
ALLA FIERA DI BOLOGNA, L’OPERA PIU’ GETTONATA E’ IL SELFIE CON OPERA D’ARTE - DI TUTTO UN PO’, DAL GIOVANE SEMISCONOSCIUTO A BURRI - IL RITORNO DI MAZZOLI: “BANCHE E ASSESSORI HANNO RIEMPITO I MUSEI DI CIOFECHE”
Edoardo Sassi per il “Corriere della Sera”
Quasi impossibile non vederle. E ieri, nel giorno dell’inaugurazione di Arte Fiera a Bologna (da oggi a lunedì l’apertura al pubblico), a occhio sono state loro a piazzarsi ai primi posti di una speciale classifica a suo modo in grado di far tendenza: il selfie con opera d’arte. Protagoniste due gigantesche sculture di donne talebane in burqa, scolpite in legno colorato da Mario Ceroli. Non si tratta di lavori recentissimi (risalgono ai primi anni Duemila), ma forse il clima post attacco terroristico a Parigi le ha rese incredibilmente «pop» per un pubblico che almeno in teoria ieri, ingresso a inviti, era composto dall’intellighenzia: collezionisti, galleristi, stampa.
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Tra le opere più fotografate dunque, e non perché tra le più costose (180 mila euro l’una la richiesta), in vendita in una fiera dove si trova di tutto un po’, anche opere «a sei zeri», concentrate soprattutto nella parte dedicata al Novecento storico. Arte Fiera d’altronde è così, ed è questo da sempre un suo tratto distintivo: il giovane semisconosciuto del valore di qualche centinaio di euro, e poco più in là un raro Alberto Burri ( Sacco e Rosso , 1956) per il quale il gallerista arriva a dire: «Sono stati offerti sei milioni, ma il proprietario non vuole venderlo».
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Lucio Fontana (tanti zeri anche per lui); Alighiero Boetti (offerte dai due milioni ai 20 mila euro); un dipinto senza smanie di modernità del grande Giorgio Morandi oltre il milione; una (forse troppo) massiccia esposizione di pezzi italiani d’arte cinetica o optical anni Sessanta/Settanta (esauriti o costosissimi Arte Povera e dintorni, pare sia questa una delle tendenze nell’offerta di mercato);
e tanti, tantissimi Michelangelo Pistoletto, il quale ieri non solo ha inaugurato l’edizione con il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini, ma si è anche aggiudicato il record di artista più presente negli stand (molte sue opere in vendita sono multipli dei celebri Specchi, altri campioni di selfie con visitatore). «Questa fiera di successo, luogo di incontro tra pubblico e privato — ha dichiarato Franceschini —, rappresenta molte delle cose che stiamo cercando di fare dalla nascita del governo».
Divertente, colorata, affollata, in grado di generare un ricco indotto e una festa per la città: Arte Fiera prova quest’anno a sorridere dopo qualche calo vistoso. Il 2014 già aveva segnato una piccola ripresa. E questa edizione, in attesa di sapere come andrà il mercato nelle prossime ore, ha al momento sancito l’aumento consistente del numero di gallerie presenti: 188, con duemila opere e mille artisti.
Tra i «grandi ritorni», sui quali giustamente ha puntato l’organizzazione, quello di alcuni protagonisti storici del settore che ad Arte Fiera mancavano da anni. Tra loro Emilio Mazzoli, gallerista di Modena, assente dal 1998, che però sulle fiere in generale, Bologna compresa, dà giudizi sferzanti: «Il motivo del mio rientro? Un favore a un bravo amico, Marco Scotini, che ha curato la sezione dei ritorni. Altrimenti non sarei venuto. Fiere e aste sono prodotti dell’economia odierna e nulla hanno a che vedere con arte e cultura. Si guardi intorno, quasi tutta quadreria di recupero».
Fatta la tara dal personaggio («E anche voi giornalisti, alzate il c… come faceva Goffredo Parise, andate a conoscere davvero artisti e gallerie»), Mazzoli, assiso di fronte a un enorme Schifano, dice la sua anche sul mercato: «In Italia? Roba da banche e assessori, coloro che hanno riempito i musei di ciofeche. Siamo un Paese da Terzo Mondo, dove se vendi paghi il 22 per cento di Iva. Guardi questa tela, glielo dico, costa 500 mila euro. Nulla. Dovrei chiedere di più. Ma chi la comprerà dovrà guadagnarsela, lui, non io».
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