elena schiavo mondiale 1971 donne messico censurato

“PASSAVAMO PER LIBERTINE SENZA FRENI. L’ITALIA BIGOTTA NON VOLEVA FARCI ESISTERE” L'EX CAPITANA DELLA NAZIONALE FEMMINILE DI CALCIO, ELENA SCHIAVO, E LA STORIA DEL MONDIALE DELLE DONNE CENSURATO A CITTÀ DEL MESSICO NEL 1971 (CHE ORA DIVENTA UN FILM) - ALLO STADIO ERANO IN 110 MILA MA NON C’ERA UNA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE A SOSTENERE IL TORNEO E AL RITORNO SI SCATENO' "LA CACCIA ALLE STREGHE": “CI HANNO RESE DILETTANTI PRIMA CHE POTESSIMO DIMOSTRARE DI MUOVERE DEI SOLDI. CI SPEDIVANO SU TERRENI SPELACCHIATI, A CAMBIARCI SULLE GRADINATE CON GLI SPIONI. CI HANNO UMILIATE..."

1 - IL MONDIALE CENSURATO

Giulia Zonca per “la Stampa” - Estratti

italia messico 2

 

Immaginate uno stadio pieno, più che pieno: 110 mila persone, è l'Azteca, il campo di Italia-Germania 4-3, quello della mano di Dio, Maradona contro l'Inghilterra, ma siamo nel 1971 e la folla è lì per guardare calcio femminile. Difficile visualizzare quello che sembra impossibile da credere, anche se è semplicissimo capire che cosa è successo dopo: discriminazione, pregiudizio, condizionamento culturale e altri cinquant'anni per rivedere una scena simile.

 

Ora un film racconta l'estate in cui il progresso poteva fare uno scatto in avanti e invece è rimasto lì, strozzato nel bel mezzo di una festa, sgonfiato dal fastidio, travolto da una morale posticcia che ancora circola subdola. Il Pordenone Docs Festival, domani, presenta per la prima volta in Italia Copa 71 e mette insieme una cordata che lo distribuisca con l'aiuto di Fandango, Ultimo uomo, CineAgenzia e Voce Donna, circuiti diversi per una visione globale dedicata a un Mondiale dimenticato e oggi rimesso in circolo: racconta molto più di quello che si vorrebbe ascoltare.

italia messico

 

Sei nazionali, uno sponsor, una tv che si fa garante del pienone e il Sudamerica che decide di partecipare a quella che lì per lì pare una rivoluzione. Non ci sono gli Usa che pure sarebbero diventati i promotori del calcio femminile come lo conosciamo, però c'è Brandi Chastain e si domanda: «Come è potuto succedere?».

 

le ragazze della nazionale francese

Lei, in teoria, sarebbe la donna che ha lasciato il segno sul primo torneo femminile riconosciuto e da sempre la storia delle donne del pallone parte, con Chastain, dal 1991, da una signora che si leva la maglia e resta in bra. In reggiseno sportivo senza marchio sopra, quello, con un baffo, sarebbe arrivato dopo, tutto sarebbe successo dopo: l'evoluzione in Nord America, il Nord Europa che si sveglia nei Duemila e i numeri che crescono, le calciatrici che aumentano, il movimento che si forma e si espande fino al 2013, edizione Mondiale in cui torna a esistere, dopo molto tempo, anche l'Italia, edizione in cui gli ascolti si notano e le richieste di stipendi equi si fanno precise, il professionismo diventa reale. Un lento riposizionamento spacciato per continuità, invece no. È una rinascita dopo un'imboscata.

 

le ragazze della nazionale inglese

Quel Mondiale, rivestito poi di estemporaneità hippy, esisteva senza una federazione internazionale a sostenerlo. Era già noto, ma quasi come momento di folklore. Con Copa 71 le voci di tante protagoniste restituiscono il rumore dei piedi battuti sugli spalti, del tifo, dell'entusiasmo, del livello di un calcio che era tanta atletica e poca tecnica, ma non faceva sconti e interessava al pubblico.

 

La storia riemerge, si è già affacciata al presente nell'ultimo decennio, solo che erano sempre pezzi di una strana euforia, riassemblati come sbronza collettiva. Copa 71 è un docu film, ricerca la realtà per definizione, espone lucida memoria che si fa pure faticosa nelle parole delle inglesi: «Possibile che ci fosse la fila per guardarci e al ritorno a casa nessuno ad aspettarci?». Le danesi sono ancora più esterrefatte, gli anni non placano lo stupore: «Avevamo vinto un Mondiale che gli uomini non avevano neppure accarezzato e ci hanno fatte sparire».

 

la danimarca alza la coppa

Eppure venivano da una carriera comune: Gill che diventa Billy, Nicole che si fa passare per Nic. Ragazze costrette a trovarsi un nome da maschio, ragazze a cui spariscono i cambi negli spogliatoi, ragazze insultate perché si allenano a tirare punizioni.

 

Conoscevano bene la società in cui erano piantate, però in quelle poche stagioni ribelli era successo qualcosa ed era naturale supporre di andare avanti, di muoversi a partire dai risultati toccati. Pioniere, anzi «pionierissime» come ripetono le italiane nel film, per nulla preparate a essere accantonate, private della possibilità di influenzare la generazioni successive, di firmare un cambiamento. Sapevano di rappresentare una svolta, raccontano come e perché la strada costruita è stata fatta saltare per aria.

 

(...)

 

2 - ELENA SCHIAVO

Giulia Zonca per “la Stampa” - Estratti

elena schiavo

 

Elena Schiavo non può stare tranquilla, neanche a 76 anni.

La vita non l'ha trattata benissimo e lei ha risposto prendendola a calci, lo fa ancora e si trova da sola la definizione perfetta «baruffante». Lo ripete di continuo, consapevole che la sua indole l'ha portata a essere la capitana di una splendida nazionale scomparsa e pure il fantasma di un tempo mai vissuto, sottratto.

 

In Copa 71 viene definita dalle messicane «molto cattiva».

«Ho menato senza un domani in quella semifinale che non potevamo vincere. Due gol annullati, l'arbitro fischiava solo contro. La Danimarca era in finale e solo la sfida con il Messico avrebbe garantito gli ascolti che la tv pretendeva. Avevano pagato loro il torneo e verrebbe da dire che porcata, invece dico bravi perché hanno creduto a un'idea. Ci hanno dato visibilità».

 

Ve la siete presa, fino a 110 mila spettatori a partita.

«Li ho mandati a fan sapete dove tutti e 110 mila, però che brividi. Li ho insultati alla fine, frustrata dalla sconfitta, ma li ho sentiti per tutto il tempo. Mi ricordo ancora le voci dagli spogliatoi e l'energia. Sognavamo di portarcela a casa. L'anno prima si era giocata Italia-Danimarca a Torino, ho spedito un rigore in curva Mi hanno dato della puttana in 60 mila. Però non male vero? 60 mila erano venuti a vederci».

elena schiavo 44

 

Non male. Perché vi siete fermate lì?

«Volevano disfarsi di noi. Era l'Italia della democrazia cristiana e noi passavamo per libertine senza freni. Che idea. Io facevo vita da atleta, ma pensa avessero saputo che in vacanza andavo da nudista a Rovigno. Neanche la partita dopo mi facevano giocare. L'Italia era bigotta, lasciarci esistere significava mettere in discussione il ruolo della donna».

 

Che era?

«Timorata, sottomessa. Se gli uomini sostenevano che il calcio non era roba per noi doveva essere così. Ci hanno affiliate alla federazione maschile per controllarci e smantellarci. Siamo diventate la palle al piede, ci hanno rese dilettanti prima che potessimo dimostrare di muovere dei soldi. Mai avuto l'onore di giocare, che so, un'amichevole prima di una partita maschile. Dicevano che rovinavamo i campi, ci spedivano su terreni gelati e spelacchiati, a cambiarci sulle gradinate con gli spioni. Ci hanno umiliate».

 

(...)

elena schiavo 43

Lei in quel Mondiale è stata battezzata «miglior giocatrice al mondo».

«Ero aggressiva, in Messico piaceva. Qui in Italia meno, andava di moda la chiesa, mi volevano sposata a fare figli. Ci volevano tutte così e per ridurci a questo ci toglievano ogni possibilità di essere altro. Altrimenti eri un'invertita e se invece facevi carriera eri una puttana. Ribellarsi sì, ma prima alla mamma, poi alla società, poi al sistema... ho chiuso con un infortunio e 8 giornate di squalifica. Non vedevano l'ora di disfarsi di me».

 

Che aveva fatto?

«Atteggiamenti violenti, insulti. Mi facevo rispettare, poi ha ceduto il menisco e ho pagato tre milioni di tasca mia per l'intervento. Sono finita a lavorare in comune».

 

(…)

 

Oggi guarda il calcio femminile?

elena schiavo 1

«Non sono più fisico e potenza come eravamo noi. Sara Gama l'ho notata subito, mia nipote praticamente: triestina, terzino con una grande capigliatura e una mamma tifosissima. Ecco, nei Settanta la mamma tifosa era impensabile. Ti faceva inseguire dal prete».

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…