GRECIA NEL PALLONE - TSIPRAS SOSPENDE IL CAMPIONATO “FINO A NUOVO ORDINE” CAUSA VIOLENZA - TOTTI APPROVA: “PECCATO CHE IN ITALIA NESSUNO HA IL CORAGGIO PER UNA DECISIONE DEL GENERE”
1. SENZA SOLDI E SENZA PALLONE: TSIPRAS FERMA IL CAMPIONATO
Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”
Non c’è pace per gli squattrinati greci. Appena assicurato il «panem» per i prossimi quattro mesi, i greci perdono i «circenses» a tempo indeterminato. Il governo di Atene ha sospeso i campionati di calcio di serie A, B e C fino a nuovo ordine. La misura draconiana viene dal premier Alexis Tsipras in persona. Gli ultimi episodi hanno passato il limite.
Domenica il derby tra le due arci rivali di Atene, Olympiakos e Panathinaikos, è finito con la caccia ai giocatori sul campo trasformato in un tappeto di fumogeni e razzi. Martedì, in una riunione dei vertici del calcio ellenico, i presidenti e le rispettive guardie del corpo si sono presi a pugni. Così ieri il nuovo esecutivo di estrema sinistra ha preso una decisione rara in Europa: stop alle partite fino a quando tutte le squadre non avranno reso più sicuri gli stadi introducendo il biglietto nominativo e le telecamere di sorveglianza.
Sarà contenta Angela Merkel perché lo Stato non ci metterà un euro e il conto, se i lavori verranno effettivamente eseguiti, sarà totalmente a carico dei club. Il provvedimento ha ricevuto anche la benedizione di Francesco Totti, uno dei totem del pallone in attività. «Atene ha fatto benissimo — ha sentenziato il capitano della Roma —, il calcio di oggi è irriconoscibile, peccato che in Italia nessuno avrà mai il coraggio per una decisione del genere».
vasilis constantinou vice presidente del panathinaikos dopo la scazzottata
Il coraggio è venuto a Tsipras perché il quarantenne neopremier è un corpo estraneo agli intrighi dello sport, come lo è all’etichetta dei salotti europei. Lui di sinistra è tifoso del Panathinaikos, squadra di destra. Ma il calcio greco è lo specchio dell’intreccio tra economia fallimentare e affari sporchi che da premier intende combattere. E non si è lasciato sfuggire l’occasione.
Prima del derby un enorme striscione alzato dalla curva del Panathinaikos diceva: «Marinakis è uno spacciatore di eroina». Vanghelis Marinakis è il presidente della squadra rivale che si preparava a scendere in campo, l’Olympiakos. Affermazioni da denuncia, però, si sentono da anni allo show tv «Diki ston Skai», il «Processo di skai», guarda caso il canale posseduto da Yiannis Alafouzos, presidente del Panathinaikos.
Nessun processo per diffamazione si è ancora concluso, ma è stato uno dei vice di Alafouzos a denunciare i gorilla di Marinakis per avergli spaccato il labbro durante la riunione federale di martedì. Alafouzos controlla il Panathinaikos senza investimenti e senza aver ripianato i debiti.
«Il governo vorrebbe che riprendessimo i campionati il più presto possibile, ma queste sono cose che non si risolvono in una o due settimane» ha detto minaccioso Giorgos Borovilos, presidente della Super League, la Serie A greca. Abituate ad aiuti pubblici, a stadi costruiti dai Comuni, a un Fisco generosamente smemorato, le società calcistiche non saranno prontissime ad adeguarsi alla inedita fermezza. Per Tsipras un altro braccio di ferro.
2. VANGELIS MORAS: NON SI PUÒ GIOCARE CON LA PAURA
Paolo Tomaselli per “il Corriere della Sera”
Vangelis Moras, 33 anni, difensore dell’Hellas Verona e della Nazionale greca, oltre 100 partite in serie A, anche con Bologna e Cesena e un passato all’Aek Atene.
La violenza negli stadi è legata alla crisi economica?
«No, c’era anche dieci anni fa, pressoché identica. La colpa è della federazione che non ha mai cercato di risolvere il problema. In Grecia comandano i presidenti delle grandi squadre, che hanno sempre lasciato passare le violenze dei tifosi».
Fermare tutti i campionati è la soluzione giusta?
«Sì. Ho parlato proprio di recente col viceministro dello Sport a una premiazione e mi ha espresso la sua voglia di cambiare davvero le cose. Perché questo che vediamo non è calcio e prima o poi ci scappa il morto».
Tanta polizia negli stadi rappresenta anche un costo notevole a carico dello Stato.
«È vero, ma gli steward che vogliono i presidenti delle società spesso sono gli stessi tifosi, da loro controllati. È già capitato che i primi a far male ai giocatori fossero proprio degli steward».
Lo stop a tempo indeterminato resisterà?
«Lo spero, anche se non è facile. Ma è assolutamente necessario fermarsi: i giocatori non possono scendere in campo con la paura e gli altri tifosi non possono andare allo stadio con la paura di morire per una partita di calcio» .
In Italia c’è il Parma senza stipendi, in Grecia come va?
«Ci sono tante squadre di serie A che non pagano, giocatori che non hanno letteralmente da mangiare. Molti si accontentano di uno stipendio fisso di 600 euro. Con tutto il rispetto, sarebbe meglio cercarsi un lavoro vero piuttosto che fare i calciatori così».
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