
QUANDO CARLO MOLLINO FOTOGRAFAVA UNA SIGNORA DELLA TORINO BENE (O UNA PROSTITUTA?) A PASSEGGIO CON UN DRAGO AL GUINZAGLIO - OLTRE CHE STRAORDINARIO ARCHITETTO, ECCELSO DESIGNER E FOTOGRAFO CHE AVREBBE FATTO CAMBIARE MESTIERE A HELMUT NEWTON, CARLO MOLLINO AVREBBE POTUTO TRANQUILLAMENTE FARE IL LETTERATO (A DIFFERENZA DI BOTTA E FUKSAS) AL PUNTO DA MANIFESTARE IL “DUBBIO CHE L'IDIOZIA DI MASSA SIA IL GRANDE OBIETTIVO CLANDESTINO DEL SECOLO” – LA RISTAMPA DI UN ECCENTRICO LIBRO DI 26 PAGINE DEL 1963
carlo mollino draghetto-di-carta
Camillo Langone per ''il Giornale''
Perché invece che al tempo di Renzo Piano e Stefano Boeri non ho vissuto al tempo di Carlo Mollino? Perché invece che nell' epoca degli architetti senatori e assessori non ho vissuto nell' epoca degli architetti inventori di draghi da passeggio?
Questo è il mio sospiro mentre sfoglio Del drago da passeggio, un testo molliniano del 1963 allora diffuso in quindici copie quindici e ora pubblicato dall' editore De Piante (pagg. 26, euro 30; 200 copie numerate): le pagine sono poco più numerose delle copie ma in compenso preziosissime.
A cominciare dalla sovracoperta di Luigi Serafini, anch' egli ideatore di animali fantastici, passando al testo di un architetto che avrebbe potuto tranquillamente fare il letterato (a differenza di Botta e Fuksas che i libri sarebbe meglio se li facessero scrivere da altri), finendo sulle foto di una passeggiatrice che trattiene al guinzaglio un drago appunto da passeggio, siccome Carlo Mollino (Torino, 1905-1973) oltre che architetto, designer, pilota automobilistico era pure fotografo e in particolare fotografo di donne nude.
La passeggiatrice è decisamente callipigia e posso dirlo senza tema di smentita perché al posto dei vestiti ci sono dei veli, trasparenti alquanto. Non sapremo mai, temo, se si tratta di una signora della Torino bene o di una prostituta o di una perdutamente innamorata segretaria di studio. Ma lascerei perdere i pettegolezzi, erano affari suoi...
Meglio leggere la presentazione di questi origami giapponesi in carta di riso, comprati a una fiera e poi modificati con occhietti da bambola, colori ad acquerello e ruotine di gomma per farne omaggio a quindici invidiabili amici come regalo di Capodanno.
«L' uomo è presente nel Creato per fare praticamente il meno possibile e cioè, in ultima analisi, per non fare nulla». È con un simile elogio dell' ozio che l' architetto torinese introduce l' utilità, negli anni del boom in cui insieme al benessere emerge il concetto di tempo libero, dell' apparentemente inutilissimo drago da passeggio.
È chiaro che ci aggiriamo non lontani da Oscar Wilde e dal suo superfluo indispensabile. Il draghetto che sembrerebbe provenire dall' asiatico Panjab, luogo esotico e quasi incollocabile se non fra Salgari e Paolo Conte, viene proposto come sostituto della canna in rattan di dandystica memoria e del cane che «presenta il difetto di una impegnativa manutenzione».
Il drago di Mollino è invece di facile gestione, basta ripiegarlo nell' apposita custodia, in attesa della passeggiata «quando procederà solerte al fianco con dolce frinire».
Potrebbe sembrare la fantasia di un perdigiorno se non fosse che il suo artefice era un architetto vero, progettista di edifici importanti come, a Torino, il Teatro Regio, la Camera di Commercio, l' Auditorium Rai...
Un intellettuale tanto eccentrico quanto lucido, al punto da manifestare il «dubbio che l' idiozia di massa sia il grande obiettivo clandestino del secolo». Il secolo è cambiato, dal Ventesimo vent' anni fa siamo passati al Ventunesimo e il dubbio si è avvicinato alla certezza. Mollino profeta, dunque. E Mollino terapeuta, inoltre.
«Conscio peraltro che la legge del progresso è irreversibile» col «drago del Panjab di piccola taglia» ha regalato e di nuovo ci regala un sogno elegante, senza tempo, in carta plissettata. C' è qualcosa di Duchamp, di Depero, di Dalisi, ma soprattutto aleggia Palazzeschi in tanto sofisticato bricolage: «E lasciatemi divertire!».
Allora ripeto, e completo, la domanda: perché invece che al tempo di Piano e Boeri, e di Michele De Lucchi, con quella barba, e di Mario Cucinella, con quelle menate sulla sostenibilità, non ho vissuto al tempo di Mollino?
drago da passeggio carlo mollino
La postfazione di Fulvio Ferrari informa che di draghi molliniani, probabilmente in molto borghesi interni torinesi, oggi ne «sopravvivono pochissimi esemplari». Mi sembra già un miracolo. La carta di riso tutta pieghe, così come la tonicità dei glutei apprezzabili a pagina 14 e pagina 15, non so come possa durare 57 anni: il libretto edito da De Piante durerà di più.
drago da passeggio carlo mollino
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