JUVENTINI, STATE ALLEGRI - GUARDIOLA ESALTA LA JUVE: “SE NON L’ATTACCHI BENE TI AMMAZZA. FORSE VOI ITALIANI NON VE NE RENDETE CONTO MA I BIANCONERI VALGONO QUANTO IL MIO BAYERN” - L’OTTIMISMO DI ALLEGRI IN VISTA DEL RITORNO: “IO CI CREDO”
Emanuele Gamba per “la Repubblica”
Nella mezzora della rimonta, la Juventus non ha cambiato solo un risultato che sembrava incancellabile ma soprattutto la percezione di sé: aveva paura - e i fatti della partita le stavano dimostrando che in parte era giustificata - però a un certo punto ha saputo liberarsi del complesso di inferiorità che stava alla base di quel timore.
«Dobbiamo essere più consapevoli del nostro valore», ha ripetuto anche nell’intervallo Allegri, convinto che la squadra non stesse prima di tutto capendo se stessa, prima ancora che l’avversario, e che difendersi a quel modo era una scelta («Non dobbiamo vergognarci di farlo») prima che una necessità.
La Juve è rimasta a lungo imbozzolata in un ruolo marginale che è stata lei stessa ad assegnarsi, che la gente ha in qualche modo accettato e che persino Guardiola, alla fine, trovava insensato: «Non capisco certi giudizi sulla squadra bianconera. Noi abbiamo fatto una partita incredibile, credo di non essere mai stato, in tutta la carriera, così contento della mia squadra. Perché forse voi italiani non ve ne rendete conto, ma la Juve appartiene al nostro livello.
Ha campioni dappertutto, da Buffon in avanti. Ha un difensore come Bonucci che è in assoluto uno dei miei giocatori preferiti (lo vorrebbe portare al City, ndr). E Marchisio vi sembra uno che gioca male? Mandzukic è buono, Dybala è buonissimo: mi ha sorpreso tanto.
E poi Morata, Pogba, Hernanes. Questa è una squadra che ha fatto la finale di Champions, è un club che ha storia e che l’anno scorso ha fatto meglio di noi. Se la Juve non l’attacchi bene ti ammazza, noi l’abbiamo attaccata benissimo e non è stato sufficiente per vincere ».
Quello di Guardiola sembra il miglior discorso motivazionale possibile. Magari Allegri lo userà per fare in modo che la Juve prenda fino in fondo coscienza di sé, intanto quella mezzora ha dato un impulso formidabile all’autostima, prima che alla possibilità di qualificazione.
«Sapete che vi dico? Io ci credo », ha twittato l’allenatore, trovando i primi followers tra i suoi giocatori: «Anche noi possiamo fare del male al Bayern. Possiamo crederci. Possiamo ottenere il risultato che vogliamo » ha dichiarato Dybala, che all’inizio era uno dei più spauriti e alla fine uno dei più spavaldi.Dev’essersi reso conto di avere cambiato dimensione.
Allegri ha scoperto che la sua squadra è stata all’altezza della situazione anche in quell’ora di patimenti. La Juve si è difesa molto anche perché sapeva di poterlo farlo bene, difatti le statistiche lo raccontano: a livello di conclusioni c’è stato un equilibrio (14 tiri a 12 per i tedeschi) che con il Bayern non esiste mai. In Champions, gli uomini di Guardiola avevano tirato 22,83 volte a partita contro le 9 degli avversari.
Più scarsi, è vero: Olympiacos e Dinamo Zagabria sono state strapazzate, ma finanche una formazione come l’Arsenal nei confronti diretti ha prodotto la metà del Bayern (nelle due sfide, 43 tiri tedeschi, 20 inglesi e 70-30 di possesso palla) nonostante a Londra i Gunners avessero vinto 2-0, principalmente per una serie di circostanze tutte favorevoli.
Il Bayern insomma, è abituato a dominare ma a Torino neanche in quello sbilanciatissimo primo tempo Buffon ha dovuto fare gli straordinari. E alla fine, il possesso palla è stato 64-36 per i bavaresi: per loro, il dato più basso in questa Champions.
È tra le pieghe di questi numeri che la Juve sta sbriciolando quel senso di inferiorità che aveva fino a ieri. Numeri buoni sono anche quelli del bilancio, con la semestrale che ha chiuso con utile di 30.3 milioni, destinato comunque ad azzerarsi, o ad assottigliarsi parecchio, nei prossimi sei mesi.
Nel frattempo, esiste quest’idea di vincere all’Allianz Arena: quattro volte la Juventus è partita da un 2-2 in casa e due volte, con il Borussia nel 1995 e con il Djurgarden nel 2004, si è qualificata vincendo poi in trasferta. Sapere di poterlo fare è già un punto di partenza.