“IL DESTINO DI RUDI GARCIA ERA GIA’ SEGNATO IL GIORNO IN CUI SI PRESENTO’ COME NUOVO ALLENATORE DEL NAPOLI” - GIANCARLO DOTTO: “QUEL GIORNO, LUI ERA GIÀ L’USURPATORE. LA CRISI DI GIOCO E DI RISULTATI HANNO SOLO PRECIPITATO LA STORIA GIÀ SCRITTA. I NAPOLETANI NON SI SONO MAI CONGEDATI DA SPALLETTI. BISOGNAVA LASCIAR LORO IL TEMPO DI ELABORARE E AFFIDARE MAGARI LA PANCHINA A UN GIOVANE ALLENATORE CHE IL PASSATO NON LO DOVEVA RIMUOVERE, MA SOLO RISPETTARE - I CALCIATORI SONO I PRIMI A TESTIMONIARCI IL DISAGIO. KVARA E VICTOR SONO SINTOMI DELLA MANCANZA CHE STANNO PROVANDO"
Estratto dell’articolo di Giancarlo Dotto per “la Gazzetta dello Sport”
giancarlo dotto foto di bacco (3)
La maschera c’era, il piglio ribelle pure, per non parlare della gestualità, sghemba, sfacciata, esagerata. Gli mancava solo il camicione bianco e il coppolone a punta al Pulcinella Nero, quando lo sfrattano dalla partita e lui incredulo, diciamo pure incazzato, s’inventa quello show che è poi una lezione di tattica all’indirizzo dell’allenatore in quel momento più screditato del pianeta. Giuro che ho visto scendere dal cielo una corona di spine sulla testa sgomenta di Rudi Garcia e ho provato una pena sincera.
SCAZZO IN CAMPO TRA RUDI GARCIA E VICTOR OSIMHEN
Pena per un uomo gentile e perbene, capitato suo malgrado in un pasticcio che rischia di diventare un incubo. […] Victor Osimhen era in quel momento il Pulcinella capopopolo, il custode di una comunità intera, che assumeva su di sé […] il sentimento della sua gente.
[…] In questa storia infelice Rudi è solo l’intruso. L’usurpatore. Di suo ci ha messo la leggerezza nel non aver annusato la trappola fetente che stava calpestando.
[…] Rudi, ovvero la sostenibile leggerezza dell’essere, sulla stessa panchina graticola dove, fino a pochi giorni, si agitava e sfrigolava Luciano, ovvero l’insostenibile fatica di esistere (e di allenare). Inciampando poi, lo sventurato, in pieno travaglio, assediato da ogni parte dalle cariche della nostalgia spallettiana, nell’errore suicida di esortare al “dimentichiamoci del passato”. Quando il passato era, è, più che mai presente e il “Voglio la testa di Garcia” già montava nelle piazze dei social. Un rigurgito d’orgoglio, nello stile grandeur francese, che ha complicato la sua già complicata esistenza al Vomero.
luciano spalletti giacomo raspadori 3
Rudi può consolarsi […] immaginando che il suo destino era già segnato il giorno in cui si presentò come “nuovo allenatore del Napoli”. Quando si sentiva in paradiso ed era invece l’ascensore per il patibolo. Quel giorno, lui era già l’Usurpatore. […] La crisi di gioco e di risultati hanno solo precipitato la storia già scritta. Ma la falla non è nei piedi di Juan Jesus o nelle paturnie dei due totem, Kvara e Osimhen. La falla è nel testo a monte.
Un precedente tra tanti: Rafa Benitez che arriva all’Inter dopo lo splendore di Josè Mourinho. Non aveva ancora varcato la porta della Pinetina ed era già un risibile ciccione.
Storia struggente questa del Napoli. Un film bellissimo, dove la fedeltà a qualcosa che è stato non sopporta la crudeltà che non sia più. Un cinema non abbastanza panettone forse per i gusti un po’ ruvidi del presidente Aurelio […] che non ha fatto i conti, in questo caso, con le imperscrutabili trame dell’amore. […] Se la donna della tua vita ti lascia sul più bello, quella donna diventa la tua ossessione. Non importa che sia una donna, un amico, un cane o un allenatore.
luciano spalletti si tatua il terzo scudetto del napoli sull avambraccio
In tutti questi giorni la città di Napoli ha sofferto un’allucinazione costante, guardava la bella faccia cinematografica di Rudi e vedeva il cranio lucido, gli occhi fiammeggianti di Luciano, le sue radicali e improvvise malinconie […] I napoletani non si sono mai congedati da quell’uomo che li ha precipitati in un sogno clamoroso. Un uomo che non era un uomo, ma un altoforno ad altissima combustione, combustione uguale passione, da cui il suo bisogno di staccare ogni tanto la spina per non finire disseccato.
Sono ancora ostaggio della […] bellezza che, grazie a lui, hanno dovuto sopportare. Bisognava lasciar loro il tempo di elaborare e affidare magari la panchina a un giovane allenatore che il passato non lo doveva rimuovere, ma solo rispettare. Si dice dei calciatori, della loro anima viziata per non dire vacua. Ma loro sono i primi a testimoniarci il disagio. Kvara e Victor sono sintomi della mancanza che stanno provando. Mancanza dell’Uomo Fiammeggiante, vuoto di Bellezza, vuoto di Ebbrezza. Il più “mancante” di tutti?
Giovannino Di Lorenzo, anche se non lo dà a vedere. Lui che si rifugia da libro Cuore nella parte del bravo capitano che prova a mediare tra il “clandestino a bordo” e i rivoltosi. Che poi tanto lui, comunque, il suo prediletto Fiammeggiante se lo ritrova nei prati di Coverciano. In quanto alla faccia sgomenta di Rudi e alla sua gigantesca gatta da pelare, qualunque sarà l’esito, non merita la gogna. Capiremo presto quanta voglia ha di riscrivere un finale già scritto, da cui può salvarlo solo la superbia superomistica del suo presidente, la certezza d’essere lui a stilare i contratti e i destini degli uomini. Oltre al fatto di quanto consideri riprovevole pagare due allenatori. Di cui, almeno uno superfluo.