“NEL 2019 MI AVEVANO OFFERTO DI RIACQUISTARE LA BANANA PER 500 MILA DOLLARI. HO DETTO DI NO. IERI HO PENSATO: CHE STUPIDO” – PARLA MAURIZIO CATTELAN DOPO IL RECORD DA SOTHEBY’S DELL’OPERA “COMEDIAN” (LA BANANA ATTACCATA AL MURO COL NASTRO ISOLANTE) VENDUTA A 6,2 MILIONI: “MI COSTÒ 25 CENTESIMI, RAPPRESENTA UNA RISATA CONTRO UN SISTEMA STANCO" – LA REPLICA AL CRITICO BONAMI SECONDO CUI LUI SI È PRESO GIOCO DEL MERCATO: “È IL MERCATO CHE HA DECISO DI PRENDERSI SUL SERIO UNA BANANA. SE IL SISTEMA È COSÌ FRAGILE DA CADERE SU UNA BUCCIA DI BANANA, FORSE ERA GIÀ SCIVOLOSO DI SUO”
Dario Pappalardo per “la Repubblica” - Estratti
Comedian banana di Maurizio Cattelan
«Ma perché non l’ho ricomprata?! Nel 2019, una settimana dopo Art Basel Miami – dove Comedian è stata esposta per la prima volta – mi avevano offerto di riacquistarla per 500 mila dollari. Ho detto di no. Ieri ho pensato: che stupido». Maurizio Cattelan ci ride su. In poco tempo, quella banana attaccata al muro con il nastro isolante – per i pochi che ancora non lo sapessero, l’opera si presenta così – ha visto lievitare il prezzo: fino ai 6,2 milioni di dollari dell’altra notte da Sotheby’s, a New York.
E adesso l’uomo che ha firmato il frutto più costoso della storia dell’arte commenta il suo record da Bergamo: «Perché non tutti lo sanno, ma sono tifoso dell’Atalanta». Sì, va bene, ma in realtà, nella città lombarda, l’artista ne sta progettando un’altra delle sue. Ovvero una mostra al Palazzo della Ragione con la GAMeC e il direttore Lorenzo Giusti dal titolo che è tutto un programma: Pensare come una montagna . Ci saranno anche installazioni all’aperto, in spazi pubblici.
Comedian banana di Maurizio Cattelan
Altri diti medi o fantocci appesi agli alberi? Per saperlo bisogna aspettare giugno 2025. Intanto, Cattelan si gode il rinnovato successo della sua banana, venduta con tanto di certificato di autenticità e di istruzioni su come sostituirla, una volta marcita. Quella dell’altra sera, per dire, era stata comprata per 35 centesimi su un banco di frutta dell’Upper East Side di Manhattan, poco prima dell’asta. A portarsela a casa, collegato da Hong Kong, è stato il cinese Justin Sun, re delle criptovalute che l’ha soffiata a colpi di rilanci al rivale Theodore Bi, intenzionato a regalarla a Elon Musk.
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Ma è più folle lei che acquista una banana a Miami e la attacca al muro come opera d’arte o Justin Sun che la compra per 6,2 milioni di dollari?
«Folle non è tanto chi crea o acquista opere come Comedian , ma la stasi creativa a cui il mercato dell’arte si è abituato. Come osserva Francesco Bonami, Comedian almeno non è l’ennesimo quadro privo di originalità di una galleria qualunque di Manhattan. È una provocazione che invita a riflettere sul valore dell’arte e sulle dinamiche del mercato, spingendoci a interrogarci su cosa questa opera dice di noi come spettatori».
Per il critico Bonami, e non solo, lei si è preso gioco del mercato.
«Forse, ma se fosse vero non sarebbe colpa mia. È il mercato che ha deciso di prendersi sul serio una banana attaccata al muro. Se il sistema è così fragile da cadere su una buccia di banana, forse era già scivoloso di suo».
Justin Sun, il fortunato proprietario, ha dichiarato che mangerà la banana a giorni. Che cosa ne pensa?
«Ah, così potrà dire di aver digerito l’arte contemporanea, buccia e nastro adesivo inclusi!».
Avrebbe preferito che venisse regalata a Elon Musk?
«Quello che finisce in mani private spesso smette di essere condiviso. Per fortuna, questa è solo una banana, e possiamo ancora riderne tutti».
Come le è venuta in mente l’idea? Dove ha acquistato la prima banana e quanto ha speso?
«Nel 2019, lavoravo a un contributo per il New York Magazine e pensai alla banana come simbolo di New York: un oggetto semplice, universale, e carico di significati. L’idea rimase lì, finché non arrivò la fiera di Miami.
Mi trovavo di fronte a un mercato saturo, pieno di opere eccessive e poco sperimentali. Così decisi di fare un gesto essenziale, quasi assurdo: comprai una banana per 25 centesimi e la fissai al muro con del nastro adesivo. Comedian è una risata contro un sistema stanco, un invito a riscoprire la forza dell’ironia e della semplicità».
È un’opera trumpiana la sua?
«Più che Comedian , direi che America rappresentava quel sistema: un wc d’oro massiccio al Guggenheim di New York, simbolo del lusso sfrenato, dell’ostentazione e della disuguaglianza. Una critica all’eccesso e a un mondo ossessionato dall’apparenza e dal potere».
Per “Comedian” è stato accusato di plagio e ha risposto all’accusatore: « “ Buona fortuna” a entrambi»...
«Come diceva Cocteau: “Certo che la fortuna esiste. Altrimenti come potremmo spiegare il successo degli altri?”. Nel mio caso, però, non è servita: tutti i giudici, a ogni livello, hanno riconosciuto la piena originalità del mio lavoro».
Che cosa sta facendo ora a Bergamo?
«Sono qui per pensare a un progetto insieme a Lorenzo Giusti, direttore della GAMeC, e questa città mi sta davvero ribaltando le aspettative. In Città Alta, Piazza Vecchia è uno spettacolo: il Palazzo della Ragione, la Cappella Colleoni e il Campanone che alle dieci suona cento rintocchi hanno un che di teatrale, quasi surreale. Ogni angolo sembra una scenografia, una storia che ti tira dentro senza chiedere permesso».
Tornerà a cimentarsi con l’arte pubblica?
Dobbiamo aspettarci un altro dito medio o qualcosa di diverso?
«A Bergamo sono davvero bravi a liberare le piazze dalle auto. Mi chiedo invece quando accadrà lo stesso a Milano, soprattutto in Piazza Affari, dove il dito medio già porta l’arte al centro, e che meriterebbe di essere uno spazio per i cittadini, gli eventi e la cultura, anziché un semplice parcheggio».
Ma, alla fine, come festeggia questo record?
«Oggi si festeggia, ma non certo me! Ho sempre preferito celebrare gli altri piuttosto che stare al centro dell’attenzione, e oggi non è diverso. Sono con il mio amico Paride e i suoi ospiti per una serata speciale. In fondo, la gioia è contagiosa... basta saperla osservare!».