alessandra de stefano yuri chechi

A RAISPORT LA PACCHIA E’ FINITA! - LA DIRETTRICE ALESSANDRA DE STEFANO SFERZA LA REDAZIONE: “SIAMO TROPPO VECCHI. I MIEI CRONISTI DEVONO AVER VOGLIA DI LAVORARE SCOMODAMENTE. LA COMODITÀ È UNA TRAPPOLA” – “LO SPORT È MASCHILISTA. CHE SENSO HA INQUADRARE DAL BASSO LE DONNE PER MOSTRARE COSCE, CAVIGLIE E SCARPE? LO STILE? CERTE SCOLLATURE LE METTEREI SOLO AL MARE” - LA PRIMA TELECRONISTA DELLA NAZIONALE MASCHILE? ARRIVERÀ. INTANTO A BORDO CAMPO VA TIZIANA ALLA" - COME DAGO-ANTICIPATO PAOLA FERRARI NON CONDURRÀ PIÙ I POST PARTITA DELLA NAZIONALE

Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera”

 

alessandra de stefano

«Ormai nelle dirette sportive le telecamere mostrano quasi tutto. Un giornalista bravo deve raccontare il "quasi" che non si vede, coltivare il silenzio, lasciare il microfono a chi gli sta a fianco senza gelosie quando serve». Alessandra De Stefano è la prima donna a dirigere RaiSport. «Una redazione - ha scritto Aldo Grasso sul Corriere - dove bisogna lavorare con l'elmetto in testa».

 

Ha l'elmetto, Alessandra?

«Non mi serve. Sono in Rai da trent' anni, mi scelse Gilberto Evangelisti: redattrice, inviata, autrice, cronista, vicedirettore. So di essere scomoda perché rivendico il diritto di scegliere chi va in video in base al merito e di privilegiare chi è bravo favorendo il ricambio: siamo troppo vecchi, a RaiSport».

 

Il suo nuovo corso partirà domani dal calcio, in un momento delicato per la Nazionale. «Spoglieremo le partite dalle sovrastrutture. Basta collegamenti con studi che danno la linea ad altri studi: solo tribuna e campo. Bene le due voci di commento, ma quella tecnica non sovrasti mai la giornalistica. Più pause: vorrei che i rigori, ad esempio, venissero ascoltati come in una strada deserta. Silenzio, boati, silenzio, poi gioia o lacrime».

 

TIZIANA ALLA

Cambierà uomini.

«Restano Alberto Rimedio e Antonio Di Gennaro, bravi. A bordo campo va Tiziana Alla, voce del calcio femminile, cronista capace a cui il posto spettava da anni. Racconterà cosa succede in panchina, se Mancini si alza, che giocatore abbraccia, perché cambia tono di voce o si slaccia la cravatta. Ciò che in tv non si vede, appunto».

 

La mixed zone del calcio è un luogo di tensione.

«In Italia. In Premier League gli allenatori discutono più serenamente. Contano le domande, certo: inutile chiedere al tecnico perché abbiamo perso, meglio capire da lui perché siamo arrivati a giocarci la qualificazione all'ultima gara. Se rappresenti il Paese, però, devi essere disponibile anche nei momenti difficili. Incontrerò Mancini, troveremo un terreno comune: voglio il suo parere».

Alessandra De Stefano

 

Altre novità sul fronte della Nazionale?

«Paola Ferrari non condurrà più i post partita e nemmeno il nuovo 90° Minuto ma un contenitore domenicale assieme ad altre giornaliste».

 

Sul ruolo della giornalista donna nel calcio si discute molto.

«Per me l'unico genere che conta è la bravura. Lo sport è maschilista, lo sappiamo. Il primo modo di cambiarlo è cambiare regia: che senso ha inquadrare sempre dal basso le donne per mostrare cosce, caviglie e scarpe? Togliamoci la maschera decorativa della femminilità, quel triste "è carina e anche brava". Per l'abbigliamento, a ciascuno il suo stile: ma certe scollature io le metterei solo al mare».

paola ferrari

 

La prima telecronista della Nazionale maschile?

«Arriverà».

 

Lei viene dal ciclismo

«E quindi dalla strada. Lo rivendico: correndo per anni dietro ai ciclisti ho imparato tantissimo, specie nei 200 metri tra traguardo e podio: è lo spazio in cui prendono corpo emozioni e delusioni. Il ciclismo è duro, spietato e a volte tragico. Grande scuola».

 

È anche un modello di racconto sportivo lungo e classico, difficile da rinnovare.

alessandra de stefano yuri chechi

«Bisogna seguire il ritmo della vita di oggi: in quattro ore di diretta la gente si alza dal divano, mangia, fa il caffé, legge il giornale, consulta in telefono. Le telecronache del ciclismo e dell'atletica le vorrei come tavole imbandite dove ciascuno trova ciò che vuole, anche il silenzio delle montagne e il rombo delle moto.

 

Due telecronisti, molte voci di contorno che si passano la palla, quel ritmo quasi musicale essenziale in una buona diretta. Basta con frasi come "Che campione!", sì a chi spiega perché è un campione».

 

Chi condurrà il Processo alla Tappa.

«Ancora non posso dirlo ma non sarò io».

 

Anche per l'atletica leggera ci saranno cambiamenti.

alessandra de stefano

«I mondiali indoor li ha raccontati Luca Di Bella con Stefano Tilli. Qualcuno si è scandalizzato per l'assenza di Franco Bragagna, che però commenterà quelli estivi e altre cose. Di Bella - che ha 46 anni ed è bravo - segue l'atletica da dodici anni: quanto tempo ancora doveva aspettare per avere un'opportunità? E quanti cronisti in Rai sono nelle sue condizioni?».

 

Cosa si aspetta dai suoi giornalisti?

«Fame di notizie e voglia di lavorare scomodamente, perché la comodità è una trappola per un cronista. Che siano corretti ma decisi, che non si facciano spaventare dall'aggressività di poteri forti o uffici stampa: se sei preparato e lavori seriamente la tua autorevolezza ti porterà sempre ad essere un interlocutore privilegiato dagli atleti».

Cos' ha sacrificato per raccontare lo sport?

alessandra de stefano

«La mia vita, tutta. Ma ne valeva la pena».

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