“IO E TE, SIAMO DA OGGI DUE FOTTUTISSIMI EROI”. DOTTO: "L’ABBRACCIO TRA TAMBERI E JACOBS SOTTO LA BANDIERA E’ L’IMMAGINE COPERTINA DA QUI ALL’ETERNITÀ DELLO SPORT AZZURRO. LA FELICITÀ NON È UN DIRITTO, MA PER I DUE LO ERA, TRA STORIE DIFFICILI, MILIARDI DI DUBBI, TENDINI SPEZZATI E PADRI IRRAGGIUNGIBILI. A DIFFERENZA DI GIMBO, MARCELL SI È PORTATO AVANTI, HA GIÀ TRE FIGLI A CUI RACCONTARE LA SUA IMPRESA, SE SAPRÀ TROVARE LE PAROLE PER FARLO. LA VITA NON È GIUSTA, MA QUALCHE VOLTA SI DIVERTE AD ESSERLO" – E MALAGO’… - VIDEO
Giancarlo Dotto per il "Corriere dello Sport"
Le scariche elettriche sono invisibili e inodori, ma fanno morire e qualche volta fanno volare. Vola Gimbo in alto, vola Marcell sul piano. 2 metri e 37, 9 secondi e 80, 11 minuti tra l’invasato che salta e la divinità che corre. Succede di tutto, succede troppo, in troppo poco tempo.
Gente che piange, gente che ride, gente che rotola a terra, altri che si strappano gli occhi di dosso per aver visto cose troppo enormi da vedere. Avete visto Malagò? Panico. È sparito il presidente. Introvabile. Hanno dovuto recuperarlo con un laccio gigante, Malagò, che aveva preso il volo anche lui sul settimo cielo di Tokyo, come una cicogna sbilenca, invecchiata di colpo perché il troppo stroppia e storpia, zoppa e zuppa per l’emozione, dentro la camicia che sudava a catinelle, il sudore acido dell’incredulità, il sudore strano della felicità. Così felice che gli scoppiava il cuore.
LA TELEFONATA DI GIOVANNI MALAGO A DRAGHI DOPO LA VITTORIA DI TAMBERI E JACOBS
Può uccidere la felicità? Ho creduto di sì quando l’hanno riportato a terra il presidente e messo davanti a un microfono: piegato in due, che respirava a fatica, soffocato da maschere, foulard tricolori e brividi innominabili, che non trovava le parole, lui che le parole non gli mancano mai, che ha sempre quella giusta per ogni cosa che nasce, muore, esiste. Ma, questa volta, il presidente era semplicemente soverchiato. Annichilito. Ma siamo sicuri che quell’inverosimile uomo spezzato in due fosse davvero Malagò? Credo di no. Nessuno di noi era lo stesso di undici minuti prima.
mario draghi chiama marcell jacobs meme 2
Vai presidente, vai, vola, sparisci, resisti. Mala Go! Che è tutto vero, purtroppo per te e per noi. Che quel troppo rischia di uccidere. Mentre laggiù, Gimbo, una marionetta ebbra, sveniva a ripetizione in ogni angolo dello stadio, irrefrenabile, incapace di stare due secondi in piedi, verticale, dopo aver saltato che più alto non si poteva, avvolto nella bandiera con cui faceva sesso a vista, la stoffa più sexy della storia. La baciava, se la strofinava addosso, la carezzava.
marcell jacobs gianmarco tamberi
Mentre l’altro, Marcell, più sobrio, ripeteva a chiunque lo accostava “Non ci credo” e nemmeno noi ci crediamo, nemmeno Malagò che pure l’hanno fatto presidente per credere che certe cose possano accadere. Ma non queste. Questo è troppo. E non è nemmeno un cazzo di sogno che tu ti svegli, ci resti un po’ male e te lo scrolli di dosso in due secondi, una doccia, un’alzata di spalle. No, questa “cosa”, questi due ori in sequenza, è reale, ti resta appiccicata addosso, ore, settimane, una vita. “Avete fatto la storia, Gimbo e Marcell” si dice per semplificare e sarà anche vero, è vero, ma la storia non è solo una macabra rassegna di pagine morte, la storia è qui adesso, a Tokyo e in ogni luogo, in questa miriade di cuori in tempesta che battono come tamburi, mai come il cuore di Tamberi.
Eccolo Gimbo, Gianmarco, il ragazzo folle, svitato, dionisiaco che trova una sintesi magnifica di tutto, come quando si prende Marcell, mille volte più composto di lui, figlio di un marine tutto d’un pezzo, gli prende la testa e se la porta sotto la bandiera. Due teste che diventano un’unica testa, liberi di baciarsi e di coccolarsi nascosti agli occhi del mondo dalla stoffa che li rende unici e indivisibili, di dirsi la cosa più intima e più ubriacante: “Io e te, siamo da oggi due fottutissimi eroi”. L’immagine copertina da qui all’eternità dello sport azzurro.
marcell jacobs vince i 100m a tokyo2020 1
Parla, straparla, sbraita Gimbo, annuisce Marcell, che quando Gimbo esubera, in alto, in basso e in ogni luogo, non ce n’è per nessuno. Nemmeno per Barshim, il delizioso arabo che con un leggiadro cenno del capo ha accettato di condividere con lui l’oro dell’alto. “Non vedo l’ora di raccontare la nostra impresa, a tutti, ai miei figli, se li avrò, altrimenti la racconto ai tuoi…”, dilaga irrefrenabile Gimbo con l’andazzo sghembo delle sue sinapsi.
La felicità può uccidere? Ho temuto di sì, quando ho visto il ragazzo precipitare a terra, rotolare, schizzare epilettico, urlando, piangendo, tarantolato, senza che nulla potesse calmarlo. “Mi scoppia il cuore”, ripeteva a chiunque e non era un modo di dire. Di sicuro, la felicità esiste. Da ieri lo sapete con certezza. Mai vista in vita mia una rappresentazione così piena, intensa e commovente della felicità. O, forse, non ho mai visto uno così felice. Paventando davvero, quando la cosa non accennava a placarsi, che sarebbero venuti a prenderlo per trasferirlo in un reparto di malattie nervose. Caso di isteria parossistica dovuta a un eccesso di felicità.
marcell jacobs vince i 100m a tokyo2020
E mentre chiamava a voce alta e abbracciava i suoi fantasmi amici, la mamma, il papà, Chiara, la donna che lo sposerà, se sarà capace di contenere tanta pazzia, Gianmarco esibiva come un trofeo il gesso che si porta dietro, da cinque anni, “Road to Tokyo 2020, anzi 2021”, quando a rompersi fu il tendine e tutto il resto, l’oro che sarebbe arrivato a Rio e invece arriverà cinque anni dopo, perché ci si è messa anche la pandemia a rendere più duro il calvario e più lieta la fine.
marcell jacobs vince i 100m a tokyo2020 2
Tra le 14 e 42 e le 14 e 53, ora italiana. Gli undici minuti che hanno sconvolto lo sport italiano. Non sono cose che accadono a caso. È il copione che un geniaccio amico ha scritto da qualche parte per ricordarci che siamo gente lunatica e capace di ogni cosa, anche di prendere un texano, battezzarlo nelle acque del Garda e farlo più italiano di Totò Cutugno. Gimbo chiama Jet. E Jet risponde. La sua sagoma lanciata, una magnifica statua dove ogni tendine, ogni muscolo, ogni caviglia, andava solidale allo scopo, senza fare una piega. Una valanga che non lasciava scampo.
MARCELL JACOBS GIANMARCO TAMBERI GIOVANNI MALAGO
La felicità non è un diritto, ma per i due lo era, tra storie difficili, miliardi di dubbi, tendini spezzati e padri irraggiungibili. A differenza di Gimbo, Marcell si è portato avanti, ha già tre figli a cui raccontare la sua impresa, se saprà trovare le parole per farlo. La vita non è giusta, ma qualche volta si diverte ad esserlo. Ieri si è divertita tanto.
marcell jacobs gianmarco tamberi tokyo 2020MARCELL JACOBS MEME SULLA VITTORIA DI MARCELL JACOBS STEFANO MEI MARCELL JACOBS GIANMARCO TAMBERI GIOVANNI MALAGO MUTAZ BARSHIM E GIANMARCO TAMBERIMUTAZ BARSHIM E GIANMARCO TAMBERI
MUTAZ BARSHIM E GIANMARCO TAMBERIMUTAZ BARSHIM E GIANMARCO TAMBERIgiancarlo dotto in versione tricolore foto di bacco