“TROPPA ACQUA E TROPPI CHILI PERSI” – LA LETTERA DI SCUSE DI TAMBERI ALLA MOGLIE PER LA PERDITA DELLA FEDE NUZIALE NELLA SENNA DURANTE LA CERIMONIA DI APERTURA DEI GIOCHI OLIMPICI - IL PORTABANDIERA AZZUURO SI VUOLE CONFERMARE CAMPIONE OLIMPICO NEL SALTO IN ALTO MA LA PICCOLA LESIONE ALLA COSCIA SINISTRA RIMEDIATA POCHE SETTIMANE FA NON LO FA STARE TRANQUILLO: "VOGLIO L'ORO MA STAVO MEGLIO A FINE GIUGNO" – "L’ABBRACCIO CON MATTARELLA A ROMA? L'HO SENTITO COME UN NONNO CHE STRINGEVA IL NIPOTE” - "MIO PADRE A PARIGI? NON CREDO PROPRIO - UN FIGLIO? CON MIA MOGLIE ABBIAMO DECISO DI..." - VIDEO
Manuela Croci per il “Corriere della Sera – Sette” - Estratti
«Lei lo sai cos'è la paura?».
Prego, mi spieghi.
GIANMARCO TAMBERI IN COPERTINA SU SETTE - CORRIERE DELLA SERA
«È un sentimento tanto grande quanto l'obiettivo che si vuole raggiungere: rischia di schiacciarci ma è anche la leva per andare oltre i nostri limiti. Per questo bisogna saperla accettare, accogliere. Non aver paura di dire a sé stessi: ho paura. Tutti i più grandi atleti, i giorni prima di un evento importante, sentono risuonare in testa una voce che dice: ce la farò? sarò all'altezza? Devi imparare a conviverci».
È un fiume in piena, Gianmarco Tamberi, 32 anni, campione olimpico (anche Mondiale ed Europeo) di salto in alto. Il ragazzo che con la sua simpatia contagiosa, con le sue piccole grandi follie sotto l'asticella, con quella barba a metà e i boccoli al vento ha regalato all'Italia una delle gioie più grandi a Tokyo e due tra gli abbracci che rimarranno nella mente di chi ama lo sport: quello con il nemico-amico Mutaz Essa Barshim con cui ha scelto di condividere l'oro olimpico e quello con Marcell Jacobs, vincitore dei 100 metri solo una manciata di minuti dopo di lui, quando Gimbo si trovava ancora a bordo pista. Era il 1° agosto 2021.
Oggi a Parigi torna non solo da campione in carica, ma anche da capitano di una squadra di atletica forse mai così forte e da portabandiera, ruolo che condivide con la schermitrice Arianna Errigo. Ma anche con qualche pensiero per una piccola lesione alla coscia sinistra rimediata poche settimane fa e che non gli ha permesso di partecipare alle ultime gare.
Come sta?
«Stavo meglio a fine giugno. Però le cose accadono e bisogna reagire, trovare il coraggio, andare avanti».
(...)
A giugno, allo stadio Olimpico di Roma, ha vinto l'oro davanti al presidente Mattarella ed è corso verso di lui avvolto nel tricolore.
«È stato l'abbraccio che davo e ricevevo dall'Italia intera. L'ho sentito come un nonno che stringeva il nipote, contento per la vittoria che aveva raggiunto».
Cosa vi siete detti?
«Le sue sono state parole molto belle, le stesse che ha ripetuto il giorno successivo consegnando la bandiera a me e ad Arianna. Quella gara l'ha emozionato, tutti gli azzurri dell'atletica l'hanno emozionato. E la cosa più bella è stato sapere che è tornato anche la sera successiva allo stadio. Mi piace pensare che con noi si sia divertito».
Gli Europei erano cominciati con l'oro nella marcia di Antonella Palmisano cui si sono aggiunti il suo e quelli di Marcell Jacobs, Nadia Battocletti, Sara Fantini, Leonardo Fabbri… Alla fine sono stati 11, più 9 argenti e 4 bronzi. Un bottino di 24 medaglie che ci ha portato al primo posto nella classifica generale. Una Nazionale di atletica così vincente non l'avevamo mai vista, cos'ha di speciale?
«Siamo unitissimi: ci sosteniamo, facciamo il tifo l'uno per l'altro, ci aspettiamo a fine gara. Prima c'erano tanti piccoli gruppi e quasi invidia tra gli atleti. La voglia di vincere è rimasta la stessa, ma ora abbiamo capito che se un compagno di squadra vince, ti dà la carica in più per poter riuscire nella tua sfida. Guardiamo quello che è successo a Tokyo: aver visto 5 medaglie d'oro arrivare dall'atletica, quando probabilmente non si pensava di raggiungerne nemmeno una, ha fatto credere a tanti ragazzi che l'impossibile in qualche modo è possibile, che sognare in grande e provarci senza aver paura di fallire si può».
Lo so a un capitano non si chiede di scegliere, ma chi ci sorprenderà?
«Abbiamo tanti ragazzi davvero forti che possono togliersi importanti soddisfazioni in carriera. Mattia Furlani, ad esempio, penso che a livello fisico e di potenzialità è tra gli atleti più grandi che io abbia visto al mondo: ha un talento unico e può fare cose straordinarie. Forse è un po' giovane per riuscirci a Parigi, ma chi lo sa... In questa Olimpiade credo ci sorprenderanno Lorenzo Simonelli, che quest'anno è cresciuto davvero tanto, e Leonardo Fabbri: hanno testa e voglia di raggiungere risultati importanti».
Quello di cui è portabandiera è il team Italia più numeroso nella storia dei Giochi - 403 Azzurri, 209 uomini e 194 donne – nonostante l'assenza delle squadre di calcio e basket non qualificate.
«È una grande responsabilità, un indice di quanto il movimento sportivo italiano abbia lavorato bene in questi anni. Il presidente Malagò e il suo team hanno fatto tanto per noi atleti».
Cosa pensa quando salta?
«Per quanto sembri naturale, il salto è un gesto molto tecnico costruito nei minimi dettagli con formule matematiche che si prova a replicare nel modo migliore. Prima di saltare c'è un momento in cui mi concentro su tutti questi aspetti e ripercorro quanto provato in allenamento, quindi cerco di attivarmi a livello nervoso facendo salire l'adrenalina così da tradurre in pratica tutta la teoria appena ripassata».
La cosa più bella del villaggio olimpico?
«Sentirsi parte di qualcosa che hai sognato fin da piccolo. Il Villaggio è l'emblema dell'Olimpiade: ragazzi che arrivano da tutto il mondo, sport diversissimi».
Quindi ha realizzato il suo sogno di bambino.
«Quasi: volevo andare all'Olimpiade, però nel basket».
Ma così non sarebbe a Parigi.
(ride) «È vero. Ho visto la partita dei ragazzi di Pozzecco contro la Lituania, sapevo che non sarebbe stato facile. Mi spiace molto per loro. A Tokyo c'erano e sono stati tra quelli che hanno aspettato svegli me e Marcell a Casa Italia per farci i complimenti e abbracciarci. Sarebbe stato belli averli con noi anche oggi».
La sua disciplina richiede una dieta molto ferrea, ora il suo corpo ha il 3,3% di grassi, la prima cosa che mangerà dopo l'ultimo salto all'Olimpiade?
«La vera domanda non è quello che mangerò, ma per quanto tempo mangerò tutto quello che vorrò… (torna a sorridere). Inizierò una nuova sfida con me stesso, chissà quanto potrò mandare giù».
Le lasagne della nonna Graziella la aspettano.
«Già prenotate. Non so da quanto non le mangio».
Cosa fa Gianmarco Tamberi quando non si allena?
«Terapie, yoga, visualizzazione. In realtà quando non mi alleno, mi alleno. La mia vita è dedicata a questo. Se ho un giorno di riposo, non posso andare al mare, divertirmi… non sarebbe riposo, mi stancherei. Di solito la giornata di riposo precede quella di salto – accade circa ogni dieci giorni – quindi per 24 ore devo stare in modalità zen per recuperare le energie».
In un'intervista mi disse: «Sono “sportcentrico”. Anche se cerco di mettere Chiara al centro, quando mi alleno o preparo una gara, tutta la mia testa va su quell'obiettivo».
«È per questo, ad esempio, che abbiamo rinviato di comune accordo la scelta di avere un bambino. Prima dobbiamo chiudere questo cerchio. Ad una piccola nuova vita voglio poter dedicare tutta la giusta attenzione. Dopo Parigi e speriamo sia una piccola Chiara».
Sono state più le rinunce o le soddisfazioni?
«Non sono paragonabili, molte più le rinunce. Almeno per ora, riparliamone dopo Parigi».
Quante Torre Eiffel ha in casa?
(chiede aiuto alla moglie Chiara che le conta) «Sei, no eccone un'altra. Sono sette. Distribuite ovunque».
Cos'è questa Olimpiade per lei?
«È quella che mi farà capire cosa sono io per questo sport: ho dato tutto quello che potevo, ora voglio vedere cosa posso ottenere. Sogno il back-to-back».
Chiuderà la carriera dopo Parigi?
«Ora voglio solo pensare alla gara».
GIMBO TAMBERI SERGIO MATTARELLA
Chi c'è con lei in Francia?
«Ho amici che avevano comprato il biglietto per Rio, ma lì non ho gareggiato; poi volevano venire a Tokyo, ma sono stati fermati dal Covid. Questa volta saranno in 30-35, devo anche a loro i miei risultati».
Ci sarà anche suo padre?
«Non penso proprio».
Su Instagram ha scritto: “Sorprendere è sempre stato il mio stimolo più grande”. Come ci sorprenderà?
«Spero di riuscirci, risentiamoci l'11 agosto e mi dirà lei se ce l'ho fatta».
tamberi arianna errigogianmarco tamberi e la squadra italiana alla cerimonia d apertura delle olimpiadi di parigi 2024arianna errigo tamberitamberi e la moglie
tamberiGIMBO TAMBERI SERGIO MATTARELLAtamberi europei romatamberi europei romatamberi europei romatamberi chiara bontempi