MODA IN (ARTE) DIGITALE - DA GUCCI A DIOR, DA PRADA A CALVIN KLEIN, TUTTI SEDOTTI DA UNA NUOVA GENERAZIONE DI ARTISTI CHE HA TROVATO SU INSTAGRAM IL SUO SPAZIO CREATIVO - DA MAININI A TARELLA, ANCHE IN ITALIA, L'ARTE DIGITAL CONQUISTA I GRANDI MARCHI
Antonio Zuddas per la Repubblica
L' arte è sempre stata una componente fondamentale nel processo creativo della moda. Spesso però avviene anche il percorso inverso, laddove il nuovo impero digitale diventa oggi un terreno estremamente fertile. Per i digital artist, più che ispirazione, la moda è diventata un vero e proprio supermarket di contenuti.
Partiamo dal caso più eclatante: GucciGhost. Meno conosciuto con il nome di Trevor "Trouble" Andrew (quello reale), GucciGhost è uno street artist e musicista americano che si è fatto notare per la sua originalissima rielaborazione del logo Gucci. Alessandro Michele, direttore creativo della maison, lo ha coinvolto per creare con lui la nuova collezione FW16.
La memorabile sfilata aveva due punti di vista anche in termini di linguaggio, quello ufficiale sui canali più istituzionali di Gucci e l' altro, quello folle e anarchico dell' artista, che per l' occasione si è divertito con un magistrale takeover del profilo Gucci su Snapchat in pieno stile GucciGhost.
Dior ha osato ancora di più, affidando una delle sue digital campaign per gli occhiali da sole a un artista irriverente come BessNyc4. Dough Abraham creava gioielli a New York per il suo marchio Bess ma con scarso seguito, dopo alcuni anni ha invece raggiunto il successo grazie a un profilo Instagram in cui postava mash- up di campagne di moda e scene porno dal potente impatto visivo e concettuale.
Le sue immagini sono un pugno in faccia con un guanto di strass. In pochi post si passa da brandelli di Kate Moss per Jurgen Teller a Justin Bieber per Calvin Klein, inseriti in scenografie kinbaku (il bondage giapponese) o "semplicemente" junkie.
Avani Rui, artista eclettica newyorkese, ripropone prodotti e loghi di brand di moda mixati e ricontestualizzati in oggetti e situazioni di quotidianità. Chi non vorrebbe una sacca per pesci rossi firmata Vetements?
Questa nuova ondata di artisti è florida anche in Italia, tra le storie più interessanti spicca quella di Luca Mainini, digital artist dalla forte ispirazione Warhol-Rotella.
Il feed di Psycho Diva (il suo nome su Tumblr) è un archivio folle di artwork e gif animate dove borse di Prada diventano la faccia di strani esseri viventi, e rossetti antropomorfi Estée Lauder si tuffano in loop dentro labbra seducenti.
Andrea Tarella, giovane illustratore milanese, ricrea scenari di moda, ricostruendo intorno a delle reali scarpe di Church' s o a un paio di calze Gallo un' intera situazione completamente surreale e con personaggi di fantasia.
Una storia particolare è anche quella di Giulia Scalese, che con il suo The Collecteur su Instagram ha creato quasi un vero e proprio e-commerce multimarca in cui i prodotti sono presentati come protagonisti di storie in collage o minivideo dal forte impatto empatico e creativo. Praticamente è come se un negozio fosse il Paese delle Meraviglie.
Il fenomeno cresce continuamente e non è difficile capire il perché: la combinazione di digital artist e fashion designer è ormai una strada obbligata per raggiungere i follower attraverso un linguaggio facilmente comprensibile.