ALLA GUERRA CON I PENNELLI – LA MOSTRA “IN THE EYE OF THE STORM” ALLA ROYAL ACADEMY DI LONDRA, SULLE AVANGUARDIE UCRAINE, DIMOSTRA CHE L'ARTE È SEMPRE SQUISITAMENTE GEO-POLITICA (ANCHE NEL REGNO UNITO) – ANTONIO RIELLO: “IL REGNO DI SUA MAESTÀ È STATO ED È ANCORA IL PIÙ IRRIDUCIBILE SOSTENITORE DEGLI SFORZI BELLICI UCRAINI. SENZA IL CONFLITTO SCATENATO DA PUTIN QUESTA RASSEGNA NON SI SAREBBE MAI FATTA…”
Antonio Riello per Dagospia
In Gran Bretagna (e la situazione non cambierà con il nuovo governo dei Laburisti) un certo grado di nazionalismo culturale post-imperiale si fonde con un forte Wokeismo di matrice accademica. Insomma: l'affermazione "il colonialismo britannico è stato un grande crimine" danza armoniosamente a braccetto con "la superiorità dei valori anglosassoni - anche appunto quelli della mistica wokeista - rispetto al resto del mondo è comunque totalmente fuori discussione". Un po' paradossale forse, ma al momento gira così.
La scelta di fare (o non fare) una mostra nei musei britannici non è mai una questione esclusivamente tecnica: un certo andazzo culturale riflette - che lo si dichiari o no - assunti politici e attitudini geo-strategiche. Anche quando si cerca di far finta che le cose funzionino in modo esclusivamente neutrale e super-partes (sarebbe, per intenderci, il tanto sbandierato modello "BBC").
La ottocentesca visione imperiale Inglese, che vedeva la Russia come il maggiore pericolo per la Pax Britannica, è rimasta di fatto abbastanza immutata fino ai nostri giorni (Churchill temeva Stalin quasi più di Hitler....). Il Regno di Sua Maestà (o almeno il suo Establishment) infatti è stato - ed è ancora - il più irriducibile sostenitore degli sforzi bellici ucraini.
La mostra IN THE EYE OF THE STORM alla Royal Academy di Londra riflette con precisione quasi militare questo stato di cose. Senza il conflitto nell'Europa dell'Est questa rassegna alla RA non si sarebbe mai fatta, o meglio le ragioni per farla sarebbero state probabilmente piuttosto esili almeno sul piano culturale e artistico.
Il Modernismo delle Arti in Ucraina è il tema specifico. Breve premessa: al tempo delle Avanguardie Storiche europee l'Ucraina, come stato sovrano, ebbe solo una breve apparizione sulle carte geografiche (1917-1919). Prima era una regione divisa tra due imperi: quello Austro-Ungarico e quello Russo. Poi divenne parte dell'Unione Sovietica (l'Ucraina è uno stato indipendente solo da dal 1990).
La rassegna, che raccoglie ben 65 opere da musei sparsi nel Mondo, offre comunque l'opportunità di una interessante visione su una esperienza creativa per davvero poco nota. Si spazia fino alle Arti Applicate, al teatro e al Cinema. E' come la piccola appendice di una ampia enciclopedia (dentro la quale, al dire il vero, c'è sempre modo di imparare qualcosa).
Definire una identità tradizionale ucraina è da subito, in effetti, un compito arduo. E' una nazione con tante anime. Le radici culturali di questo paese sono state sostanzialmente quattro: polacche, ebraiche, russe, mitteleuropee. Per farla semplice: ogni artista rappresentava combinazioni variabili di questo - affatto trascurabile - mix storico.
Elencandone alcuni, in ordine di notorietà:
Kazymyr Malevic (1879-1935) nacque a Kiev. E' stato uno degli artisti più radicali e importanti del '900. Il campione assoluto dell'Astrattismo geometrico. La sua attività fu comunque strettamente legata ai destini dell'Arte Russa e Sovietica.
Sonia Terk Delaunay (1885-1979) si spostò presto a Parigi (è abitualmente considerata un'artista francese). Figura importante dell'astrattismo, appartiene a pieno titolo al Gotha delle Avanguardie Storiche.
El Lissitzky (1890-1941) di religione ebraica, aderì al Suprematismo russo. Un gigante. Grafico e fotografo di primaria importanza: la sua opera è tuttora di riferimento.
Alexander Archipenko (1887-1964) è stato uno scultore internazionalmente riconosciuto che dal 1923 è diventato cittadino statunitense.
Alexandra Exter (1882-1949) nata in Polonia, è stata una pittrice che ha fatto molte incursioni (come scenografa e costumista) nel campo teatrale. Assolutamente cosmopolita (una vita spesa in giro per l'Europa, anche l'Italia fu una sua meta frequente) è stata capace di realizzare una felice sintesi tra i rigori del costruttivismo russo e le frivolezze parigine.
Vadym Meller (1884-1962), Cubo-Futurista di vaglia, fu l'artista forse con il maggiore tasso di "sovieticità”.
Mykhailo Boichuk (1882-1937) pittore figurativo legato di formazione prettamente austro-ungarica. Fu ucciso da una delle tante purghe staliniane.
Tymofii Boichuk (1896-1922) fratello di Mykhailo. legato al mondo contadino e ai suoi rituali. Forse il più "ucraino" di tutti.
Anatol Petrytskyi (1895-1964) pittore e grafico. Studiò alla Scuola d'Arte di Kiev. Divenne importante soprattutto come insegnante e attivista.
Volodymyr Burljuk (1886-1917) pittore ed illustratore. Morì in combattimento nella Prima Guerra Mondiale.
Oleksandr Bohomazov (1880-1930) un intellettuale che spese quasi tutta la sua vita a Kiev. La sua è una pittura forse non così rivoluzionaria, ma comunque molto empatica e comunicativa.
Sarah Shor (1897-1981) nata a Dubno e fortemente legata alle sue origini ebraico-ashkenazite. Seppe portare nella scenografia teatrale (oltre che nella pittura) un clima multiculturale di grande fascino.
In the Eye of Storm nel suo complesso è una mostra che vale certamente una visita ed è affiancata da un catalogo ben fatto e utile per ulteriori ricerche. Forse la parte legata agli oggetti del folklore nazionale ucraino è quella meno riuscita e scontata (si potrebbe definirla come un po' troppo istituzionale e retorica): effetto-collaterale del resto abbastanza inevitabile in una mostra generata dalle ragioni della Geo-Politica.
IN THE EYE OF THE STORM, Modernism in Ukraine 1900-1930s
ROYAL ACADEMY OF ARTS
Piccadilly , Londra W1J 0BD
fino a al 13 Ottobre
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