"DICEVANO SIMONE NON È DA INTER, IO MI ARRABBIAVO E LUI RISPONDEVA: 'CALMA, MI SONO SEGNATO TUTTO E NON DIMENTICO'" - GIANCARLO INZAGHI, PADRE DELL'ALLENATORE DELL'INTER, SI LEVA QUALCHE MACIGNO DALLE SCARPE DOPO LA VITTORIA DELLO SCUDETTO DA PARTE DEL FIGLIO: "E SE LUKAKU NON SBAGLIAVA QUEL GOL, ORA SAREMMO ANCHE CAMPIONI D’EUROPA" - "ALL’INTER SIMONE È DIVENTATO UN MURO DI GOMMA. NE HO VISTI DI PRESUNTI FENOMENI CHE SI SONO COMPRATI L’AEREO DOPO UN PO’ DI VITTORIE. GENTE SPARITA PRESTO, GIOCATORINI..."
Estratto dell'articolo di Maurizio Crosetti per "la Repubblica"
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Giancarlo dice che a un certo punto li ha solo guardati, i suoi ragazzi a tavola con lui, ieri a pranzo. Non c’è gioia più grande per un genitore: non i figli per quello che fanno, ma i figli per quello che sono. Simone, Filippo, papà Giancarlo, un boccone a Brera e seicento metri per arrivarci tra la gente in festa. Seicento metri più tutta una vita.
Lei adesso è il padre più felice d’Italia: si può dire?
«Sì, ma perché ho due ragazzi splendidi. Sono felice della loro gentilezza, della loro bontà e del bene che si vogliono, non dei 360 gol o dello scudetto».
[…] Quando ha cominciato a vincere lo scudetto, il suo ragazzo?
«Quando scrivevano che non era da Inter. Io mi arrabbiavo e lui “papà, calma...” Poi però mi ha detto: “Mi sono segnato tutto e non dimentico”. Quando sarà tempo, ogni cosa verrà fuori. Non ora. Ora c’è solo da stare contenti».
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Quando giocavano, Simone era il fratello di Filippo. Adesso, da allenatori, Filippo è il fratello di Simone. Ombre tra loro?
«Mai! Si sono invertite le parti, ma loro hanno sempre goduto uno dell’altro. Si telefonano due volte al giorno e si chiedono: “Come giochi domenica?” Posso dire che si amano».
[…] Lei come ha vissuto il derby?
«Nel mio solito modo: da solo in stanza, tapparelle abbassate, nocino e sigaretta. A San Siro sarò andato tre volte in tre anni. Sono stato milanista per una vita, però adesso tengo per l’Inter, così come tenevo per la Lazio quando in ritiro si giocava a carte con Immobile e Peruzzi, il mio compagno fisso, grande Peru».
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È vero che Simone è cambiato?
«Forse a Roma era troppo amico dei calciatori. All’Inter è diventato più maturo, più riflessivo, sa essere un muro di gomma. Ma è sempre la solita enciclopedia: conosce, ruolo per ruolo e caratteristica per caratteristica, tutti i giocatori d’Europa. Basta fare un nome e lui tòc, risponde al volo».
[…] Simone li manterrà?
«Sì, nessuno dubbio. Ne ho visti di presunti fenomeni che si sono comprati l’aereo dopo un po’ di vittorie. Gente sparita presto, giocatorini. A loro vorrei dire di prendere esempio da Simone e Filippo, che per spostarsi usano soltanto i treni di linea».
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Uno scudetto e una finale di Champions in meno di un anno.
«E se Lukaku non sbaglia quel gol, ora saremmo campioni d’Europa. Ma a me interessa solo che Simone sia una brava persona, e Filippo lo stesso».
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