
È UN LUI O UNA LEI? LONDRA CELEBRA L’ARTISTA A SESSO ALTERNATO – ALLA WALLACE COLLECTION SONO IN MOSTRA ARAZZI, CERAMICHE E COLLAGE DI GRAYSON PERRY, IL 65ENNE BRITANNICO NOTO PER LA SUA ABITUDINE DI VESTIRSI DA DONNA – RIELLO: “NON SI TRATTA DEL CLASSICO TRANSGENDER, È PIUTTOSTO UNA FORMA DI ECCENTRICITÀ CHE LO VEDE ETEROSESSUALE (HA MOGLIE E FIGLI) MA CON LA INTIMA NECESSITÀ DI UN MASCHERAMENTO AL FEMMINILE. PERRY È COMUNQUE L'ARTISTA CHE PIÙ DI OGNI ALTRO HA SAPUTO RIFLETTERE SUI CAMBIAMENTI DELLA SOCIETÀ..."
Antonio Riello per Dagospia
La Wallace Collection è una specie di "caverna di Alì Babà" adagiata nel cuore di Londra, a pochi passi dai negozi di Marylebone High Street. Nella Hertford House - questo è il nome del grande edificio che la ospita - si possono ammirare, quadri, mobili, porcellane, armi, armature, arazzi, tappeti, orologi, specchi, argenti, arredi vari provenienti da tutte le parti del mondo.
In effetti, però, la fa da padrone la Francia del XVIII Secolo. La collezione comprende alcune importanti tele di Jean-Honoré Fragonard (1732-1806). Qui tutto è prezioso ed autentico. Raccolto nell'800 da un facoltoso e insaziabile (nel senso del collezionismo) aristocratico: Sir Richard Wallace (1818-1890).
grayson perry richard ansett shot exclusively for the wallace collection london
Accade raramente che questi fastosi spazi si concedano ad artisti contemporanei. E' stata fatta un'eccezione per Grayson Perry che ha appena compiuto 65 anni. Strano ma vero, pure lui può fregiarsi del titolo di "Sir" (nel 2023 è stato fatto "Commander of the Order of the British Empire" dal Principe di Galles). L'artista britannico è dai più conosciuto per la sua abitudine di vestirsi da donna.
La faccenda è un poco intricata: non si tratta del classico transgender, è piuttosto una forma di eccentricità che lo vede eterosessuale (ha moglie e figli) ma con la intima necessità di un mascheramento al femminile. Insomma si è creato una specie di doppia identità intercambiabile (e a sesso alternato).
Il successo mediatico del suo "doppio" è dovuto comunque anche alla bravura del fotografo Richard Ansett. Al di là delle complesse questioni identitarie che lo riguardano, Perry è comunque l'artista che più di ogni altro ha saputo riflettere (e far riflettere) sui cambiamenti della società inglese dagli anni 80 in poi. La sua lettura artistico-sociologica è lucida, magistrale e mai barbosa. Anzi: piena di humor britannico alla sua massima potenza. In una recente intervista al Times afferma di voler "scandalizzare il non-più-scandalizzabile mondo dell'Arte".
grayson perry i know who i am 2024 grayson perry courtesy the artist and victoria miro
Il linguaggio di Perry rifiuta decisamente il minimalismo e professa invece un generoso culto della decorazione. Non si fa mai mancare l'opportunità di fortificare i suoi concetti con elaborate finiture (spesso usando colori decisi). I suoi celebri arazzi (sempre ricchi ed eleganti) ben lo testimoniano.
I vasi in ceramica che realizza illustrano, attraverso una tecnica antica, con molto dettaglio e glamour cronache e gossip. Ama insomma molto i materiali della tradizione (seppure maltrattati con una certa irriverenza). Dovrebbe trovarsi perfettamente a suo agio in un posto come la Wallace il cui slogan, se ne avesse uno, potrebbe essere "Rococò a Gogò". Curiosamente però ha ritenuto (quasi un cauto "prendere le distanze") di inventare un alter ego come autore delle sue opere qui in mostra: una certa Shirley Smith (nata nel 1930 e deceduta - si suppone per scaramanzia - in data incerta).
In questa sua sapiente appropriazione degli spazi museali, l'artista coinvolge anche le opere di due (veramente esistiti) artisti amatoriali (in Inglese viene in genere usato il termine: "outsider artists"). Si tratta di Aloise Corbaz (1886-1964) e Madge Gill (1882-1961). Inutile dire che oggi questo tipo di artisti non-professionisti hanno un fascino particolare: rimandano direttamente a quel "fare" di natura antropologica che è il Sacro Graal della maggior parte dei giovani curatori d'Arte Contemporanea.
Il sofisticato Perry ha in effetti aperto un particolarissimo dialogo con i reperti della collezione. Si confronta in particolare con le dinamiche dei grandi artigiani che hanno costruito gran parte degli oggetti di questa imponente raccolta. L'artista apre una dialettica tra la triade delle virtu' tradizionali del (bravo) artigiano - Perfezionismo, Autenticità, Manualità - contrapposte a quelle dell'artista (bravo o meno bravo) di oggi: Concettualismo, Improvvisazione, Meccanicità.
grayson perry delusions of grandeur at the wallace collection trustees of the wallace collection
E' il valore del Tempo il punto cruciale della disfida. Da una parte la disponibilità di tempo quasi infinita, dall'altra una velocità di esecuzione spesso da record e comunque sottoposta alla valutazione dei costi. Dove sta la qualità dell'Arte Contemporanea? Sottotraccia si mette in discussione la legittimità (e i limiti) della produzione artistica attuale.
E il quesito non è affatto inutile od ozioso: il valore di mercato di un'opera dovrebbe principalmente misurare la sua qualità (oltre che, ovviamente, la sua rarità). Poi magari capita che le logiche del mercato prendano altre imprevedibili strade.... Sì, può capitare.
Smith (l'artista immaginaria frutto appunto dello sdoppiamento di Grayson Perry) ha dato vita ad arazzi, ceramiche e collage. Sono presenti una quarantina di opere. Alcune molto riuscite (come la sculturina dorata "Saint Millicent Upon Her Beast" o il quilt "I Know Who I Am"), altre forse un tantino forzate (un manierismo di sè medesima, della sedicente Ms Smith). L'ardita incursione di Grayson Perry alla Wallace rimane comunque una esperienza divertente ed intelligente. E poi è vero: la "grandeur" finisce spesso fatalmente per deludere.
Portare l'Arte Contemporanea negli spazi museali della tradizione (quelli cioè dedicati alla Storia) funziona sempre. E' una strategia vincente. Si crea una certa particolare tensione tra opere e contesto. Qualcosa in grado di produrre imprevedibili e stimolanti confronti. Più le opere sono trasgressive meglio è, soprattutto se il museo ha una impronta ancora ottocentesca, aulica e polverosa.
L'Altroieri e il Dopodomani sembrano paradossalmente avere, sempre di più, bisogno l'uno dell'altro. Cortocircuiti della Cultura: la sperimentazione artistica finisce talvolta per assomigliare ad una ricerca antiquaria.
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Come scriveva appunto Carlo Levi: "il futuro ha un cuore antico". E ormai questa idea è diventata una pratica curatoriale abbastanza diffusa. A Londra fu inaugurata per la prima volta nel 1994 con la mostra "Time Machine" al British Museum, promossa da James Putnam (fu lui che coniò l'espressione "...all Art was once contemporary") nella visitatissima sezione Egizia.
Furono posti tra mummie, geroglifici e sarcofaghi - solo con qualche rara protesta - i lavori di artisti come Stephen Cox e Marc Quinn. Fu un successo e, a modo suo, una piccola rivoluzione. Ci fu subito dopo (sempre curato da Putnam) un sequel italiano: nel 1995 al Museo Egizio di Torino dove esposero, tra diversi altri, anche Francesco Clemente, Mimmo Paladino, Giuseppe Penone (si è appena aperta una sua mostra londinese alla Serpentine).
GRAYSON PERRY: DELUSIONS OF GRANDEUR
WALLACE COLLECTION
Manchester Square Londra W1U 3BN
fino al 26 Ottobre
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