PICCOLA GUIDA PER AFFOSSARE UN VIP: CERCARE NEL SUO PASSATO QUALCOSA CHE LO SPUTTANI – JON GRUDEN, ALLENATORE DEI "RAIDERS", SQUADRA DI FOOTBALL DI LAS VEGAS, SI È DIMESSO DOPO CHE IL “NEW YORK TIMES” E IL “WALL STREET JOURNAL” HANNO PUBBLICATO UNA SERIE DI EMAIL SCRITTE TRA IL 2011 E IL 2018 PIENE DI INSULTI CONTRO I NERI, I GAY, CHI SI INGINOCCHIAVA PRIMA DELLE PARTITE, GLI ARBITRI DONNE (“BUONE SOLO PER FARE LE CHEERLEADER”) - NEL MIRINO DEL COACH ANCHE JOE BIDEN, CHIAMATO “FIGHETTA INCAPACE E NERVOSA”. GRUDEN SI È GIUSTIFICATO DICENDO CHE IN QUEL PERIODO…
Massimo Basile per “La Repubblica”
I Raiders di Las Vegas avevano assunto il primo coach nero, Art Shell, già negli anni 80. Eletto la prima donna amministratore delegato della Nfl, Amy Trask. E preso il primo giocatore gay, Carl Nassib. Erano quelli dell'inclusione e della diversità.
Ma quando nel 2018 hanno chiamato in panchina il leggendario Jon Gruden, ormai da nove anni commentatore tv per Espn, con un contratto decennale da cento milioni di dollari, hanno compiuto il più grosso errore della loro storia.
Nato in Ohio, nel 2002 passato alla storia come più giovane allenatore a vincere un Super Bowl, Gruden, 58 anni, si è dimesso dopo che Wall Street Journal e New York Times hanno pubblicato stralci di e-mail scritte nell'arco di sette anni, dal 2011 al 2018, in cui il coach ha messo insieme tutto il peggio dell'americano medio: insulti agli afroamericani, ai gay, a chi si era inginocchiato per protesta davanti all'esecuzione dell'inno, a chi voleva ridurre i traumi cranici nel gioco, agli arbitri donne, buone solo per fare le cheerleader, e intanto faceva girare foto di ragazze in topless.
Nella lista di persone che non meritavano il suo rispetto c'erano tutti: presidenti, dirigenti, giocatori, giornalisti. In una e-mail Gruden aveva scritto del direttore esecutivo del sindacato giocatori, DeMaurice Smith, afroamericano, che «aveva le labbra grosse come le ruote Michelin». In un'altra che Bryan Glazer, la cui famiglia è proprietaria dei Tampa Bay Buccaneers, avrebbe dovuto praticargli sesso orale.
Aveva criticato la scelta della Nfl di far cambiare nomi ad alcune franchigie, per rispetto delle minoranze razziali, e di non aver licenziato Eric Reid per essersi messo in ginocchio durante l'esecuzione dell'inno in segno di protesta contro le brutalità della polizia sugli afroamericani.
Non si era salvato neanche il bianchissimo commissioner della Nfl, Roger Goodell: Gruden lo aveva chiamato «frocio» e «fighetta incapace», perché aveva fatto pressione sul coach dei Los Angeles Rams per prendere al draft «queers», «checche», riferimento a Michael Sam, giocatore gay scelto nel 2014. E poi battute sessiste su Caitlyn Jenner, nato William Bruce Jenner e campione olimpico di decathlon ai Giochi di Montreal nel '76 prima di diventare donna.
Nel 2012 aveva definito «fighetta incapace e nervosa» anche l'allora vicepresidente Joe Biden. Uno spaccato della cultura razzista e da 'macho' che ancora impera nella lega di football, nonostante i giocatori neri siano più del 70 per cento.
La Nfl ha stanziato un piano da 250 milioni di dollari per cambiare volto e apparire più inclusiva, ma è già un segno incoraggiante che questa storia - rivelata anche stavolta dai giornali americani, come poche settimane fa gli abusi sessuali nel calcio femminile - sia nata da un'indagine interna.
Da un anno la lega di football aveva avviato un'inchiesta sui casi di molestie sessuali da parte dei dirigenti del Washington Football Team, quando ancora erano i Redskins, a cominciare dal presidente, Bruce Allen, cacciato dalla franchigia nel 2019. Gli ispettori hanno visionato 650 mila e-mail e concentrato l'attenzione sulla corrispondenza tra Allen e il suo grande amico Gruden.
La scorsa settimana il coach aveva messo le mani avanti, parlando in tv di un periodo in cui era sotto stress, nel 2011, a causa dello sciopero dei giocatori che aveva messo a rischio la stagione. Ma alcune e-mail sono state scritte negli anni successivi. «Non c'è un solo osso del mio corpo che possa risultare razzista», aveva garantito venerdì.
Dopo la pubblicazione delle e-mail, e il commento gelido della franchigia («frasi disturbanti che non rispecchiano i nostri valori»), Gruden ha scritto su Twitter: «Mi sono dimesso da capo coach dei Las Vegas Raiders. Amo i Raiders, non voglio essere una distrazione. Ringrazio tutti, giocatori, coach, staff e tifosi della Raider Nation. Mi dispiace, non ho mai voluto ferire nessuno».