matteo berrettini

COSA MANCA A BERRETTINI PER BATTERE NADAL? ROVESCIO, ESPERIENZA, FAME E FURIA AGONISTICA – RAFA HA APPROFITTATO DEL PUNTO DEBOLE DELL’AZZURRO: QUASI MAI UN ROVESCIO BIMANE VINCENTE. I COLPI DA APPLAUSI MATTEO LI HA MESSI A SEGNO IN BACK. E POI IN QUESTE PARTITE SONO DA RIDURRE AL MINIMO GLI ERRORI GRATUITI (MATTEO HA CHIUSO CON 39, PIÙ DEL DOPPIO RISPETTO AI 18 DI NADAL)…

Marco Calabresi per corriere.it

 

nadal berrettini

«Questo è uno sport maledetto. Devi provare a chiedere sempre di più a te stesso, altrimenti queste partite non si vincono». Matteo Berrettini è uscito dal campo con l’ovazione del pubblico della Rod Laver Arena, da lunedì sarà numero 6 del mondo. Continua a crescere, continua a trovare consensi in tutto il mondo, vince partite epiche come quelle contro Alcaraz e Monfils. Eppure non basta ancora. Ci sono sempre quelli là davanti, quelle leggende che proprio non vogliono saperne di lasciare spazio ai più giovani.

 

Capiterà, nell’inevitabile trascorrere del tempo. Ci sarà un giorno, come sta capitando per Federer, in cui Nadal e Djokovic non faranno più parte del circuito; il serbo si è fatto espellere dall’Australia ma tornerà, lo spagnolo aveva saltato metà stagione, aveva avuto il Covid e perso quattro chili di liquidi nel match contro Shapovalov.

BERRETTINI NADAL

 

Eppure ha avuto la lucidità di capire meglio di Matteo come vincere la partita e andarsi a giocare, domenica, il suo 21° titolo dello Slam, che lo porterebbe a staccare Federer e soprattutto Djokovic, il favorito di tutti per andare in fuga. «Non è giusto nei confronti di Rafa dire che gli abbia regalato i primi due set - le parole di Matteo -. Non sono stato al suo livello di intensità mentale, non ricordo un suo errore gratuito a inizio match. Non è da tutti i giorni giocare con Rafa in uno Slam, ma sento di poter fare di più».

 

Cosa manca a Berrettini per essere all’altezza di Nadal, come era stato per Djokovic capace di sconfiggerlo negli ultimi tre tornei dello Slam? Prima di tutto l’esperienza, e quella non si migliora con l’allenamento. Nadal era perfettamente consapevole che contro un martello di dieci anni più giovane sarebbe servita l’aggressività sui primi colpi dello scambio e a inizio match, quando sei nel pieno delle energie e te la puoi giocare anche con uno che da bambino ti guardava in tv e sognava di diventare come te. Ed è esattamente quello che ha fatto Nadal.

BERRETTINI NADAL

 

Contro queste macchine da guerra serve la partita perfetta: ridurre al minimo gli errori gratuiti (Matteo ha chiuso con 39, più del doppio rispetto ai 18 di Nadal, e 24 di questi sono arrivati nei primi due set), sfruttare i minimi cali dell’avversario, che tradotto significa sperare in qualche risposta in meno in campo su una prima devastante come quella di Berrettini, che ha chiuso però con «soli» 14 ace, quattro soli in più rispetto al minimo di questo torneo, i 10 contro Alcaraz.

BERRETTINI NADAL 2

 

C’è poi quello squilibrio tra incisività del dritto e del rovescio su cui Matteo lavora da anni, giorno dopo giorno, con Vincenzo Santopadre, con risultati evidentissimi. Nadal, pur avendolo incontrato una sola volta, due anni e mezzo fa in un’altra semifinale Slam a Flushing Meadows, sapeva benissimo dove andare a mettere la palla per avere le maggiori chance di vincere scambi e partita. Con una diagonale diabolica, sul lato sinistro di Matteo, quello del rovescio: quasi mai un rovescio bimane vincente, molto più spesso quello di colpi interlocutori all’interno dello scambio. I colpi da applausi con il rovescio, Matteo li ha messi a segno in back: sorprendentemente belli, efficaci, ma non ancora sufficienti per andare a prendersi la corona dei Re.

MATTEO BERRETTINI COME DAMIANO DEI MANESKIN - MEME BY EMAN RUSberrettiniBERRETTINI NADAL

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…