fabio capello

“NON MI RITENGO UN SERGENTE DI FERRO” - FABIO CAPELLO NON SERRA PIU’ LA MASCELLA – “RIDO QUANDO C'È DA RIDERE, NON SONO COSÌ DURO COME SONO STATO A VOLTE DIPINTO. CHI HO ALLENATO CON ME AVEVA UN OBBLIGO: RISPETTARE LE PERSONE" -  "NON VIVO DI RICORDI. I TROFEI STANNO DENTRO UN BAULE. E PIU’ CHE AI SUCCESSI PENSO ALLE CAVOLATE CHE HO FATTO” – I GIOCATORI CHE SI SONO PERSI? CASSANO E GUTI. QUELLO PIU’ FORTE? RIVERA. E POI RONALDO, IL "GORDO". MA HO DOVUTO MANDARLO VIA PER VINCERE IL CAMPIONATO” – POI RIVELA I TECNICI NEI QUALI SI RIVEDE: “KLOPP E…”

Enrico Testa per "la Stampa" - Estratti

 

silvio berlusconi fabio capello

Facciamo finta che il mitico Mike Buongiorno rinasca tra un'«allegriaaaaa» e un «ahi ahi ahi». E ai concorrenti del quiz vattelappesca chieda: «Il Fabio più vincente della storia del calcio». Dopo un nanosecondo il signor Ciccio Balocco da San Giovanni Lupatoto preme il pulsante e in ogni casa del pianeta tutti fanno lo stesso. Nessuno al mondo può non rispondere «Capello». Inutile scrivere qui, servirebbero più pagine della Divina Commedia, l'elenco dei successi del signor Fabio da Pieris. Meglio far parlare lui che di cose da dire ne ha, eccome.

 

Capello, perdoni. Lei ride mai?

(Ci pensa). «Rido quando c'è da ridere, quando mi diverto, come tutti credo, non sono così duro come sono stato a volte dipinto».

Però i soprannomi Don Fabio e Sergente di ferro avranno un senso.

laura ghisi e la moglie fabio capello

«Ma no, non mi ritengo assolutamente un sergente. Semplicemente rispetto la gente che lavora e voglio che gli altri, tutti gli altri, facciano lo stesso. Detesto vedere trattare male le persone. Chi ha giocato o chi ho allenato aveva un obbligo: rispettare le persone, mi ripeto volutamente. Non transigo. Non voglio vedere alcuno del mio staff o dei fisioterapisti, insomma chiunque, trattato non bene.

 

Quando andavamo a giocare all'estero ci tenevo ancora di più. Nei ristoranti, negli alberghi: ragazzi, comportatevi da persone educate e rispettate i camerieri e qualunque altro stia lavorando, vi piacerebbe che vostro fratello o vostra madre non venissero rispettati? Idem sugli orari degli allenamenti: rispetto quindi puntualità. Il lavoro non si chiama lavoro per caso. Per il resto ho sempre dato, invece, massima libertà. Dai, su, sergente proprio no».

fabio capello

 

Quante partite vede alla settimana? E allo stadio o in televisione?

«Allo stadio poche, in tivù tante. Numeri non ne faccio, ormai se ne gioca più di una al giorno (ride). Qualche volta vorrei andare sul posto perché preferisco lo stadio. Soltanto lì vedi tutto e uno come me che ha fatto il tecnico vede meglio ogni cosa. Vedi il momento di difficoltà del singolo, per me è come se la gara l'avessi preparata io».

 

Curiosità. Le capita di parlare a voce alta sul divano seguendo un incontro? Roba tipo che le viene da dare consigli a suoi colleghi?

(Ride). «Eccome, e mica pochi. Vivo la partita, non sto zitto un secondo».

 

 

 

fabio capello silvio berlusconi

Ha fatto il manager in Fininvest, il commentatore televisivo, il calciatore, l'allenatore, il selezionatore e ha vinto in ogni campo. Ha più vite dei gatti, sono concessi gesti apotropaici.

«Ma sono cose a cui assolutamente non penso. Penso invece alle cavolate che ho fatto e che vorrei cambiare. Farsi un sincero esame di coscienza è il minimo, anzi dovrebbe farlo chiunque. I successi passano, io preferisco guardare al giorno dopo. E poi è sempre merito di tutti, mai soltanto mio. Mi ha sempre fatto piacere lavorare con tantissime persone che poi mi hanno aiutato a vincere, da soli non ci si riesce. In casa non ho coppe o cimeli vari, non vivo di ricordi».

 

E tutti quei trofei che fine hanno fatto?

«Stanno in un baule. Dev'essere la storia e devono essere gli altri a ricordare».

fabio capello

 

Più di venti anni fa, in un pranzo a Ferrara a casa del suo primo allenatore, il mitico Gibì Fabbri, davanti al sempre compianto Paolo Rossi, magari non si ricorda, avemmo una sorta di battibecco perché feci una battuta sulla sua poca umiltà…

«Ah ah, mi ricordo. E invece lo sono eccome. Sono soltanto naturale, gliel'ho già detto. Non recito, e ritorniamo sempre al rispetto di cui sopra».

 

Sinceramente, si ricorda tra premi e trofei quanti ne ha vinti? Secondo un sito di statistiche, tra giocatore e allenatore, in fatto di coppe alzate al cielo come lei nessuno mai.

«Mah, devo crederci?».

 

E perché no?

fabio capello

«Non lo sapevo e mi sorprende pure. Vuol dire che abbiamo lavorato bene tutti insieme. Mai fatto i conti, resta tutto nel baule che dicevo prima. Mi ricordo più quelli che ho perso» (ride).

 

(…)

Un giocatore che ha allenato e poteva diventare un campione e invece si è perso?

«Perso no ma Cassano aveva potenzialità pazzesche, che peccato. Poi Guti nel Real Madrid: lui e Antonio avevano genialità vere ma se non fai sempre l'atleta e non ti comporti come tale sprechi occasioni clamorose».

 

E il più forte in assoluto?

«Ho giocato con Rivera.Stop. Valeva la pena correre per lui. Poi ho allenato Ronaldo, il gordo, il fenomeno. Ma ho dovuto mandarlo via per vincere il campionato. Non voleva cambiare, non dimagriva, era negativo nella squadra. E siccome ci vuole sempre rispetto… Adios».

 

Come sopra ma passiamo all'allenatore.

FABIO CAPELLO

«Il più bravo, dal quale ho preso almeno il settanta per cento, di sicuro Herrera. Poi Liedholm, bravissimo. Ma prima Gibì Fabbri. Ero un ragazzino. Dal punto di vista tecnico mi ha insegnato più di tutti. Le cose che faceva in campo e che ci diceva le ho riproposte e insegnate nel corso della mia carriera a dei grandi professionisti. Dicevano che è era roba vecchia. Ma valà!».

Arriviamo a oggi. Uno o più tecnici nei quali rivede qualcosa di lei e lo stesso per i calciatori.

«Tra gli stranieri dico Klopp. Da noi per la gestione di sicuro Gasperini e anche come idee. Sono d'accordo con quasi tutte le decisioni che prende».

 

Da bambino per chi tifava? E oggi?

FABIO CAPELLO

«Da piccolissimo per la Juve, poi visto che devo tutto a Berlusconi, che mi ha scoperto mentre lavoravo dietro una scrivania, ovviamente per il Milan».

 

Quali parole pensa di aver nominato di più in questa intervista?

«Oddio, non so. So solo qual è la parola più importante della mia vita. È "provaci". Me l'ha sempre detto papà e me lo scriveva pure quando ci mandavamo lettere. Non avevamo il telefono, eravamo una famiglia povera. Un giorno, fuori dall'istituto dove studiavo, parlando e mangiando insieme me lo ridisse per l'ennesima volta. "Provaci sempre, Fabio". Ecco».

 

Invece sono state «rispetto» e «lavoro».

FABIO CAPELLO

(Ride di gusto). «E mi fa piacere. In queste due parole ci sono io, c'è tutta la mia vita».

fabio capello al gran premio di monzafabio capello ai funerali di silvio berlusconi fabio capello anna billò paolo di canioFABIO CAPELLOFABIO CAPELLO E MAX ALLEGRIitalo galbiati e Fabio capello alla juventusfabio capelloitalia inghilterra 1973 fabio capelloitalia inghilterra 1973 fabio capellofabio capello dito mediofabio capellofabio capello jannik sinner

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? È SUCCESSO ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO DEL PONTEFICE UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - IN TALE IPOTESI, NON DOVREBBE MERAVIGLIARE IL RISERBO DELLA SANTA SEDE: I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)