
“IO AGLI ASSOLUTI NON CI VADO MAI, SONO RISCHIOSI. SE SCENDE IL LIVELLO DELLE GARE INEVITABILMENTE CALA ANCHE L’ATTENZIONE DEGLI ATLETI” – SOFIA GOGGIA PARLA DELL’INFORTUNIO DELLA SUA RIVALE FEDERICA BRIGNONE: “IL SUO INFORTUNIO È MOLTO GRAVE, BEN PEGGIORE DEL MIO AL PIEDE. SE RIUSCISSE A GUARIR BENE E A METTERE GLI SCI TRA DICEMBRE E GENNAIO, PER ME HA IL TEMPO NECESSARIO PER PREPARARE AL TOP I GIOCHI..."
sofia goggia federica brignone
“Ci siamo sentite il giorno in cui si è fatta male. Ho chiamato il dottore della federazione che era con lei in ospedale a Trento, me l’ha passata al telefono. Le ho espresso il mio dispiacere, la mia solidarietà. Poi le ho scritto un messaggio in cui le ho ribadito che, se avrà bisogno di me, ci sarò. Mi ha ringraziato tanto”. Sofia Goggia ha visto come tutti i 42 punti di Federica Brignone. E ha ovviamente ha ripensato ai suoi, gli ultimi di una lunga carriera di spaventosi infortuni.
“Il suo infortunio è molto grave, ben peggiore del mio al piede – dice a Repubblica – Una frattura bruttissima al piatto tibiale, con anche il crociato coinvolto. Dovranno aspettare per operarla di nuovo e poi togliere le piastre. Se riuscisse a guarir bene e a mettere gli sci tra dicembre e gennaio, per me ha il tempo necessario per preparare al top i Giochi. Il mio augurio per lei è questo. A me sono bastati 15-20 giorni a Copper Mountain, e comunque arrivavo da tante stagioni piene di infortuni, non sono mai riuscita a dare continuità al mio sci. Lei è arrivata a 34 anni senza particolari problemi fisici, e quindi anche come connessioni neurali avrà in testa il gesto da fare una volta tornata”.
Io “spesso ho sognato l’inforcata su cui mi sono fatta male. A ottobre dopo la seconda operazione ero in Val Senales: ho chiuso gli scarponi, ho pattinato nella stradina per arrivare in pista e nella mia testa ho rivissuto il momento dell’infortunio. Ho sentito l’inforcata e il rumore sordo che aveva fatto, il palo, lo sci che si sgancia. Lì mi sono chiesta: tornerò mai come prima?
Era una domanda che non mi ero posta in tutta la mia vita, per nessun infortunio. Quel primo approccio fu difficile: sciavamo nella nebbia, alla terza porta mi si è sganciato lo sci. Era come se il mio corpo fosse disabituato a prendere le forze della curva. Poi quando ricominci è come la ruggine: se hai un buon prodotto e lo inizi a utilizzare, pian piano la togli. Devi avere confidenza”.
Brignone si è fatta male agli Assoluti, lei non è andata: “Sono scelte personali. È meritorio quello che dice Federica sugli Assoluti, lei ha sempre partecipato. Segue i suoi valori, secondo lei facendo parte dei gruppi sportivi è giusto partecipare anche a quelle gare. Dal mio punto di vista, invece, io gli Assoluti non li faccio mai.
Un po’ perché poche volte sono arrivata a fine stagione a posto fisicamente, un po’ perché credo che se scende il livello delle gare inevitabilmente cala anche l’attenzione di atleti di Coppa del mondo, abituati a una tensione stellare. Non so se a Federica è successo questo, ma io la penso così. Agli Assoluti ci arrivi dopo un’annata in cui ti sei giocata tutto nelle ultime gare, con un contorno mediatico importante, che richiede tanta energia. In questi casi si alza l’asticella del rischio e c’è meno lucidità. Ed è un rischio che io non voglio correre. Con Federica abbiamo due tesi diverse, non in antitesi, sono entrambe giuste. Comprendo la sua, ma io la penso così. Un concetto che avrei espresso anche prima di questi Assoluti”.
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