fausto faustino coppi giulia occhini

“L’ULTIMO RICORDO DI FAUSTO COPPI? MENTRE LO PORTAVANO VIA IN BARELLA, MI SUSSURRÒ: “NON FARE ARRABBIARE LA MAMMA”. FAUSTINO, IL FIGLIO DEL CAMPIONISSIMO: “LA MALARIA? NESSUNO AVEVA CAPITO. UNA PERSONA CHE TORNA DALL’AFRICA, COME FAI A NON PENSARE CHE SE L'È PRESA LI'..." - "MIA MAMMA, LA DAMA BIANCA, PARTORÌ A BUENOS AIRES PERCHÉ POTESSI AVERE IL COGNOME DI PAPÀ. IN ITALIA SI ERANO SPOSATI DI NASCOSTO (DOPO CHE LEI AVEVA LASCIATO IL MARITO) E FINIRONO NELL’OCCHIO DEL CICLONE. A LUI FU RITIRATO IL PASSAPORTO E MIA MAMMA CHIUSA IN CARCERE…"

Estratto dell'articolo di Paolo Di Stefano per il “Corriere della Sera”

 

Angelo Fausto Coppi, detto Faustino, il ricordo di suo padre com’è cambiato nel tempo?

fausto faustino coppi

«È il ricordo di un figlio che aveva 4 anni e mezzo quando è morto il suo papà. La sorpresa è che questo ricordo viene alimentato dalle memorie degli altri. C’è sempre un’occasione per rivivere il passato e per correggere qualcosa. Oggi ho 68 anni e vengo sempre gratificato da quello che ancora succede intorno a mio padre, anche se non ho nessun merito».

 

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L’ultimo flash?

«Era stato portato giù in barella dalle scale, era fermo davanti alla porta di casa e mi disse: Papo, non fare arrabbiare la mamma… Per giorni non ho più saputo che fine aveva fatto. Mia mamma ha avuto una crisi, è finita in ospedale. Da allora ricordo soltanto il vuoto, l’assenza di tutte le persone care».

 

Lei è nato a Buenos Aires?

FAUSTO E FAUSTINO COPPI GIULIA OCCHINI

«Sì, per poter mantenere il cognome Coppi. Per partorire, mia mamma è salita in aereo con la moglie del meccanico della Bianchi, il Pinetta. Era stato un amico argentino, il ciclista Jorge Batiz, a favorire la cosa. Siamo poi tornati in Italia in nave, sulla Giulio Cesare. Per la legge italiana, fino al ’78, mi chiamavo Locatelli, come il marito di mia mamma, Enrico Locatelli, che non mi ha disconosciuto. Grazie al passaporto argentino ho fatto le scuole come Coppi».

 

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Che tipo era sua madre, Giulia Occhini?

«Dolce e possessiva, con un carattere forte, ha dovuto fare anche da padre, mi ha tirato su lei e mi ha insegnato i valori della vita. Aveva una grinta incredibile, quella che io non ho. Quando aveva qualcosa in testa, nessuno la fermava: se voleva andare a parlare con Agnelli, telefonava e andava».

 

Sua madre fu chiamata la Dama Bianca. Cosa le raccontò di quella storia?

FAUSTO COPPI GIULIA OCCHINI

«Allora era difficile lasciare una famiglia per farsene una nuova. In più, mio padre era famoso e finirono nell’occhio del ciclone. A lui fu ritirato il passaporto, che gli serviva per lavoro, e mia mamma fu chiusa in carcere ad Alessandria e poi ad Ancona in domicilio coatto. Una sofferenza vissuta con amore... per cose che oggi farebbero ridere».

 

Si sposarono di nascosto?

«Sì, a differenza di quel che si dice, mio padre era molto religioso. Mia madre mi ha raccontato che avevano trovato un frate disposto a sposarli in una chiesa qui in zona».

La morte di sua mamma?

«Era in auto, il 3 agosto 1991 fu travolta davanti al cancello di casa da una macchina che andava a 200 all’ora. Ero in vacanza, quado sono tornato, ho fatto in tempo a leggere sulle sue labbra: ti voglio bene. Al centro di rianimazione a Novara, sbagliarono una tracheotomia e morì dopo un anno e mezzo di coma. Mia mamma era tutto: morta lei, è morto di nuovo anche mio padre».

 

Perché è morto di nuovo?

FAUSTO COPPI GIULIA OCCHINI 4

«Lei era anche il ricordo di mio papà. Non c’era un giorno che non parlasse di lui: cosa faceva, dove andava, cosa diceva, i suoi modi di fare… Io fino all’ultimo ho sperato che si svegliasse, abbiamo anche chiamato un dottore austriaco dell’equipe che seguì Leonardo David… Sono un po’ sfortunato con i dottori».

 

Non riconobbero la malaria di suo padre.

«Nessuno aveva capito, malgrado i consulti dei tanti professori che giravano per casa. Una persona che torna dall’Africa, come fai a non pensare che si è presa la malaria? È andata così». 

 

FAUSTINO COPPI

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