MARCELL, CHE MACELL! - I TECNICI AZZURRI INCAZZATISSIMI PER LA DECISIONE DI MARCELL JACOBS DI TRASFERIRSI IN FLORIDA, PER ALLENARSI CON IL COACH RANA REIDER, INDAGATO PER MOLESTIE, ACCUSATO DI AVER AVUTO "UNA RELAZIONE IMPROPRIA" CON UN'ATLETA 18ENNE E CON UN CASO DOPING TRA I SUOI ATLETI - STEFANO TILLI: "È ASSURDO, UNO SMACCO PER LO SPORT ITALIANO. GLI ATLETI AZZURRI NEGLI USA NON COMBINANO NULLA, QUELLI CHE VENGONO DA NOI DALL’ESTERO DIVENTANO FUORICLASSE. POI SU RANA REIDER BASTAVA UNA RICERCA GOOGLE PER VEDERE CHE..."
Estratto dell'articolo di Marco Bonarrigo per il Corriere dello Sport
«Sono l’unico a trovare assurdo che Jacobs vada negli Stati Uniti? A considerarlo un enorme smacco per lo sport italiano, equivalente all’affidare la Nazionale di calcio a un ct straniero? Nessun atleta azzurro emigrato negli Usa ha mai combinato nulla, tanti di quelli che sono venuti da noi dall’estero (da Fiona May ad Andy Diaz) sono invece diventati fuoriclasse grazie a una scuola tecnica di eccellenza assoluta. E poi, scusate, ma prima di autorizzare qualcuno a scegliere un determinato allenatore non bisognerebbe magari dare un’occhiata al suo profilo su Google per vedere se ci sono problemi?».
Il disagio degli allenatori dell’atletica italiana contro la decisione di Jacobs di scegliere Rana Reider (avallata e finanziata da Fidal e Fiamme Oro) ha la voce senza censure di Stefano Tilli, guru dello sprint italiano. Gli altri la esprimono dietro un rigoroso anonimato. […]
Riassumendo, Jacobs ha lasciato dopo 9 anni Paolo Camossi scegliendo, su indicazione dello sponsor Puma, un coach che negli Usa sta scontando «un periodo di messa in prova per una relazione impropria con una giovane atleta», a cui World Athletics inibisce il pass per i Mondiali e che vanta nel curriculum un’atleta (Blessing Okagbare) coinvolta in un caso di doping pesante. […]
[…]Tilli riporta la questione sul piano tecnico. «Se Marcell cercava una gruppo di sparring partner di alto livello — spiega l’ex sprinter — poteva trovarsi con gli altri azzurri a Formia per dieci giorni al mese, come facevamo io, Mennea e Pavoni. Non c’è uno degli atleti rimasti con Reider che sia reduce da una stagione positiva. E poi c’è il discorso dei servizi che offre l’Italia: Marcell che ha bisogno costante di esami diagnostici al Giulio Onesti li faceva dopo poche ore. Negli Usa, e lo dico per esperienza, per un’ecografia ti devi mettere in fila anche se ti chiami Carl Lewis» .
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