I SEGRETI DEL SUCCESSO DUCATI - DIETRO ALLA VITTORIA DEL MOTOMONDIALE DI PECCO BAGNAIA C'È LA STRATEGIA DEL GENERAL MANAGER DI DUCATI CORSE, GIGI DALL'IGNA, CHE HA DECISO DI PUNTARE TUTTO SULLO SVILUPPO AERODINAMICO - L'AD CLAUDIO DOMENICALI: "ABBIAMO TROVATO LA SINTESI TRA L'ATLETA, LA SQUADRA CHE SFRUTTA LE SUE CAPACITÀ ORGANIZZATIVE E I TECNICI CHE ESPRIMONO IL MEGLIO DELLA RICERCA UNIVERSITARIA"
Paolo Lorenzi per il “Corriere della Sera”
C'è un metodo nel successo di Bagnaia. Una ragione tecnica che risale alla strategia varata dal general manager di Ducati Corse, Gigi Dall'Igna, all'insegna di una visione ingegneristica, molto cara ai vertici della casa bolognese. Nella pratica sportiva, i piloti contano quanto i tecnici, giovani e brillanti (età media 40 anni) che lavorano a Bologna sviluppando idee che gli avversari spesso hanno dovuto copiare.
Perché la Ducati ha tracciato una strada, credendo prima di tutti nello sviluppo aerodinamico e in altre soluzioni che hanno aperto vie inesplorate. Persino i giapponesi si sono messi in scia, a malincuore. «Nelle corse la nostra cifra è la capacità d'innovare e interpretare al meglio il regolamento tecnico» spiegava Claudio Domenicali. Ne è scaturita una guerra di norme che a Bologna ha lasciato cicatrici ancora fresche.
Non sempre e non tutto ha funzionato alla perfezione. Potenza e guidabilità erano parametri difficili da combinare. Dovizioso ne ha pagato in parte lo scotto. Con Bagnaia è andata decisamente meglio.
Un passo alla volta. La Rossa di quest' anno ha vinto dappertutto, in mani diverse. La ripartenza dopo la pandemia ha ridato slancio alle idee, ma forse si è peccato in eccesso. A inizio anno Bagnaia ha sprecato energie preziose per testare novità a ripetizione, prima di trovare il giusto equilibrio, mentre Quartararo ne approfittava scappando via. «Qualche errore c'è stato» ha ammesso Domenicali.
Ducati ha messo in pista 8 moto, una dittatura secondo gli avversari (quando la Honda ne schierava altrettante nessuno aveva però nulla da obiettare). Una strategia onerosa - destinata a cambiare -, ma che ha permesso di raccogliere dati preziosi da ogni pilota, il terminale di quel sistema che riporta al reparto corse di Bologna, attraverso i tecnici in pista. Una squadra che in molti gli invidiano (la Ktm ha già fatto campagna acquisti). «Abbiamo trovato la sintesi tra l'atleta, la squadra che sfrutta le sue capacità organizzative e i tecnici che a casa esprimono il meglio della ricerca universitaria» spiegava Domenicali. Questione di metodo, appunto.
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