamo che gli Slam fanno anche come gli pare.

 «Mai stato equilibrio giusto tra Atp e Itf. Sono mondi che storicamente non si sono mai incontrati».

Hanno ucciso il buon senso.

«Medvedev, Rublev e tutti gli altri esclusi sono dei signori russi, non sono la Russia. Io sono Adriano Panatta, italiano, ma non sono l'Italia. Poi, istituzionalmente, si rispettano le decisioni: nel '76 il governo non decise, non disse nulla, e quindi andammo. No, ma questi non sono mica normali. Hanno fermato dei cittadini del mondo. Come lo siamo tutti noi. Poi ognuno può avere le proprie idee politiche. Ma perché usare i tennisti per fare pressioni su Putin, che non si fila manco i governanti degli altri paesi?».

 

Per evitare imbarazzo alla famiglia reale.

«Ma chiedetevi: il vincitore di Wimbledon è più contento se lo premia Laver o la duchessa di Kent? Per questo lo ripeto fino alla fine: inutile boicottare, i dispetti non servono. Lo sport è un paese libero e tale deve rimanere. Lo ripeto? Scandisco?».

ADRIANO PANATTAadriano panatta

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