IL CAVALLINO CAMPANTE - DOPO QUATTRO ANNI DI INSUCCESSI, LA FERRARI DI MONTEPREZZEMOLO DEVE DIMOSTRARE DI NON ESSERE BOLLITA COME “ITALIA FUTURA”
Flavio Vanetti per il "Corriere della Sera"
Come sarà il 2014 della Ferrari? Che cosa può funzionare e che cosa invece lascia spazio, se non a zone d'ombra, almeno a degli interrogativi? Le domande si sposano a uno scenario di profondi cambiamenti, quelli legati alla chiusura dell'era dei motori aspirati e al passaggio a «power unit» complesse, che avranno il fulcro nei propulsori turbocompressi da 1.600 cc di cilindrata: il senso del salto nel buio è chiaro per tutti, Cavallino incluso.
Nessuno avrà degli sconti, andrà all'incasso solo la capacità di essere efficienti e organizzati. La Ferrari dovrà anche smentire con i fatti una leggenda metropolitana: quella di essere meno pronta di altre squadre nella tecnologia del turbo.
La sfida complicata è dunque il primo fattore di rischio in uno scenario in evoluzione pure su altri fronti (l'intellighenzia della F1 adesso pare abbandonare l'idea delle monoposto clienti per ragionare su otto team «veri» con tre macchine ciascuno, ndr ). Ma l'assenza di orizzonti nitidi è anche l'elemento che, guardando a Maranello, può scatenare il primo segno «più».
Sfida equivale infatti a motivazione: come può non averne una squadra che da quattro anni manca il titolo? Nuovi arrivi e un baricentro tecnico che si sposterà su James Allison, reduce dal buon lavoro alla Lotus dopo essere già stato uomo della Rossa nel periodo schumacheriano, faranno voltare pagina. E il «nuovo», per definizione, genera valori aggiunti.
Ci sono poi i piloti. In termini di qualità , e a prescindere dalle ragioni che hanno portato al suo varo, la coppia Fernando Alonso-Kimi Raikkonen è una delle migliori. Stiamo parlando di uomini esperti, maturi, già campioni del mondo (Fernando per due volte, Kimi con l'orgoglio di essere l'ultimo ferrarista iridato).
Entrambi hanno buone ragioni per dare il massimo: Alonso perché al quinto anno con la Ferrari - lo insegna l'esperienza di Michael Schumacher - si può finalmente vincere, disinnescando quel nervosismo che da un anno caratterizza le relazioni tra lo spagnolo e il team; Raikkonen per il piacere di dimostrare che fu uno sbaglio rinunciare a lui nel 2010.
Ma i rapporti nel team saranno anche la cerniera tra certezze e pericoli. La coppia potrebbe saltare, questo è chiaro, anche perché non occorre fantasia per immaginare che Fernando avrebbe preferito un'altra situazione. Non solo: tra Fernando e Kimi si va a determinare uno scenario più che mai di «pari opportunità ». In questi giorni la Cnn ha mandato in onda un'intervista al presidente Luca di Montezemolo, che aveva parlato al Mugello in occasione delle finali del Ferrari Challenge e del saluto a Massa.
Parole e concetti non sono nuovi, e soprattutto non sono una risposta alle uscite di Fernando da Abu Dhabi in poi («Sono orgoglioso del secondo posto nel Mondiale piloti perché quest'anno la Ferrari non era la seconda macchina più veloce»), ma ribadiscono principi chiari: «Non mi piace definire il numero 1 e il numero 2: sono cose che dipendono dai tempi pista».
Messaggio numero uno ad Alonso. Il secondo «dispaccio» è più diretto: «Penso che sia nell'interesse di Fernando avere in squadra un pilota pronto a battagliare contro i suoi rivali e sufficientemente esperto per sviluppare una monoposto figlia di nuove regole».
Si ritorna così al punto di partenza: la nuova macchina e il nuovo impianto del team. Se si sbaglieranno l'una e l'altro, tutto cascherà come in un domino infernale. La prima battaglia da vincere sarà questa.
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