ECCO PERCHE’ LA JUVE HA VENDUTO HIGUAIN – LA PARTITA DI IERI SERA RACCHIUDE LA CARRIERA DEL 'PIPITA': SBAGLIA UN RIGORE E SI FA ESPELLERE CON UNA SCENEGGIATA COME A UDINE CON IL NAPOLI - IN ARGENTINA NON VOGLIONO VEDERLO NEMMENO IN FOTOGRAFIA. GLI DANNO LA COLPA DI 2 FINALI DI COPPA AMERICA E UNA FINALE MONDIALE – QUANDO IL GIOCO SI FA DURO, I DURI COMINCIANO A GIOCARE. E QUINDI HIGUAIN... - VIDEO
Arianna Ravelli per il Corriere della Sera
Spinge via tutti. Gonzalo Higuain vuole cadere da solo. Solo con troppi avversari da battere tutti assieme: l' attaccante più forte del mondo che gli ha tolto il posto due volte (una a Madrid e una a Torino), la sua ex squadra «che mi ha cacciato, no?
lo dicono tutti», frustrazioni, fantasmi, rivendicazioni, quel sentimento di torto subito, che ti rode dentro lasciandoti senza lucidità.
Spinge via Kessie dal dischetto del rigore ed è stata la prima pessima idea di una serata da manuale dell' autolesionismo. «Ma me la sentivo Ho tirato il mio solito rigore, Szczesny mi conosce, ed è partito prima, ma i rigori li sbaglia chi li calcia». Spinge via gli ex compagni della Juve, dopo che ha urlato di tutto in faccia all' arbitro, che non può far altro che cacciarlo.
«Mi ha fatto piacere siano venuti a contenermi, avevamo un bellissimo rapporto, non ho scelto io di andare via dalla Juve». Spinge via Cristiano Ronaldo che provava a calmarlo e che a fine partita può anche permettersi di essere altezzosamente misericordioso: «Gli ho detto solo di non esagerare. Ma non va punito, non ha detto niente di grave». Spinge via i suoi compagni attuali, mentre esce con le lacrime agli occhi e la maglia sulla faccia, in piena crisi di nervi, attraversando il campo, la palude dello Stige che intrappola gli iracondi.
Max Allegri, che da condottiero navigato conosce i suoi uomini, ha mandato in panchina Leonardo Bonucci, capitano rossonero da attimo (molto) fuggente: sa bene, Max, che quando il suo difensore è troppo carico rischia di finire fuori giri. Higuain non può certo stare in panchina in questo Milan.
«Non c' ho mai pensato, per noi è imprescindibile», dice infatti Gattuso. Lo è, a patto di pacificare quella malsana voglia di rivalsa che lo ha già tradito tante volte. Su quel maledetto calcio di rigore, intanto. Gli juventini si ricordano la gara di Champions contro il Tottenham, quando Higuain segna due gol, ma sul 2-1 sbaglia il rigore e gli inglesi poi pareggiano. Gli argentini non dimenticano quello sbagliato nella finale di Coppa America contro il Cile. E i napoletani ricordano bene i 4 falliti su 9, compreso quello, contro la Lazio, che costa la Champions.
Soprattutto, in quella scenata all' arbitro, che vuole dire almeno due giornate di stop. Il Pipita poi lo capisce e va a scusarsi con tutti, in privato con i compagni e con l' arbitro, e poi davanti alle telecamere: «Chiedo scusa, perché siamo da esempio per i bambini, mi prendo la responsabilità, non deve succedere più. L' arbitro però dovrebbe capire il momento. A volte è difficile gestire le emozioni, stavamo perdendo, avevo sbagliato un rigore, giocavo contro la mia ex squadra. Non è una giustificazione, ma siamo uomini.
Io me la prendo troppo, ma sono fatto così, è difficile cambiare». Gattuso si augura che un po' di lavoro su se stesso sia ancora possibile.
«Deve concentrarsi di più sulla partita e sbroccare di meno». Perché forse lo sarà sbagliare un rigore, ma questo no, non è affatto un particolare per giudicare un campione.
2. HIGUAIN
Massimiliano Gallo per www.ilnapolista.it
Ancora oggi a Napoli resiste il partito – ahinoi anche con un consenso congruo – di quelli che “se De Laurentiis non avesse venduto Higuain alla Juventus, avremmo vinto lo scudetto”. La tessera numero uno è quella di Maurizio Sarri che ha ripetuto il concetto in una delle sue recenti, imperdibili interviste. Non c’entra il contratto. Non c’entra la clausola rescissoria. Non c’entra la volontà di Higuain. La colpa fu di De Laurentiis che vendette alla Juve quello che a Napoli non pochi considerano un mix tra Pelè, Maradona e Garrincha.
La realtà, ovviamente, è un’altra. Ma la realtà a Napoli è un accessorio. La realtà descrive un calciatore estraneo al concetto di agonismo, seppure dotato di raffinata tecnica calcistica. Uno di quelli che a tennis nei palleggi darebbe spettacolo per poi in partita farsi prendere regolarmente a pallate. Non a caso, segnava spesso al Napoli. Non a caso stasera, a partita perduta, è stato espulso e ha dato vita alla stessa scena vista in Udinese-Napoli quando ci giocammo lo scudetto. E non a caso la Juventus dopo due anni lo ha messo alla porta per acquistare chi le partite le risolve per davvero.
Dove c’è tensione agonistica, non c’è lui
Dove c’è tensione agonistica, non c’è Gonzalo Higuain. Il calciatore col più alto numero di occasioni importanti sciupate. In Argentina, dove evidentemente hanno un I.Q. decisamente più alto rispetto a quello di Napoli, non vogliono vederlo nemmeno in fotografia. Gli hanno addossato la responsabilità di due finali di Coppa America e di una finale Mondiale.
A Napoli il fronte del papponismo ancora ne piange la partenza. Del resto Higuain era perfetto per i papponisti. Così come era perfetto per il Napoli di Sarri. Perfetto per appuntarsi in petto uno dei tanti record inutili. Quello dei 36 gol. Tanti, tantissimi. Complimenti per davvero, anche noi del Napolista lo celebrammo. Ma fummo anche gli unici, quando andò alla Juve, a definire un affare quell’operazione.
I gol, però, si pesano anche; non basta contarli. Tre gol al Frosinone non valgono l’unghia di un gol in uno scontro valevole per il campionato. O di un calcio di rigore che decreta la qualificazione Champions. L’elenco sarebbe troppo lungo. Include anche un calcio di rigore che avrebbe regalato l’1-1 al Milan contro la Juventus. Higuain va sul dischetto e ovviamente lo sbaglia, colpisce il palo. Non c’è notizia, si direbbe nel giornalismo.
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E quindi per Higuain non c’è posto. Non a caso è il leader dei papponisti che sono i perdenti per definizione. E che da ieri sera hanno cominciato a parlare del culo di Ancelotti. L’obiettivo è sempre lo stesso: evitare la realtà.
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