SPROFONDO ROSSONERO – FISCHI E INSULTI PER BALOTELLI, CORI CONTRO GALLIANI, FACCIA A FACCIA CON SEEDORF E ALCUNI GIOCATORI, GLI ULTRA’ PROCESSANO IL MILAN E CHIEDONO LA TESTA DI ZIO FESTER: ‘NESSUNA RICONOSCENZA, VATTENE’

Giacomo Valtolina per il "Corriere della Sera"

Minuto 79, terzo gol del Parma: la rimonta sfuma, riconciliazione addio. Si materializza uno storico «meno 40» in classifica, ma dalla Curva Sud in subbuglio i canti sono di gloria: «Vinceremo, vinceremo, vinceremo il tricolor». Ironie che fan più male degli insulti. Quarto gol, bandiere arrotolate, tutti giù ad aspettare l'uscita del pullman della squadra.

Quattro capi ultrà scendono nei sotterranei del Meazza, incontrano l'allenatore Seedorf, l'imputato Balotelli, la bandiera Kakà, i veterani Bonera e Abate. Chiedono spiegazioni, ottengono promesse: «Via le mele marce», «ripartire dall'attaccamento alla maglia», dallo «zoccolo duro dei nazionali» e, sul mercato, «sarà cambio di rotta». La giornata finisce qui, i tifosi sfollano, la polizia rompe le righe. Nessuna violenza, solo frustrazione.

Quando torna la calma sul piazzale dedicato ad Angelo Moratti, fuori dallo stadio San Siro di Milano, sono le 18.15. È la voce esausta di Luca Lucci, megafono degli ultrà rossoneri, a riportare l'esito dell'incontro ai 400 rimasti dopo il match. Fin lì, però, erano stati solo cori minacciosi («Uscite a mezzanotte», «Vi romperemo il c...»), suggerimenti condivisi («Andate a lavorare») e utopiche speranze («Noi vogliamo undici Baresi»).

Novanta minuti di contestazione, metà curva chiusa, il nastro a impedire l'accesso ai seggiolini del secondo anello, il colore blu spezzato soltanto dalla bandiera con il «6» del Capitano. Novanta minuti di insulti generici e ad personam , verso Adriano Galliani («Ci senti?», «Vattene», «Chi ha comprato Hondà, ce la pagherà»), Balotelli («Pezzo di m...», «Fuori dai c...»), e poi Robinho, Raiola e Cassano, l'«ingrato ex», autore di una doppietta. Novanta minuti anticipati e seguiti dall'assedio al garage, come annunciato venerdì, via Internet, dagli stessi ultrà.

Fuori dallo stadio, dove il tunnel inghiotte e risputa fuori ospiti, dirigenti e giocatori, il clima è teso già dall'ora di pranzo. Tra le torri del Meazza e i ruderi delle scuderie De Montel, dimenticata palazzina comunale dell'ippica in rovina, rimbomba l'eco del coro piu diffuso di giornata: «In-de-gni, indegni!». E quando arriva la comitiva rossonera, intorno alle 13.40, e il pullman s'infila rapido, con una brusca sterzata, nei sotterranei dello stadio, la voglia di confronto degli ultrà si tramuta in rabbia. «Ci hanno fregato...».

Dai megafoni, i leader della Sud lanciano appelli e appuntamenti: «Non si degnano neppure di fermarsi, ecco che gente sono»; «Chiunque ami il Milan torni qui a fine partita, qualsiasi sia il risultato». E infatti sono in tanti a tornare dopo un 2-4 casalingo contro il Parma degli ex Roberto Donadoni e Antonio Cassano (fischiatissimo al momento della sostituzione). I pochi applausi ai milanisti, dunque, sono solo per Seedorf e alcuni giocatori, da Kakà a Pazzini, da Bonera ad Abbiati, «professionisti veri» come scritto anche sul sito Internet.

Tensione, strategie di accerchiamento e minacce fuori, anche dentro gli spogliatoi l'aria è pesante. Si opta per un incontro con i tifosi di pochissimi minuti in una saletta vip del Meazza. Mister Seedorf ha già vissuto recenti contestazioni, in Brasile con il Botafogo, e ai tempi dell'esperienza da presidente del Monza.

«È stato un confronto pacifico tra persone che hanno a cuore questa maglia» commenterà poi l'olandese. Sul banco degli imputati, Balotelli: «Non siamo arrabbiati con te, Mario - gli hanno detto i tifosi -, siamo delusi. Sei il più forte e speravamo che qui nella squadra per cui tifi avresti fatto la differenza».

Lui, umile, ha promesso di migliorare, difeso anche dall'altro imputato, Adriano Galliani: «Senza Mario, quest'anno non saremmo andati in Champions league» ha detto l'ad, il più contestato ieri, «per gli acquisti low-cost spacciati per campioni». «La contestazione fa male - si è incupito lui -. Bisogna ricordarsi il percorso di questo Milan». Ma gli ultrà sono irremovibili: «Nessuna riconoscenza, vattene».

 

 

BARBARA BERLUSCONI E SEEDORF heroa BALOTELLI E SEEDORFMILAN PARMA CASSANO CASSANO DONADONI BALOTELLI CASSANO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...