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GIANNI MURA PER ANNI VITTIMA DI ESTORSIONE: QUANTO HA PESATO QUESTA ANGOSCIANTE STORIA SULLA SUA SALUTE? – IL CRONISTA TRADITO DALLA SUA GENEROSITA'. MA PERCHE' NON DENUNCIARE PRIMA LO STALKER CHE MINACCIAVA DI UCCIDERE SUA MOGLIE. NEGLI ULTIMI TEMPI ERA ARRIVATO A PRETENDERE CHE MURA GLI COMPRASSE UN APPARTAMENTO O, IN ALTERNATIVA, VERSASSE LA SOMMA DI 40 MILA EURO DEFINENDOLA UN "TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO"
GIGI GARANZINI per la Stampa
Alzi la mano destra chi da Gianni Mura si è mai sentito rifiutare una prefazione. O si è sentito rispondere che no, a quel convegno, a quella commemorazione, a quella serata non sarebbe andato: perché era stanco, perché era stufo, perché doveva pur dare un'occhiata alla salute, oltre che all'anagrafe.
Era così consapevole del suo talento, e dell'indice di popolarità che ne derivava, da avvertire il dovere della condivisione, della generosità. Con una sensibilità particolare non dico per le cause perse, questo no: ma per gli ultimi certamente sì.
Una sera scoprì in un matrimonio langarolo un musicista alle prime armi che gli piacque: quando, tempo dopo, scorsi un paio di cd sul suo tavolo di redazione finse di cadere dal pero e buttò lì en passant che gli sarebbe piaciuto dargli una mano.
Seppi poi, ma dal musicista non certo da lui, che l'aiuto era consistito in parole ma anche in opere. Meglio dieci righe in più che in meno, meglio un bicchiere di troppo del rischio di ritrovarsi con la gola secca. Era la sua filosofia di vita, pur se schermata da quella "sardità" che a prima vista lo faceva sembrare burbero.
Conoscendola, quando è uscita ieri la notizia è sembrato anche a me come a tutti di cadere dal decimo piano. Ma poi, nel giro di poco, il piano è diventato il terzo, forse il secondo. Per la legge dei grandi numeri. Perché tra tante persone che lo meritano, e dio solo sa quante Gianni ne abbia aiutate in vita sua, il farabutto fa purtroppo parte della statistica. E più una persona è generosa più la sua buonafede istintiva lo rende di una fragilità insospettabile.
Adesso è facile ripensare a certi silenzi improvvisi, come se la mente fosse parcheggiata altrove, a certi momenti in cui ti guardava e sembrava non vederti. Il soggetto non poteva essere che la salute, i cui scricchiolii duravano da qualche tempo. Come pensare ad un ricatto?
A una vicenda così sporca nata, come sempre, dalla volontà di far del bene? Forse stava prendendo la rincorsa, forse quella pausa era l'inizio di una richiesta d'aiuto: ma subito ammollava una battuta, su Conte o su Mourinho, e riprendeva in mano le carte da scopa, l'ultima volta dal comodino della San Camillo. Eravamo così sollevati, noi "senzamura", all'idea che fosse almeno stato un infarto a portarselo via. Tecnicamente sì. Ma chissà quanto indotto da quella brutta storia irrisolta, dall'angoscia di dover lasciare a Paola l'eredità di una porcheria che non era riuscito a gestire e lo aveva poco alla volta imprigionato.
Se solo il suo stalker, con rispetto parlando, anche troppo, si fosse arreso almeno davanti alla morte, di questa storia non avremmo mai saputo nulla. Invece no, era stata così facile, così in discesa sino al 21 di marzo che tanto valeva continuarla: cambiando destinatario e alzando il livello delle minacce. Qualche anno fa Gianni aveva scritto anche un bel giallo con il Tour a far da sfondo, e si era divertito non solo a inventarsi il commissario Magrite, anagramma del suo adorato Maigret, ma anche a ritagliarsi un ruolo da sospettato-principe per una serie di delitti.
Nella finzione ne era uscito vittorioso, lasciandosi aiutare. Nella vita reale non è andata così. Per la buona e semplice ragione che le salite era abituato a farsele da solo: date retta a Emanuela Audisio. Anche il necrologio se lo sarebbe probabilmente scritto da sé, se solo si fosse immaginato. Come Ennio Morricone, per non disturbare. Caro Gianni, da ieri pomeriggio la macchina della commemorazione postuma si è rimessa in moto. Ci vuol altro per sporcare una memoria come la tua.