l'arte liberata scuderie del quirinale

I NOSTRI "MONUMENTS MEN" – ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE IN MOSTRA “L’ARTE LIBERATA”, I CAPOLAVORI SALVATI TRA IL 1937 E LA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE – QUANDO IL PATRIMONIO CULTURALE DEL NOSTRO PAESE RISCHIÒ DI NON ESSERE PIÙ LO STESSO. PRIMA LE SPOLIAZIONI PER MANO DEI GERARCHI DI HITLER, AI QUALI IL REGIME FASCISTA NON VOLLE OPPORSI. POI I BOMBARDAMENTI E LE RAZZIE SISTEMATICHE DELLE TRUPPE NAZISTE...

Paolo Conti per “La Lettura – Corriere della Sera”

 

Discobolo Lancellotti l'arte liberata scuderie del quirinale

Ingresso della mostra con colpo di teatro: il Discobolo Lancellotti, la migliore copia romana marmorea di età antonina del perduto originale greco bronzeo di Mirone del V secolo avanti Cristo, e dietro una foto di Adolf Hitler. Cupa e criminale incombenza storica: è il Führer, nel 1938, a ottenerne la vendita forzata da parte del principe Lancellotti.

 

Diventa un dono del dittatore nazista al popolo tedesco, esposto nella Glyptothek di Monaco di Baviera in vista del delirante progetto del Führer museum a Linz, in Austria, che non avrebbe mai visto la luce. La spoliazione è spalleggiata dallo stesso Mussolini, da Galeazzo Ciano e dal principe Filippo d'Assia, genero tedesco di Vittorio Emanuele III, vincendo la resistenza del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Bottai: l'opera è vincolata ma ogni divieto cade di fronte allo strapotere di Hitler.

 

Tiziano danae

La mostra Arte liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra, allestita al le Scuderie del Quirinale di Roma, offre un doppio registro narrativo. Grandi capolavori (col Discobolo anche la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, perno espositivo di luminoso splendore, la Dande di Tiziano, gli spartiti autografi di Gioacchino Rossini, e poi Lorenzo Lotto, Carlo Maratta, il Guercino ma anche Medardo Rosso) e poi le storie di chi, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale e fino alle restituzioni nel dopoguerra, salvò la parte più significativa del nostro patrimonio culturale.

 

Spiega Mario De Simoni, presidente di Ales-Scuderie: «Raccontiamo l'eroica lungimiranza di donne e uomini fedeli servitori dello Stato, storici dell'arte e funzionari di soprintendenze, che riuscirono nell'impresa davvero epica di proteggere gran parte dei nostri beni artistici prima dalle esportazioni forzate richieste da Hitler e da Hermann Göring, poi dai bombardamenti e, dopo 18 settembre, dalle depredazioni naziste».

 

mostra l'arte liberata alle scuderie del quirinale

I curatori Luigi Gallo e Raffaella Morselli, con la ricerca scientifica di Anna Mattirolo, hanno costruito un viaggio storico-artistico tra capolavori messi in sicurezza, strategie adottate sulla spinta dell'emergenza, documenti scritti e audivisivi di fortissimo impatto emotivo e spettacolare: la visita di Hitler a Roma nel 1938, l'immagine di Göring che ostenta con arroganza nel giardino della sua tenuta privata di campagna il Cerbiatto di Ercolano strappato dal Museo Archeologico di Napoli, i sacchi di sabbia che proteggono dai bombardamenti ampie porzioni del Palazzo Ducale di Urbino, le centinaia di casse piene di tele destinate ai ricoveri, e anche spezzoni del documentario Olympia realizzato da Leni Riefenstahl per le Olimpiadi di Berlino del 1936 in cui il Discobolo Lancellotti già compare come archetipo di vigore ariano destinato a trasformarsi in un atleta in carne e ossa.

 

hans holbein il giovane ritratto di enrico VIII

In più le mappe dei tragitti compiuti dalle colonne di camion carichi di capolavori. Affascinano le storie di donne e uomini al servizio dello Stato e del nostro patrimonio, antieroi che nel dopoguerra riprenderanno silenziosamente il loro lavoro. Svetta Pasquale Rotondi, soprintendente alle Gallerie delle Marche, individuato da Giulio Carlo Argan, ai tempi Ispettore della direzione generale Belle Arti al ministero dell'Istruzione, come l'uomo giusto per operare strategica mente nel centro Italia.

 

Tra le sue mani passano quasi 10 mila opere d'arte: è lui a individuare i nascondigli di Sassocorvaro, del palazzo dei Principi a Carpegna, a organizzare l'invio in Vaticano grazie proprio ad Argan, custode unico dei beni italiani ricoverati nella Santa Sede con il via libera di Bartolomeo Nogara, direttore dei Musei Vaticani, e del futuro Paolo VI monsignor Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato.

Poi Emilio Lavagnino, funzionario prepensionato perché antifascista che riprende il suo posto spontaneamente perché gli sembra «onesto e doveroso», e organizza 18 viaggi da e verso Roma con convogli pieni di opere cercando benzina sul mercato nero, ma a fari spenti per non attirare i bombardieri.

 

madonna di senigallia piero della francesca

E la storia di Aldo de Rinaldis alla Galleria Borghese, del grande salvatore di biblioteche nazionali Luigi De Gregori, di Bruno Molajoli a Napoli. Colpisce 'agguerrita pattuglia di don- ne. Palma Bucarelli che viaggia di notte da sola su un camion per salvare le opere della «sua» Galleria Nazionale di Arte Moderna, tra Roma e Caprarola. Fernanda Wittgens a Brera, nel 1940 prima donna al vertice di un grande museo italiano, che organizza avventurosi traslochi e chiede per le tappe «una casa di contadi ni, con un po' di latte e polenta»: il sindaco della Milano liberata, Antonio Greppi certifica che «il suo implacabile dinamismo terrorizza la burocrazia del ministero».

 

Jole Bovio Marconi, direttrice del Museo nazionale di Palermo, che riesce a far trasportare via le monumentali Metope di Selinunte e restano nei suoi uffici anche durante i bombardamenti del- l'aprile 1943. La mostra ci spiega insomma che se i nostri musei espongono ancora e intatte tante meraviglie, lo dobbiamo a loro. Il creativo allestimento con pareti di compensato di Francesca Elvira Ercole, archi tetto interno delle Scuderie, trasforma lo spazio in un'immensa cassa da imballaggio. Come quelle che salvarono il nostro patrimonio.

l'arte liberata scuderie del quirinale giovanni battista piazzetta indovinafederico barocci immacolata concezione

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...