ARTE-SCLEROSI - 4 BUONI MOTIVI PER CUI LA NOMINA DEL GIORNALISTA DEL ‘CORRIERE’ VINCENZO TRIONE COME CURATORE DEL PADIGLIONE ITALIA ALLA BIENNALE È RIDICOLA E IL MINISTRO FRANCESCHINI CHE L’HA PENSATA FAREBBE MEGLIO AD APRIRE UNA PIZZERIA A TAGLIO (VIDEO)

VIDEO - VINCENZO TRIONE CURATORE DI POST CLASSICI: FORO ROMANO E PALATINO, ROMA 2013

 

 

Da http://www.artribune.com

 

Eviteremo qui di entrare eccessivamente nel merito sia della persona scelta per dirigere il prossimo Padiglione Italia, sia dei contenuti che questa persona sta manifestando di poter portare avanti. La persona, vale per tutte le scelte, ha dei pro e dei contro.

 

VINCENZO 
TRIONE 
VINCENZO TRIONE

Indubbiamente è poco informato su quel che succede negli ambiti più sperimentali e avanzati dell’arte contemporanea, poco addentro alle dinamiche delle gallerie (italiane e ancor meno internazionali), relativamente presente presso inaugurazioni e fiere. Si racconta di quando abbia confuso Massimo Di Carlo (gallerista de Lo Scudo a Verona) con Massimo De Carlo (dell’omonima galleria di Londra e Milano), “ma fu una roba di 15 anni fa” spiega lui “dovuta ad una telefonata. E poi con Massimo Di Carlo ho un legame in virtù di Savinio e de Chirico, figurarsi…“.

 

Ad ogni buon conto non è proprio il curatore militante per eccellenza, ecco. E aneddoti come questo sono oro per chi vuol strumentalizzare e dimostrare la tesi della sua estraneità ad un certo milieu.

 

I suoi punti a favore sono ad ogni modo non indifferenti: è il più giovane curatore che il Padiglione Italia abbia mai avuto, è un valido studioso, un apprezzato professore, un prolifico scrittore (il suo più recente lavoro, Effetto Città, è edito da Bompiani, è già in libreria e verrà presentato a Roma il prossimo 20 novembre) e uno sveglio giornalista.

VINCENZO 
TRIONE 
VINCENZO TRIONE

 

E poi il suo difetto, di cui abbiamo parlato sopra, ovvero il non dover render conto a gallerie, curatori, musei e galleristi, si trasforma qui in un pregio: non avere favori da restituire. Non gli mancano poi doti organizzative che ci palesò in un’intervista (si veda il video in pagina) che gli facemmo un annetto fa quando, nella Capitale, curò una mostra con grandi nomi e giovani emergenti, nel cuore dell’Area Archeologica Centrale del Palatino.

 

Sui contenuti di Codice Italia e sull’opportunità o inopportunità di ordinare una mostra attorno ai temi dell’identità nazionale oggi in Italia, diremo nei prossimi giorni con articoli che appoggiano e che stroncano questa proposizione culturale e curatoriale.

 

Aggiungiamo che Trione ha dalla parte sua un filotto incredibile di Padiglioni Italia deludenti. Tutti, nessuno escluso. Sia quando il Padiglione ha visto nominati dei curatori graditi al sistema dell’arte (Ida Gianelli, Bartolomeo Pietromarchi), sia quando ha visto nominati dei curatori odiati (Beatrice Buscaroli, Luca Beatrice, Vittorio Sgarbi), i risultati hanno oscillato tra il mediocre e il patetico. Siamo dunque al ground zero e nelle serene condizioni di augurare a Trione di mettere insieme una bella mostra. Disponibili a spalleggiarlo ove necessario.

 

franceschinifranceschini

Il punto, arrivando al dunque, non è in questa sede né la figura di Trione, né i contenuti della sua proposta. Il punto è la modalità ridicola con la quale Trione è stato nominato. Modalità ridicola per almeno quattro ordini di motivi.

 

1. I TEMPI

Non c’è una sola buona ragione per la quale il ministro si sia deciso di incaricare un professionista a curare il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia con questo ritardo. Ritardo sia rispetto al buonsenso (è semplicemente impossibile organizzare una buona mostra in 6 mesi) che rispetto gli altri Paesi che alla Biennale partecipano. Il ritardo è una tradizione italiana (ed è uno dei motivi per cui, come ricordavamo sopra, un Padiglione Italia convincente non si sia ancora visto), ma mai era stato accentuato come in questo caso. Con una Biennale che per il 2015 si terrà con molto anticipo rispetto alla normalità.

Il Palazzo Enciclopedico la Biennale di Venezia Foto F Galli Il Palazzo Enciclopedico la Biennale di Venezia Foto F Galli

 

Pare, addirittura, che il Ministro all’inizio non pensasse che fosse suo compito occuparsi della nomina! Ora che lo ha capito, speriamo che abbia il buonsenso – qualora il Governo dovesse reggere alle turbolenze – di fare le cose a tempo debito per lo meno per la prossima Biennale di Architettura del 2016.

 

2. I MODI

Dice: i tempi sono saltati completamente, ma almeno si è proceduto con prassi inattaccabili? Ma neanche per sogno. Il ministro si è vantato di una scelta “di trasparenza”, servendosi di questo termine per una excusatio che nessuno gli aveva petita. In realtà ciò che appare a uno sguardo immediato è un gran pasticcio in perfetto stile ministeriale italiano: niente di nuovo sotto il sole del renzismo, a quanto pare.

 

Il Palazzo Enciclopedico la Biennale di Venezia Foto F Galli Il Palazzo Enciclopedico la Biennale di Venezia Foto F Galli

Si è optato per una call a inviti coinvolgendo – in base a quali parametri? Con nomi scelti da chi? Perché il bravissimo Francesco Stocchi sì e il bravissimo Alessandro Rabottini no, per dire? – dieci figure. Due hanno detto di no, ma non sono state sostituite. Perché? Si è così proceduto con otto nomi. E poi si è proceduto con le scelte: via i primi tre, avanti gli altri cinque, poi via altri tre e il ballottaggio tra gli ultimi due con il progetto di Cristiana Collu che probabilmente costava troppo, cosa che avrebbe spostato le preferenze verso Trione.

 

Bene, ma chi ha scelto? Da chi era composta la commissione? Non sarà mica vero che era composta tutta e interamente da figure interne al ministero? E che autorevolezza ha una commissione simile? Che conoscenza ha degli argomenti sui quali deve andare a deliberare? La sensazione è quella di un’operazione strumentale: fare una call per attenuare le responsabilità di una scelta.

Il Palazzo Enciclopedico la Biennale di Venezia Foto F Galli Il Palazzo Enciclopedico la Biennale di Venezia Foto F Galli

 

Ma il ministro è lì (pagato e nominato, con oneri e onori) per assumersi le sue responsabilità, e se (più che legittimamente) voleva incaricare una figura di sua fiducia e di sua stima, doveva e poteva farlo senza costruirci intorno questo improbabile caravanserraglio.

 

Già che c’era, poi, poteva avere l’accortezza – ritardo per ritardo – di comunicare la nomina a suo piacimento, ma di farne cadere l’annunzio ufficiale al fuori delle giornate di svolgimento di Artissima, che è la rassegna fieristica d’arte contemporanea più importante del Paese e che quest’anno avrebbe vissuto benissimo anche senza questa distrazione che si poteva comunicare tranquillamente qualche ora dopo.

Il Palazzo Enciclopedico la Biennale di Venezia Foto F Galli Il Palazzo Enciclopedico la Biennale di Venezia Foto F Galli

 

3. I SOLDI

A quanto pare – è stata anche una precondizione della scelta del progetto di Vincenzo Trione, meno caro rispetto ad altri – i soldi diminuiranno ancora: il budget risicato (o i costi elevati, due facce della stessa medaglia) che costrinse il precedente direttore del Padiglione Bartolomeo Pietromarchi a mettere insieme una piattaforma di crowdfunding e a chiedere aiuto di galleristi e collezionisti, sarà tagliato ulteriormente.

 

Se gli euro erano 600mila due anni fa, si parla di un budget di poco superiore ai 400mila. Per un numero di artisti che – per una scelta che abbiamo sempre segnalato come discutibile – continua a essere elevato in maniera anomala.

 

Ida 
Gianelli
Ida Gianelli

Insomma, il curatore del nostro padiglione nazionale è costretto a essere scelto con modalità bizzarre, a venire a sapere del suo incarico all’ultimo momento e a lavorare senza budget adeguati. E poi ci sorprendiamo che i Padiglioni non riescano mai un granché? Si tratta proprio di un deficit strategico: prima apparecchi per il paese un padiglione di dimensioni spropositate e poi non hai sufficiente denaro per allestirvi mostre all’altezza. Potevi pensarci prima, essere un minimo lungimirante e riservarti uno spazio più gestibile, piccolo, come quello di Stati Uniti, Francia, Germania o Regno Unito. Mancanza di una visione prima ancora che mancanza di finanziamenti.

 

4. IL RISPETTO

Questo punto ricomprende un po’ tutti gli altri. Le modalità con cui si opera, una puntualità alla quale pare non venga data importanza, gli investimenti in continuo calo. Si arriva, insomma, a un problema di rispetto del proprio stesso sistema Paese. Intendiamo dire che l’Italia ospita – e finanzia! – l’evento d’arte contemporanea più importante del mondo: la Biennale di Venezia.

bartolomeo pietromarchibartolomeo pietromarchi

 

Avere in casa questo tesoro presuppone un rispetto profondo per l’istituzione, per quello che rappresenta, per il ruolo che ha nel mondo, per l’attenzione della quale è fatta oggetto a livello internazionale. Che figura ci fa la Biennale se proprio il paese che ne è proprietario si comporta in questa maniera? Che conseguenze ha la credibilità della Biennale se proprio il Paese che la possiede tarda a nominare figure basilari, taglia i finanziamenti al proprio padiglione, compie scelte in maniera raffazzonata?

 

E’ un peccato perché – come gli avevamo dato ampiamente atto – il ministro Dario Franceschini ci era apparso piuttosto ben intonato su altre partite. Non allo stesso modo si può affermare per quanto riguarda la Biennale e tutto quel che le ruota attorno.

paolo barattapaolo baratta

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...