GLI SCONTRI CON INTER E JUVE, LE POLEMICHE CON IL COMUNE PER LO STADIO, LE RIUNIONI INFUOCATE IN LEGA: TUTTE LE BATTAGLIE DI JOE BARONE, IL DG DELLA FIORENTINA SCOMPARSO A 58 ANNI - QUELLA VOLTA CHE DISSE: “CI SONO CLUB CHE NON VERSANO IL DOVUTO E POI SPENDONO QUEI SOLDI NEL CALCIOMERCATO. PENSO CHE LA FIORENTINA SIA UN ESEMPIO PER LE SOCIETÀ MEDIO GRANDI ITALIANE SOPRATTUTTO A LIVELLO DI GESTIONE” - IN LEGA BARONE SI RITROVAVA NELLE POSIZIONI DI CLAUDIO LOTITO…
Duccio Mazzoni per https://firenze.repubblica.it/ - Estratti
Raccontare Joe Barone attraverso le sue frasi celebri significa tratteggiare a pieno il suo ruolo totalizzante all'interno della Fiorentina. Il luogotenente di Commisso a Firenze che si è sempre occupato in prima persona di ogni aspetto dal calciomercato al marketing, dai rapporti in Lega alla questione stadio, passando per le relazioni con istituzioni cittadine, regionali e soprintendenza in questi anni non ha mancato confronti con tanti interlocutori.
Stadio e Comune di Firenze
"Il Franchi non è il giocattolo della politica, la Fiorentina non può essere ostaggio della politica", oppure "Stadio provvisorio a Castello? Sarà una nuova Mercafir" o ancora "per stimolare le istituzioni servirebbe un bel movimento da parte dei tifosi", le dichiarazioni sul fronte infrastrutture sono state sempre pepate, oggetto di scontro con il Comune di Firenze, soprattutto dopo che il Mibact dichiarò impossibile il progetto di Commisso di demolire le curve.
Uno scontro poi totale negli ultimi mesi, non solo contro Nardella ma anche contro il presidente della Regione Giani, reo di aver ostacolato l'inaugurazione del Viola Park con qualche mese di anticipo: "Votate il vostro governatore e le cose non cambieranno. Il Comune ci costringe a giocare fuori, dovremmo andare a Cesena o Modena", disse a dicembre al Viola Park Barone.
In estate contro le istituzioni aveva detto "Qualcuno deve prendersi le proprie responsabilità, non possiamo aprire lo stadio ai nostri tifosi", mentre sul fronte dei mancati introiti da stadio aveva tuonato che "Per quattro anni la Fiorentina non avrà i ricavi avuti finora, la nostra previsione è che perderemo almeno 100 milioni".
La Lega e il rapporto con gli altri club
Candidato due volte Barone non è stato eletto in Lega. Tuttavia non ha mai mancato di esprimere il suo dissenso verso alcune politiche del massimo organismo calcistico, sia dalla questione diritti tv che la ripartizione dei risorse: "Diritti tv? Non siamo venuti qua per dare battaglia, ma per collaborare e aiutare a crescere il calcio italiano", disse agli albori della gestione Commisso, prima poi di manifestare tutto il suo dissenso quando non si riuscì a creare un canale della Lega: "Sono quattro anni che frequento la Lega e questa struttura non funziona. Sono anni che sento di possibili cambiamenti e alla fin fine non abbiamo fatto niente".
E poi ci sono le riunioni infuocate: "Ci sono club che non versano il dovuto e poi spendono quei soldi nel calcio mercato alterando la competizione", disse facendo riferimento all'Inter e Marotta, che poi replicò: "E' ora di finirla con questa storia secondo cui l'Inter non ha pagato lo scorso anno gli oneri fiscali. Abbiamo sempre pagato tutto e lo sapete". Tensione rimanifestata con un contatto in tribuna durante il Fiorentina-Inter dello scorso anno terminato 3-4 per i nerazzurri.
Tosti all'inizio anche i rapporti con la Juventus: Barone chiamò durante Paratici nel 2019 per evitare l'interferenza nella trattativa con Federico Chiesa, poi passato alla Juventus, mentre con l'altra squadra di Torino, il Toro la guerra è stata soprattutto con Cairo: "Le parole di Rocco non erano rivolte alla città ma direttamente a una persona contro cui c'è una battaglia perché utilizza i suoi giornali per andare contro i colleghi presidenti di Serie A. Questo per noi non va bene", disse dopo Torino Fiorentina del 2023. Critico con gli altri presidenti sul fronte Superlega "Abbiamo già combattuto contro questo sistema in America, chiediamo a tutti di sfilarsi da questo progetto".
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CIAO, GIUSEPPE
Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Mi chiese subito di chiamarlo Giuseppe, non Joe, «perché io sono cento per cento italiano». Siciliano di Pozzallo, nel Ragusano, con la famiglia si era trasferito negli Stati Uniti quando aveva otto anni. Il calcio era la passione della vita, il legame con le radici, il principio speranza.
Grazie a Commisso era diventato dirigente dei NY Cosmos e, sempre per volere di Rocco, che di lui si fidava ciecamente, da cinque anni era il volto della Fiorentina, il punto di riferimento in Italia del presidente. Barone non si risparmiava, lavorava per tre e a Firenze si era perfettamente integrato.
Aveva coordinato, non senza ostacoli, il progetto Viola Park e sviluppato il complicatissimo tema stadio, andando spesso contro le istituzioni. Si era fatto anche tanti nemici non solo tra i giornalisti, per via di quella sua gestione fin troppo muscolare e selettiva dei rapporti personali e della comunicazione. Joe-Giuseppe era un tank, non amava le scorciatoie, dritto al punto e allo scontro: non ho mai capito se i guasti con la stampa, non solo con quella locale, fossero da addebitare totalmente a lui oppure se si trattasse di farina di qualche altro sacco nostrano.
Ma a cosa serve saperlo ormai. L’ho incontrato tante volte, ricordo una lunga chiacchierata nella sala Freccia Club della stazione di Firenze: lui si confrontava e misurava su tutto, ascoltava apparentemente interessato, ma non cambiava opinione.
Sapeva essere cordiale, numerosi i messaggi che ci siamo scambiati, fino al giorno in cui si arrabbiò tantissimo perché avevo rifiutato pubblicamente di partecipare alla presentazione del magnifico centro sportivo di Bagno a Ripoli censurando alcuni atteggiamenti tenuti dal club con i colleghi di Firenze. Non credo che mi abbia mai perdonato del tutto, so soltanto che amava immensamente il Guerin Sportivo che dirigo. «È la mia Bibbia», diceva. E raccontava che, bambino, partiva dal Bronx per andare ad acquistarlo a Manatthan, sulla 6th Avenue.
«Ogni settimana mi riavvicinava all’Italia, alla serie A». Il 19 maggio scorso, entusiasta, mi scrisse questo: «Penso che siamo un esempio per le società medio grandi italiane soprattutto a livello di gestione. Non so se nella storia la Fiorentina sia mai arrivata in finale in due competizioni della stessa stagione. Riuscirci lavorando seriamente e con i conti in ordine in Italia è sempre stato utopistico. Per noi, a maggior ragione, di vanto e orgoglio. Questa sera è una festa del calcio italiano in tutto il mondo, 3 in finale!!!».
In Lega, dove da figura laterale era diventato in fretta centrale, Barone si ritrovava in particolare nelle posizioni di Claudio Lotito («ne ho intuito le capacità e abbiamo gli stessi interessi»). Era un tipo da battaglia, la Fiorentina gli deve molto.