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LACRIME NAPULITANE - DIFESA IN TILT A BILBAO, ADIOS CHAMPIONS: IL KO COSTERÀ A DE LAURENTIIS 30 MLN € - È L’ENNESIMA DISFATTA PER IL CALCIO ITALIANO CHE SI PRESENTA NELLA COPPA REGINA CON 2 SOLE SQUADRE (PEGGIO ANCHE DEL PORTOGALLO)

Marco Azzi per “La Repubblica

 

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Nessuna squadra italiana aveva mai vinto al San Mames e non c’è riuscito nemmeno il Napoli: spazzato via nella ripresa (3-1) dall’Athletic Bilbao e già fuori dalla Champions. Non è bastato un lampo di Hamsik, che aveva illuso gli azzurri e li aveva portati in vantaggio, mettendo la partita sui binari sognati da Benitez. Ma una serie incredibili di errori difensivi ha ribaltato di nuovo l’inerzia della sfida: dando il là alla rimonta e alla festa basca. Bello show e notte di grandi emozioni, targate Spagna: noi purtroppo siamo sempre più spesso i comprimari.

 

La montagna del San Mames è tra le più complicate da scalare. Per niente usurpata la fama dello stadio di Bilbao: reso ancora più maestoso dai lavori di ristrutturazione appena conclusi, che ne hanno ampliato la capienza. La sfida si è giocata in un bolgia dantesca, con 50 mila tifosi baschi invitati allo show (ingresso gratis per gli abbonati) e ansiosi di fare la festa al Napoli: dress code della serata ovviamente bianco e rosso, bandierine del calcio d’angolo comprese. Folklore, allegria e anche tanta correttezza: nemmeno un sediolino libero sulle tribune, ma scalinate completamente sgombre.

 

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Ci sarebbe stato bene perlomeno un tocco d’azzurro, invece i mille sostenitori al seguito della squadra di Benitez si sono sistemati nel loro settore quasi tutti a torso nudo: con il look estivo – meno accattivante e passionale - degli ultrà nostrani. C’è un gap pure di attaccamento ai propri colori, da colmare: al di là di quelli tecnici e organizzativi.

 

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Il calcio italiano è indietro, quello spagnolo molto più avanti. Ma il Napoli ce l’ha messa tutta per fare comunque partita pari, nonostante il grave handicap del pareggio nella gara d’andata, al San Paolo. Benitez ha provato ad affidarsi all’esperienza: per gli azzurri era infatti la sedicesima partita di Champions in tre stagioni, per l’Athletic la prima dopo un’estenuante attesa di 16 anni.

 

Si spiega anche così la partenza meno travolgente del previsto della squadra basca, che si è limitata a mantenere l’iniziativa e a stazionare più a lungo nella metà campo avversaria: affondando i colpi con calma e prudenza, accentuata da un paio di tentativi dalla distanza di Callejon e dell’agitato Higuain, ammonito poi per le sue proteste.

 

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L’enorme importanza della posta in palio ha condizionato lo svolgimento della sfida, scivolata via sul filo dell’equilibrio e con solo due brividi per Rafael: su un colpo di testa di Gurpegi e soprattutto sull’errore a porta vuota di Laporte, liberato in area da un’uscita a vuoto del portiere degli azzurri.

 

Ma il piano di Benitez era arrivare indenne all’intervallo e almeno quello è andato a buon fine, spianando la strada alla dolcissima illusione in avvio della ripresa, iniziata con il lampo di classe (2’ st) di Hamsik. Napoli in vantaggio e momentaneamente in Champions, grazie al sinistro chirurgico del capitano slovacco, dal limite dell’area.

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I 50 mila tifosi del San Mames si sono ammutoliti di colpo, in un silenzio quasi irreale: di sollievo per l’udito come l’uscita da una serata in discoteca. È stato un attimo, però. Poi il frastuono è ripartito più forte di prima e gli azzurri ne sono stati frastornati, in maniera ingiustificabile per una squadra dalle velleità internazionali.

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Tutto è partito con la sostituzione di Ghoulam, a rischio espulsione dopo il cartellino giallo. Britos non è stato il più colpevole, tuttavia il suo ingresso ha scombussolato l’equilibrio del reparto arretrato e nessuno ha chiuso su Aduriz (16’ st), libero di pareggiare su calcio d’angolo.

 

È stato l’inizio della fine. Un altro errore grossolano di Albiol e Rafael ha spianato la strada al bis dell’attaccante basco (24’) e pure la terza rete è stata favorita da un’indecisione di Maggio: tocco comodo di Ibai (29’) e storia chiusa. De Laurentiis ci rimette una trentina di milioni e il calcio italiano è ancora più povero nell’Europa che conta. L’ennesima lezione da imparare: gli altri sono tutti più avanti.

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