MILAN, LA CINA NON E’ COSI' VICINA – PIU’ CHE UNA TRATTATIVA, QUELLA COL CONSORZIO DI PECHINO SEMBRA UNA MANO DI POKER: SE DOMANI NON ARRIVANO I 100 MILIONI BERLUSCONI POTREBBE TENERSI IL CLUB – CON I 200 MILIONI DELLE CAPARRE - IL CAV INTENZIONATO A RILANCIARE L'IDEA DI UN MILAN TUTTO ITALIANO DA SFRUTTARE IN VISTA DELLE ELEZIONI POLITICHE
Luca Pagni per la Repubblica
Il closing infinito, la lunghissima vendita del Milan, è ormai arrivato ai minuti di recupero dei tempi supplementari. Il classico lunedì di Silvio Berlusconi è stato soltanto apparentemente interlocutorio, tra riunioni incalzanti: quella di famiglia ad Arcore, allargata a Galliani, e quella di avvocati e consulenti finanziari negli uffici di Fininvest.
Per quanto sembri non finire mai, il tempo scorre sul cronometro e il risultato - salvo miracoli - sembra segnato sul tabellino: nonostante le rassicurazioni sul versamento atteso domani dell' ultima tranche da 100 milioni di euro (per il notevole totale di 300 sui 520 a suo tempo pattuiti da Fininvest col nebuloso fondo cinese Sino Europe fino al mancato closing del 3 marzo), Berlusconi è sempre più intenzionato a incamerare le caparre fin qui versate alla sua holding da Hong Kong e dalle Isole Vergini. Se così fosse, a fine mese l' affare salterebbe.
Con quei 200 milioni, Berlusconi riprenderebbe la gestione del Milan, rilancerebbe l' idea della squadra italiana, rinnovando il contratto a Donnarumma, e potrebbe perpetuare il solito tentativo politico: constatare se il ruolo di presidente del calcio italiano più vincente di sempre avrà effetto taumaturgico nelle elezioni della prossima primavera.
BERLUSCONI LE GLORIE DEL MILAN E TEO TEOCOLI
Il tutto in attesa di trovare un nuovo compratore, che stavolta i soldi li tiri fuori davvero: magari meno di quelli pretesi, secondo gli accordi pubblicamente dichiarati, prima dal broker thailandese Bee Taechaubol (480 milioni per il 48% delle quote, valutazione complessiva 1 miliardo) e poi appunto dal capofila cinese di SES, Yonghong Li (520 milioni, più la copertura dei debiti bancari di 220 milioni, più gli investimenti garantiti sul mercato per tre stagioni a 100 milioni l' anno, più la gestione annuale da 80 milioni).
Più che una trattativa, insomma, sembra una mano di poker. La versione ufficiale vuole che, per firmare un nuovo contratto in esclusiva dopo quello decaduto il 3 marzo, Berlusconi voglia il bonifico con la caparra di altri 100 milioni. E che SES, se non sarà in grado di portare la somma rimanente entro l' assemblea dei soci (a questo punto da convocare entro metà aprile), invece di perdere 200 milioni sia pronta a lasciarne a Fininvest addirittura 300, entrando nel guinness dei primati per l' affare più sballato di sempre.
In privato il patriarca giura di non volerne più sapere del Milan e dei suoi costi. I 100 milioni in questione, secondo fonti finanziarie, sono già disponibili: se ne aggiungerebbero altri 140, già fuori dalla Cina. Ma a questo punto, per chiudere formalmente l' affare, ne mancherebbero altri 100, più 170-180 per coprire le perdite degli ultimi mesi e impostare la prossima stagione sportiva.
E anche se viene accreditata la versione che SES li abbia effettivamente raccolti in Cina e che sia bloccata soltanto dalle autorità di Pechino, che hanno introdotto regole più severe per l' espatrio di capitali e reso più selettivi gli investimenti all' estero (quelli nel calcio non sono più graditi), la cosa certa è che il fischio finale incombe, a fine mese.
berlusconi sacchi baresiHAN LI - BERLUSCONI - Yonghong Li