GIANNI MURA GRAFFITI – L’INTERVISTA A PAGANI-SCANZI IN CUI CONFESSO’:  “DOPO LA SQUALIFICA DI PANTANI PENSAI DI LASCIARE ‘REPUBBLICA’ E IL MIO LAVORO”- ECCO PERCHE’ – "PANTANI ERA UN ALIENO. NEL PARLARE E NELLA PEDALATA. NON HO MAI TROVATO CICLISTI CHE PER RILASSARSI ASCOLTASSERO CHARLIE PARKER, NÉ SCALATORI CHE COME LUI DICESSERO: "VADO FORTE IN SALITA PER ABBREVIARE LA MIA AGONIA" - IL RICORDO DI GIANNI BRERA (DI CUI FU CONSIDERATO L’EREDE), IL VINO, GLI AMATI CANTAUTORI, LE SIGARETTE RAZIONATE: "PREDILIGO SOLO QUELLE PIÙ IMPORTANTI: AL CESSO, DOPO IL CAFFÈ, ALLA FINE DEL PASTO" - VIDEO

 

https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/pantani-gianni-mura-dopo-sua-squalifica-pensai-lasciare-71563.htm

 

 

Malcom Pagani e Andrea Scanzi per "il Fatto Quotidiano"

 

gianni mura

Con il menisco evaporato: "È a pezzi, strano per uno che dallo sport è stato lontano" e le sigarette razionate: "Ormai, a un passo dalla crisi d'astinenza, prediligo solo quelle più importanti: al cesso, dopo il caffè, alla fine del pasto" Gianni Mura non ha mai venduto fumo. Non firma appelli e rifiuta da sempre di iscriversi al Partito. A 68 anni, non ha cambiato idea: "Vorrei chiamarmi fuori dai due schieramenti che dalla morte di Pantani si danno battaglia con immutabili argomentazioni che non mi appartengono".

 

Ce le espone?

Chi urla: ‘Cazzo, ancora ce la menate con questo drogato' e chi risponde: ‘Lo hanno imbrogliato, era un angelo caduto dal cielo, vittima di un complotto cosmico'. Pantani aveva una grandissima umanità. Se lo sono dimenticati tutti.

 

Non i tifosi.

Pantani ha vinto una quarantina di corse, quante Merckx in una sola stagione. Ma sapeva accendere la fantasia come pochissimi altri. Durante il tour del '98 l'Italia si bloccò. Le vecchiette in estasi, la gente accalcata al bar come negli anni 50. Se ancora, in quei sacrari verticali che sono le salite, la gente mette cartelli per ricordarlo significa che l'eco delle emozioni non si è spenta. Nei suoi confronti c'è una gratitudine che va oltre il rimpianto e la Pietas. È un riconoscimento costante, silenzioso, non appariscente.

MARCO PANTANI VINCE IL TOUR DE FRANCE

 

Perché secondo lei?

Non conta solo vincere. Conta soprattutto come lo si fa. E Pantani, rispetto al suo microcosmo, era un alieno. Nel parlare e nella pedalata. Se lo osservi, manifesta un'inesausta stanchezza. Una sofferenza nutrita da pochi sorrisi e nessuna ombra di felicità, neanche sul traguardo. Non ho mai trovato ciclisti che per rilassarsi ascoltassero Charlie Parker, né scalatori che come lui dicessero: "Vado forte in salita per abbreviare la mia agonia". Pantani era di quella pasta. E comunque, come lui non ne vediamo più.

 

Lei lo aveva soprannominato Fossile.

O Pantadattilo. Un cardellino di 56 chili in mezzo alle aquile che portava fieramente pizzetto e baffi non diversamente dai primi ciclisti dei tempi eroici alla Petit-Breton. Entusiasmava perché scuoteva dalle fondamenta uno sport di ragionieri o, per essere più precisi, di grandi passisti che andavano forte a cronometro e in salita si limitavano a controllare. Pantani in salita tirava colpi pazzeschi. Non calcolava. Che gli andasse bene o male, giocava d'istinto. Dava retta a pochissime persone. Non distingueva gli amici veri da quelli falsi. Un vizio che alla lunga lo ha progressivamente avvicinato alla fossa.

 

A chi avrebbe dovuto dar retta?

pantani

A chi cercava di riportarlo in pista perché gli voleva bene e capiva che senza bici, Pantani era mutilato. C'era chi gli riempiva le notti di coca e donne a pagamento per scroccargli denaro o stordirlo. La sua fine, tristissima e molto dolorosa, tecnicamente è un suicidio lungo 5 anni. Con tentativi di riemersione e nuovi inabissamenti. Ed è soprattutto una storia di profonda e straziante solitudine. Se avesse avuto vicino uno come Luciano Pezzi, l'ex comandante partigiano che era stato con Gimondi e che a Marco fece firmare un contratto mentre era in stampelle parlando in romagnolo stretto, Pantani forse sarebbe ancora qui.

 

La avvertirono a pranzo.

Ero con mia moglie, in ferie, senza computer. Mi chiamò un collega quasi omonimo, Aligi Pontani: "È morto Pantani". Io di getto: "Che cazzo dici? Inventatene un'altra". Poi dettai a braccio. Un quarto d'ora. L'articolo meno scritto della mia vita.

 

Lei su Pantani ha scritto molto.

pantani

Anche se a lui è legato il momento più difficile del mio percorso, non ritiro una virgola. Dopo Madonna di Campiglio, quando venne trovato con l'ematocrito impazzito, venni investito dalle lettere. Il senso era: ‘E adesso, dopo averci aiutati a innamorarci di lui, come la mettiamo con la sua squalifica?'. Mi mandarono in crisi. In questo sempre più sputtanato mio mestiere, il rapporto di fiducia con il lettore è tutto. . Avremmo dovuto disporre di provette e intercettazioni. Non le avevamo. Puoi andare a 200 all'ora in autostrada, ma se il Tutor non ti becca sei pulito.

 

Cosa è cambiato in 10 anni?

L'unica cosa nuova è che l'ultima disperata invocazione di Pantani: ‘Leggi uguali per tutti', è stata inascoltata. Per qualcuno, un nome a caso Armstrong, si faceva un'eccezione. Per tenergli un bell'ombrello aperto sulla testa si scomodava L'Uci, L'unione ciclistica internazionale. Non Fracazzo da Velletri.

 

 

 

MURA IN RICORDO DI BRERA

la stanza di marco pantani in hotel

Da https://storiedicalcio.altervista.org/

 

Dicono che la nebbia sia il vestito migliore, nella Lombardia di pianura, e questi sono giorni di nebbia a San Zenone, dove Gianni Brera nacque ed è sepolto, di nebbia anche tra Maleo e Casalpusterlengo, sulla strada dove morì. Sono già dieci anni. Che sono tanti e sono pochi, dipende da come li si è vissuti, chi li ha vissuti. Dieci anni fa non c’ era nebbia, quella notte. Dicono che lui dormisse, dietro. Sicuramente aveva bevuto solo acqua il suo amico che guidava.

In questo Brera aveva anticipato di molto il palloncino. Come in Germania e in Scandinavia, o si hanno amici astemi (non è così facile) o uno a turno non beve. Strana la vita, e anche come finisce, in uno speronamento tra navi di terraferma. Gli speronatori si salvano tutti, tutti gli speronati muoiono. Sono andato a vederlo, quel pezzo di strada. Nemmeno due camion riuscirebbero a speronarsi, due macchine sì. Non è giusto, ho pensato. Lo penso ancora, come uno dei Senzabrera che avrebbe amato sentirti raccontare le tue storie e il nostro sport, e non solo quello, a lungo e a lungo.

PANTANI TOUR

 

 

Ecco che sono passato al dialogo, mi viene naturale. Non hai idea di quelli che scrivono o semplicemente mi fermano per la strada e chiedono: ma Brera cos’ avrebbe detto di questo? E questo può essere tante cose: il Pallone d’ oro a Ronaldo, l’ albero di Natale o 4-3-2-1 del Milan, Pantani, il Chievo, la Lazio. Mi usano come un tavolino a tre gambe. Il bello è che anch’ io ogni tanto mi chiedo cos’ avresti detto di Buffon, o di Totti, o di Zidane, o degli ultimi mondiali.

 

Non andandoci, sicuro: già avevi schivato la Corea nell’ ’88, e Tokio ’64 ti era bastata. Ricordi? «Una giapponese di orrenda dolcezza istruiva allieve nell’arte di intingere fiori (mo seh) nella sabbia quarzosa d’ un riquadro. Kokorekè nikè, neh. Ciocciorekè minè, mah. Nennenne, correggeva la maestra. E al fiore secco da campanula vetrata aggiungeva la mimosa la querquedula la blastula la morula e so mare japanica».

Pantani mollica

 

Avresti chiamato Ronaldo abatone come già avevi fatto con Eusebio? Penso di sì, ma non posso giurarci. Invece giurerei che da tempo avresti scritto un pezzo (ne avevi facoltà) che cominciava così: «Egregi Signori del Calcio, ritengo opportuno segnalarVi che mi avete veramente rotto i coglioni».

 

Capello, il tuo Gran Bisiaco, l’ avresti difeso comunque. E avresti fatto bene: di tutti gli allenatori in attività, era l’unico al tuo funerale. Mi chiedo, ancora, come reagiresti a una critica, forse il termine è eccessivo, insomma a dei colleghi che battezzano come nuovo Riva, nuovo Pelé e nuovo Maradona il primo ragazzotto che indovina due colpi di fila. E a giornali, sportivi e no, che invocando le leggi di mercato di solo mercato fanno leggere, pagine e pagine, arrivi e partenze, il tutto reso più grottesco dal fatto che non c’è una lira, anzi un euro, ma nel caleidoscopio impazzito che è l’ informazione vale tutto e il contrario di tutto. La competenza, mon vieux, alle ortiche. Conta il volume, non nel senso del libro o della stazza.

Christine Jonsson PANTANI

 

Chi vosa pussée la vaca l’ è sua (Piero Mazzarella, giusto?). E trasportare il faccione su qualunque teleschermo. Te lo dico perché tu, da direttore della Gazzetta, avevi aperto le pagine (anche la prima, per essere precisi) a chiunque, sportivamente parlando, avesse una competenza specifica e un italiano decente. Più di 50 anni fa. Senti queste righe: «Entrato in surmenage, il pedatore si comporta come la scimmia che è in ciascuno di noi quando gli vengon meno i freni inibitori. Sul campo è istrione da fescennino e mattatore drammatico. Al primo colpo inizia le laudi della professione della madre di colui al quale appartiene il gomito o il piede che l’hanno colpito. Il dialogo è serrato e chiama in causa anche i compagni, l’ arbitro e gli avversari.

 

E quando è lui a commettere il fallo, e l’ arbitro lo ferma, subito alza le braccia al cielo, inarca le reni, sbuffa, spergiura. In un paese civile questi lazzi di provocazione verrebbero puniti con l’ espulsione immediata. In Italia sono scoppiati anche gli arbitri, e tutto fila».

Marco Pantani

 

Tutto fila, in questa direzione, molto più di prima, e questo ti è risparmiato. Tu (vent’ anni fa, venticinque?) t’indignavi, tu che nello sport esaltavi il vir, il combattente leale, fosse Rombo di Tuono o Pinna d’ oro, non so come ti ritroveresti a cantare le gesta di fighettoni montati che comunicano via Internet, che guadagnano quello che Di Stefano non s’è mai nemmeno sognato, che il sabato dicono che siamo una bella grande famiglia e com’ è giusto il turn over (credo che tu avresti coniato qualcosa, al posto di turn over) e la domenica vaffanculano l’ allenatore che li sostituisce a cinque minuti dalla fine. Nemmeno so, ma non importa poi tanto, come ti saresti ritrovato davanti a certi presidenti-padroni delle ferriere (o della melonera), ai morti e feriti da pallone, all’ Epo e al Gh, al dibattito su Recoba per il quale abatino sarebbe già un complimento.

 

GIANNI MURA

A proposito di presidenti, certamente ti sarebbe piaciuto il giovane Campedelli, che ha un’ aria mammolona ma col calice davanti vale un paio di alpini. Non solo per questo. La prima volta che l’ho visto il Chievo andava bene, più o meno un anno fa, e tra le varie cose gli chiesi se avesse rimpianti. E pensavo mi rispondesse (come Rivera): quello di non essere mai stato giovane. Invece disse: uno solo, quello di non poter leggere un pezzo di Brera sul Chievo. L’ avrei abbracciato (ovviamente, non l’ ho fatto) perché era una risposta asciutta e consapevole, piena di nostalgia e di stima. 

 

E poi perché l’ avevo già pensato io: come mi piacerebbe leggere un pezzo di Brera sul Chievo, come quelli scritti per la mirabellissima Atalanta, per il Cagliari, per il Verona di Osvaldo Schopenauer Bagnoli, per il Perugia di D’Attoma, per tutte le piccole grandissime squadre che riescono a infilare il loro bastone nelle ruote dorate, per le scarpe grosse e il cervello fino, per quelli che dal loggione arrivano alle prime file, per il riscatto dei poveri o dei meno ricchi, diciamola tutta. Anche Del Neri ti sarebbe piaciuto.

 

TOMBA DI MARCO PANTANI

Non quello che continua a dire che il primo obiettivo è la salvezza, ma quello che ama parlare dopo l’ ora canonica, come Rocco, quando la luce delle lampade è azzurrata dal fumo e sul tavolo restano le briciole e qualche bottiglia, e si parla per il piacere di parlare, perché comunque c’è una passione condivisa, ‘sto porco pallone, e si sentono meno gli anni e i chilometri.

 

Forse ti piacerebbe anche Cuper e sull’ Inter sapresti tutto (senza scrivere tutto) perché Moratti te lo racconterebbe, per antica tradizione di famiglia, mentre a me non lo racconta. Sembra che stiano tornando di moda le ali, ed è grazie al Chievo. In compenso, Milano è piena di ristoranti giapponesi (cioccioreké miné). Dei tuoi amici osti è morto Franco Colombani, è morto Giuliano Metalli, è morto Alfredo Valli, ma prima ha fatto in tempo a mettere in menù un risotto dedicato a te (coi borlotti).

 

tonina pantani

E adesso devo dirti una cosa. Io questo pezzo dei dieci anni ho cercato di schivarlo fino all’ultimo giorno, di dribblarlo come nemmeno Rocco Fotia. Perché credevo di aver detto tutto quello che c’ era da dire nel coccodrillo, e nei pezzi a un anno dalla tua morte, a due e a cinque, e in tutti quelli fatti sulle pagine di Milano, in nome e per conto dei Senzabrera.

pantani, 10 anni dalla morte del pirata 8

 

Adesso l’Arena di Milano, a due passi da casa tua, è dedicata a te, con tanto di lapide, e mi sembra una bella cosa dopo tante figure di merda. Sì, una bella cosa. Hai anche una via a Soveria Mannelli, in Calabria, e una a Roma. Milano è molto cambiata, io direi in peggio ma molti direbbero in meglio. Non parliamo di politica, altrimenti dovrei informarti che l’Italia ha già partecipato a una guerra umanitaria e sta per partecipare a una guerra preventiva. O dovrei immaginare cosa pensi della devolution, tu che hai parlato di Padania prima di altri.

COVER LIBRO GIANNI MURA

 

 

Ma già così l’abbiamo tirata per le lunghe. Il pezzo l’ho scritto perché al giornale hanno detto che dovevo scriverlo io, e un po’ di senso del dovere mi rimane (sarà l’eredità del padre carabiniere) anche quando non sono molto d’ accordo. Ma credo che sarà l’ ultimo. In questi giorni di rievocazione si discute sulla tua eredità professionale. Mi sembrano discorsi inutili. Non si misura la vastità di un lago dal numero degli emissari, né l’altezza di una sequoia dal numero di sequoiette che ha sfornato. E quindi nel nostro paesaggio professionale tu vali Ayers Rock, punto e basta. Averti letto e poi conosciuto è stata una fortuna e una ricchezza, averti perso un dolore. I ricordi pubblici sono faticosi, quasi imbarazzanti, preferisco ricordarti rileggendoti o bevendo un bicchiere di Barolo (scusa, ma ultimamente mi piace più del Barbaresco) o tossendo con la prima sigaretta del mattino. Per il resto, vale la promessa da Malta: continuerò a portarti in giro, ma selezionando i luoghi. L’ erba di San Siro ti farebbe smadonnare, il prossimo Tour promette bene.

gianni mura (2)pantani, 10 anni dalla morte del pirata 7pantani, 10 anni dalla morte del pirata 4pantani, 10 anni dalla morte del pirata 3pantani, 10 anni dalla morte del pirata 2pantani, 10 anni dalla morte del pirata 16pantani, 10 anni dalla morte del pirata 15pantani, 10 anni dalla morte del pirata 6

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...