CALCIO DOTTO - IL CALCIO ITALIANO È UN’INDUSTRIA DEL VIZIO E DEL MALAFFARE: I PROSSIMI CAMPIONATI SARANNO IN BUONA PARTE DECISI DAI GIUDICI - LO SANNO ANCHE I MURI DEI CONVENTI CHE NELLE CATEGORIE INFERIORI SI ACQUISTANO CLUB SOLO PER FARNE CARNE DA LUCRO
Giancarlo Dotto per Dagospia
Il vostro olfatto sa di cosa parlo. Quel fetore pungente di merda che si respira nei paraggi di certe fosse settiche. Ecco, questo è il calcio italiano oggi, un’immane latrina. L’uomo è irrespirabile per definizione, ovunque e comunque, ma i peggiori sembra si siano dati convegno nel casino del pallone. Metti insieme l’orgasmo da vetrina mediatica e la possibilità d’intrallazzare losco: combinazione irresistibile per ladri e narcisi.
Ascoltate in religioso silenzio le ultime intercettazioni, non i contenuti, ma lo stile della lingua. La femmina in quanto mondo risulta essere un pornografico buco da “trombare” in lungo e in largo. Di questi tempi sono le facce e le voci dei Pulvirenti (nome che da solo scatena l’allergia), Lo Monaco (sic) e compari, ieri quelle di Ghirardi e Leonardi, rima scatarrata. Shakerare bene e avrai un’unica faccia, si fa per dire, da scaricare nel secchio più lontano da un consorzio di anime.
Dalla serie B in giù, e mi tengo stretto, puoi parafrasare il detto cinese, infilati nell’ufficio di quasi qualunque dirigente con un mandato d’arresto: mettigli le manette ai polsi, tu non sai perché ma lui lo sa. Oggi la distinzione non è tra la banda degli onesti (rari, ma ci sono) e quella dei disonesti, ma tra i peracottari che si vendono per due banane e si fanno beccare e i più abili alias potenti, quasi sempre illesi.
Per dire il marcio da cui siamo invasi basti ricordare che i prossimi campionati saranno in buona parte decisi dai giudici. Da Parma a Catania, passando per Teramo e Messina, toccando tra le tante Monza, Varese, Pisa, Caserta, Reggio Calabria e tante altre. Un crac endemico, tra fallimenti, ceffi da avanspettacolo e treni maleodoranti. Squadre promosse o salvate da precipitare all’inferno e viceversa.
L’aumento dei ricavi televisivi, le possibilità infinite e molto fantasiose di lucrare nel mercato delle vacche, a cominciare dalle più giovani, e la legalizzazione delle scommesse, sottovalutata a dir poco la sua potenzialità corruttrice dai “garanti” del sistema pallone, pure loro peraltro con lo stress da orecchi tesi per via dell’incombente tintinnio, hanno moltiplicato il bordello. Lo sanno anche i muri dei conventi che nelle categorie inferiori si acquistano club solo per farne carne da lucro.
Il calcio in Italia è oggi, nella sua macchia più grande e sempre meno sommersa, un’industria del vizio e del malaffare. Un sordido gioco del monopoli. Il maschio bruto e ceffoide ama da sempre salire su certe giostre, dove giocare al potere è rimpiazzare il deserto calvo del suo prepuzio, ma l’etica, in questo caso è l’ultimo dei problemi.
Per dirne una, l’immoralissimo Nucky Johnson (da cui “Boardwalk Empire” l’inarrivabile serie Hbo firmata dalla coppia Wahlberg-Scorsese) ne fa di ogni nell’America dei gangster e del proibizionismo ma questo non gli impedisce d’inventare un gioiello come Atlantic City. Nel caso nostro, bari e corrotti alimentano lo sfascio, casini invece che casinò. Il giorno in cui le masse scopriranno come ci si può drogare televisivamente gratis, il calcio chiuderà un minuto dopo.
Il massimo è quando il minimo, Carlo Tavecchio, vibrando quanto basta per simulare lo sdegno, non si sa se su mandato di Lotito, ci fa sapere che, se non si riesce a monitorare i lestofanti del calcio, è perché manca l’informatizzazione. Ma come, sono sempre gli stessi che vanno, vengono e delinquono da anni e ci vuole un emulo di Steve Jobs per stanarli! Ridono anche i sassi di Matera.
La giostra turpe è una calamita oltre che una calamità. Accoglie chiunque. Di queste ultime ore la notizia da Genova che tale Massimo Ferrero, idolo amatissimo dei media per come sfancula e strafalcia il mondo (ne trovi a pacchi, anche più divertenti, nella manovalanza di qualunque set romano e della vecchia Cinecittà), non solo sigla a bilancio della Sampdoria un buco alias voragine di 24,6 milioni di euro (tutti ripianati dalla vecchia gestione, Edoardo Garrone, l’ultimo dei mecenati), ma che il “pittoresco”, la cui virtù è nel rilancio illimitato della parodia di se stesso, non ha fin qui sganciato un euro dal suo eventuale portafoglio. L’unico presidente, nella storia del calcio planetario, che si è fatto pagare per rilevare un club di così alto profilo. Un genio lui. O coglioni tutti gli altri.
Se poi, a farci male di più, tocchiamo il tasto tecnico, beh, eccoci qua a leccarci l’ultima ferita, reduci dal fallimento dell’Under 21, il nostro “serbatoio” calcistico. Meschini quando si doveva essere guerrieri e guerrieri quando non serviva più. Eliminati da modestissimi vichinghi, peraltro ridotti in dieci. Salvo ululare al “biscotto” di Portogallo-Svezia. Come sempre in prima linea nell’invettiva morale quando si tratta degli altri. Ma non era il portiere, capitano e bandiera della nostra Nazionale a teorizzare il concetto che “due feriti sono meglio di un morto”? Come sempre, a seppellirci è una risata.