IL POKER DI VERSTAPPEN! A LAS VEGAS L’OLANDESE DELLA RED BULL CONQUISTA IL QUARTO TITOLO MONDIALE! HA SOPPERITO A UN’AUTO SBAGLIATA, AL DILANIANTE CASO-HORNER, ALL’ASSENZA DI NEWEY E... DEL COMPAGNO DI SQUADRA PEREZ – “SONO ORGOGLIOSO DI ME, STAVOLTA È STATA PROPRIO DURA” - LECLERC E SAINZ FINISCONO A STRACCI E IL TITOLO COSTRUTTORI PER LA FERRARI SI ALLONTANA - IL MONEGASCO FURIOSO CON IL COMPAGNO: “ESSERE GENTILE MI FOTTE SEMPRE…”
Fulvio Solms per il Corriere dello Sport
Verstappen, Verstappen, Verstappen e ancora Verstappen: ecco i fantastici quattro! Ognuno migliore del precedente.
Lo ha certificato il GP di Las Vegas, affrontato da Max con sapiente gestione del vantaggio in classifica: si può sorridere anche a un quinto posto se ti procura il quarto Mondiale di fila, mica come Schumi che nel 2004 a Spa, conquistato il settimo (e ultimo) titolo, si presentò con un muso lungo così, solo perché era arrivato secondo.
Agli archivi anche il broncio di Lando Norris: immaturo lui e non (ancora) all’altezza di un titolo, peraltro a bordo di una McLaren che ieri aveva perso la scintilla.
Con questo 5° posto avveduto e non banale, Re Max IV come un buco nero ha assorbito l’intera notte della città del peccato consegnando alle ombre la doppietta della Mercedes (che neanche ha capito come e perché Russell abbia vinto e Lewis rimontato otto posti), la baruffa accesa da un Leclerc indispettito per il podietto soffiatogli da Sainz, passando per la rimontina Ferrari sulla McLaren, 12 punti, molto meno di quanto dovesse e potesse.
Incassati i complimenti di Fernando Alonso che pure lui quattro titoli li avrebbe meritati, ma distrusse con le sue mani, Re Max IV avrà pensato a quanto erano diversi, e non migliori di questo, i precedenti Verstappen.
Lo deve alla scadente Red Bull RB20, stupefacente a inizio anno (7 vittorie in 10 GP) e poi calata in un’aurea mediocrità. Proprio questa uscita dal pantheon della tecnica, in cui la precedente RB19 rimane a pieno diritto, ha permesso a Max di emergere con una genialità di guida mai mostrata prima: il pilota che corre contro la sua macchina, torcendola al suo volere. Dopo il fulminante inizio, numerose sono state le occasioni in cui l’olandese ha pensato a rimanere in linea di galleggiamento, a dispetto di una vettura che altri avrebbero mandato a quel paese. L’ha fatto anche ieri rinunciando al suo maggior sollazzo: il ruota a ruota con Hamilton e con Leclerc. Non sempre servono imprese come quella recente di Interlagos, paradigmatica del suo talento.
Avrà ripensato al primo Verstappen campione nel 2021: un titolo arrivato di rapina, complice un errore arbitrale ai danni di Hamilton. E al secondo, considerato il primo Mondiale conquistato con pieno merito. Il terzo, l’anno scorso, aveva riproposto l’immagine del pilota perfetto sul mezzo perfetto: pratica chiusa con una rapidità (17º GP su 22) che aveva mostrato Schumi nel 2002.
E adesso questo successo ottenuto con la tenacia del salmone, tutto controcorrente: qualcosa che, pur presentandosi difficile, la platea della Formula 1 aveva già metabolizzato come ineluttabile. Tutti sapevamo che sarebbe finita così, nonostante una Red Bull non più baciata da fertile creatività, dilaniata al suo interno dal torbido caso-Horner, privata di Adrian Newey e a far buon peso anche del secondo pilota: Perez s’è spento come per il clic di un interruttore e al suo capitano un piccolo aiuto non è riuscito a darlo, mai.
Ci rimane dunque un campione in acciaio inox, giacché Verstappen ha un temperamento senza cricche: non ha - o comunque non gli si conoscono - le fragilità di Schumacher e Hamilton, che hanno sempre avuto bisogno di raddoppiare la loro personale corazza con quella affettuosamente offertagli dalla squadra. Stando sempre a chi ha vinto il titolo almeno quattro volte, e lasciando da parte Juan Manuel Fangio che appartiene a tutt’altra epoca, non vedremo mai Max scambiare indispettito i cartelli primo e secondo come Seb Vettel in Canada nel 2019, o come Alain Prost lasciarsi andare a uno sconfortato «Ero un pilota troppo normale e per questo mi avete completamente sottovalutato» (2021 dixit).
La differenza tra lui e tutti gli altri: riuscire a trasformare la frustrazione in un’energia da rovesciare sui malcapitati rivali. Norris ieri il primo ad ammetterlo: «Max non ha punti deboli, ha avuto una stagione migliore della mia e ha meritato più di chiunque altro».
max verstappen - quarto titolo mondiale di f1
«La macchina è stata veloce all’inizio ma poi non più, lo si vede dalla posizione che abbiamo tra i costruttori, e anche per questo sono fiero di aver vinto il campionato - ha detto il pluricampione con giusta dose di orgoglio - È stato un anno molto impegnativo, abbiamo gestito momenti difficili e ci siamo accontentati anche di piazzamenti, pensando a non commettere errori». È arrivato al quarto titolo senza accorgersene: «Essere quattro volte campione del mondo è qualcosa che non pensavo mai potesse accadere. Da ragazzo ero semplicemente felice di esserci, tutto qui, sognavo una vittoria o un podio, cose già molto difficili da raggiungere. Oggi mi sento sollevato e orgoglioso».
LECLERC E SAINZ
A.R. per “la Repubblica” - Estratti
max verstappen - quarto titolo mondiale di f1
Tra la Ferrari e il Mondiale, al Casinò del Nevada sbucano due destini bari, entrambi (non del tutto) inattesi: le Mercedes imprendibili e in doppietta con George Russell e Lewis Hamilton. Ma anche i due piloti rossi si mettono di traverso.
L’uno contro l’altro. Incomprensioni, confusione, lamentele. Rien ne va plus? Non proprio, ma di certo Maranello nei bisticci non coglie il jackpot in palio a Las Vegas. L’oggetto della contesa: Carlos Sainz disobbedisce all’ordine di scuderia di non sorpassare Charles Leclerc dopo la seconda sosta del monegasco. Lo spagnolo infastidito dal ritardo dei suoi pit e dal pasticcio della squadra: richiamato finalmente al box, all’ultimo rimane fuori per un ripensamento (meccanici non pronti) e rischia penalità, podio, punti. Carlos viene graziato, chiude 3° davanti a quello che forse è stato un ex amico?
Il banco, se non salta, traballa: solo 12 i punti raccolti dalla Scuderia sulle McLaren (Norris 6°, Piastri 7°), sono 24 le lunghezze dalle macchine color papaya in testa a due gare della fine. E il prossimo fine settimana in Qatar, con l’ultima sprint dell’anno prima della chiusura ad Abu Dhabi, non promette bene. Pista tutta di curve di percorrenza, ostile alle rosse che dovranno giocare in difesa. Poi gli Emirati, finora un miraggio: la Ferrari non ha mai vinto a Yas Marina.
L’occasione per l’all-in è sfumata?
Il team principal, Fred Vasseur, certo non è contento: «Limitati i danni, ma dovevamo fare di più». I piloti non se le mandano a dire.
Charles, una furia. Al via ci prova, salta due macchine compresa la sorella rossa, poi rovina le gomme andando a caccia di Russell. Ma dopo si aspetta una mano tesa dall’altra parte del garage. Macché. Il suo ingegnere di pista, Bryan Bozzi, gli spiega che a Carlos viene chiesto di rispettare le posizioni, Leclerc ironizza: «Diteglielo in spagnolo».
Poi, sbotta: «Essere gentile mi fotte sempre, sempre. Non si tratta nemmeno di essere gentili, ma rispettosi. So che devo stare zitto, ma a un certo punto è sempre la stessa cosa». Poi si calma, ma solo un po’, ai microfoni: «Carlos? Ci siamo detti delle cose prima, ma poi è andata diversamente. Non scendo nei dettagli. Io combatto con Norris per i piloti. Ora so che devo contare solo su me stesso».
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