"CICLO FINITO? SIMONE INZAGHI DODICI MESI FA SEMBRAVA IN DIFFICOLTÀ E POI HA VINTO LO SCUDETTO" – L’APPELLO DI STEFANO PIOLI, A UN PASSO DALL’ESONERO, DOPO LE SEI BATOSTE CONSECUTIVE CONTRO L’INTER E L’ELIMINAZIONE DALL’EUROPA LEAGUE CONTRO LA ROMA - L’IPOTESI CHE L'ALLENATORE DEL MILAN VENGA RICONFERMATO DALLA PROPRIETA’ E’ REMOTA, MA SICURAMENTE RESTERA’ FINO ALLA FINE DEL CAMPIONATO...
Estratto dell’articolo di Carlos Passerini per il “Corriere della Sera”
La resa del Diavolo è la resa di Stefano Pioli, che perde amaramente anche il suo sesto derby consecutivo, con ogni probabilità l’ultimo. Esce a testa bassa, quando l’arbitro Colombo chiude la partita e accende la festa interista, con la musica da rave che rimbomba dentro a San Siro, coprendo anche la rabbia dei tifosi milanisti.
La botta è forte. E rialzarsi sarà dura. «È una sconfitta pesante, ho provato il possibile per rinfrancare i miei giocatori perché dobbiamo finire bene il campionato. Purtroppo ancora una volta non siamo riusciti nemmeno a pareggiare nel derby — ha ammesso —. L’Inter ha fatto un campionato eccezionale, sono 3-4 anni che ha la rosa più forte mentre noi siamo mancati nella continuità ad alto livello.
Sia noi che le altre dobbiamo fare dei passi in avanti se questa Inter è così forte». Così infine sul proprio futuro: «Ciclo finito? Non lo so, Inzaghi dodici mesi fa sembrava in difficoltà e poi ha fatto tutto questo. Io sto bene, la squadra ha margini di miglioramento. Ora dobbiamo finire bene e poi a bocce ferme faremo tutte le valutazioni». Sembra quasi un appello.
zlatan ibrahimovic stefano pioli 1
Che Furlani ascolta: «Pioli? Confermo, è il nostro allenatore. Ora però pensiamo a chiudere la stagione». Che possa restare, è un’ipotesi remota: le verità è che le sue chance sono crollate drasticamente dopo l’eliminazione in Europa League. Una decisione definitiva verrà presa dal club solo a fine stagione, anche per una forma di (doveroso) rispetto nei confronti di un allenatore che ha dato tanto in questi quattro anni e mezzo. Ma il suo destino appare ormai segnato.
Al momento il Milan non ha un nome, ma un profilo: se si cambierà, il prossimo allenatore dovrà essere giovane, innovatore, dal profilo internazionale, compatibile col progetto. La scelta sarà collegiale e spetterà all’ad Furlani, al presidente Scaroni, al superconsulente Ibrahimovic, al dt Moncada e ovviamente al patron Cardinale, che avrà l’ultima parola. La presenza del manager americano ieri a San Siro è la prova più concreta della vicinanza della proprietà. Prima della partita c’è stato un abbraccio fra Cardinale e Pioli. Gesto autentico.
In caso di esonero, l’identikit non porta a Conte, considerato troppo accentratore, mentre i nomi che circolano sono quelli di Lopetegui, De Zerbi, Conceicao, Xavi, Tuchel, Amorim, Fonseca, Galtier e Gallardo. […]
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