“POGBA? IMPOSSIBILE CHE NON SAPESSE DEL TESTOSTERONE. DALLA JUVE MI SAREI ASPETTATO ANALISI INTERNE” – SANDRO DONATI, L’ULTIMO ALLENATORE DI ALEX SCHWAZER, COMMENTA IL CASO DEL CENTROCAMPISTA FRANCESE E TORNA A PARLARE DEL MARCIATORE: “UTOPIA PENSARE CHE VADA A PARIGI? IL SISTEMA NON LO VUOLE. LO DIMOSTRA GIÀ IL FATTO CHE HA SEGNALATO DI AVER DIRITTO A UNO SCONTO DI PENA ED È SUBITO INIZIATO IL RIMPALLO DELLE RESPONSABILITÀ PER NON FARLO PARTECIPARE”
Il Fatto Quotidiano intervista Alessandro Donati, l’ultimo allenatore di Alex Schwazer, sempre al suo fianco nella difesa dalle accuse di doping. Donati combatte da sempre contro l’uso di sostanze dopanti nello sport. Gli viene chiesto se un professionista come Pogba può essere così sprovveduto da prendere un integratore consigliato da un amico medico, contenente testosterone, come ha raccontato alla Juventus. Donati risponde:
«Oggi è impossibile, forse dieci anni fa poteva succedere di non sapere. Nel 2023 c’è una vasta informazione a disposizione degli atleti. Pogba è un calciatore francese, ovvero di un Paese che vent’anni fa fu all’avanguardia nella lotta al doping.
La Francia aveva un’ottima struttura, ma è stata smantellata in parte dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping. La stessa cosa è accaduta in Italia, dove oltre al laboratorio di Roma, c’erano quelli di Modena, Orbassano, Firenze e Padova. Sono stati chiusi. La Wada ha centralizzato l’attività, preoccupandosi solo dello sport d’élite. Sul piano culturale è un errore gravissimo».
Con Pogba la Juventus è di nuovo coinvolta in una vicenda di doping. Donati:
«Dopo tutto quello che è accaduto oltre vent’anni fa, mi sarei aspettato che professionisti super pagati fossero sottoposti ad analisi interne, anche per evitare errori involontari. Mi sembra incredibile che invece queste misure non siano prese in considerazione da un club come la Juventus».
Il sistema non poteva sopportare l’idea della coppia Schwazer-Donati sul podio di Rio 2016?
«Il sistema non poteva sopportare l’idea di un atleta che, voltando le spalle al doping, era riuscito ugualmente a vincere. Allo stesso modo, non poteva essere accettato che si imponesse un allenatore estraneo alla marcia».
Chi non le ha mai voltato le spalle in questi decenni? Donati:
«Tre-quattro giornalisti. Alcuni componenti del sistema sportivo. Stendiamo un velo pietoso sui dirigenti, con due eccezioni: il presidente del Coni Giovanni Malagò e l’attuale segretario generale del Coni Carlo Mornati. Malagò ha cercato di stimolare una revisione».
Utopia pensare a Schwazer a Parigi?
«Il sistema non lo vuole. Lo dimostra già il fatto che ha segnalato di aver diritto a uno sconto di pena ed è subito iniziato il rimpallo delle responsabilità per non farlo partecipare».
SANDRO DONATI E SCHWAZERSCHWAZER DONATISCHWAZER DONATI