RITARDI RECORD PER IL MONDIALE DEL SAMBA: PEGGIO DEL SUDAFRICA 2010 - BLATTER NON SA PIÙ CHI PREGARE: “CI AFFIDIAMO A DIO, ALLAH O COMUNQUE SI CHIAMI”

Paolo Manzo per "La Stampa"

«Incontrerete un paese preparatissimo per la Coppa. Brasile 2014 sarà il Mondiale migliore di tutti i tempi». Così la presidente verdeoro Dilma Rousseff si presentava al mondo nel luglio del 2011, aprendo il sorteggio della fase eliminatoria del Mondiale con un discorso assai ottimista.

Da allora sono trascorsi poco più di due anni ma sembrano secoli. Purtroppo per Dilma, infatti, i suoi desiderata sono stati progressivamente smentiti dai fatti. Cifre alla mano, sembra semmai vero il contrario, ovvero che la Coppa del mondo del 2014 sarà, organizzativamente, la peggiore di sempre.

Sulla sicurezza degli operai, una fascia sociale assai importante per il Brasile di Lula - il maestro politico di Dilma che operaio lo è stato per anni -, ad esempio i numeri parlano chiaro. Solo nella costruzione degli stadi, sei dei quali (su 12) non sono stati ancora consegnati, sono morti cinque lavoratori, più del doppio rispetto a quanto accadde per Sudafrica 2010 (due) e Italia '90 (ancora due, a Palermo).

Sui costi degli impianti, come se non bastasse, le cifre raggiunte sono strabilianti, se solo si pensa che la spesa sostenuta a oggi dal Brasile - quasi tre miliardi di euro - è tre volte superiore a quella sudafricana, dove pure molte arene furono fabbricate ex novo. Allora tardarono due impianti: quello di Durban, con la cancellazione di due amichevoli un mese prima dei Mondiali perché lì non vi si poteva giocare, e quello di Johannesburg, sede della finale, che fino al maggio 2010 attorno aveva un cantiere.

A San Paolo, la capitale economico-finanziaria del Brasile, dove pur disponendo di stadi assai capienti che già hanno ospitato grandi eventi - basti pensare all'arena del Morumbi del San Paolo - la scelta è stata quella di costruire in mezzo al nulla l'Itaquerao, cui è andata la partita inaugurale.

Con il risultato che al momento non è nemmeno sicuro che la si possa giocare lì: i lavori, dopo i due operai morti la scorsa settimana a seguito di un crollo, sono in ritardo e Brasilia si è già offerta come sede alternativa. «Ci affidiamo a Dio, ad Allah, o comunque si chiami...», ha detto ieri sconsolato Sepp Blatter, il presidente della Fifa: dopo aver creduto alle promesse della Rousseff e prima ancora di Lula sul fatto che quello verdeoro sarebbe stato il «miglior Mondiale di sempre», oggi non sa più a che divinità votarsi. La nuova data prevista dalla Fifa per la fine dei lavori è metà aprile. «E non c'è un piano B», aggiunge sconsolato Blatter.

Certo, non è la prima volta che si arriva con affanno a un grande torneo internazionale (nel 1983 la Colombia rinunciò addirittura a organizzare il torneo del 1986, riassegnato al Messico), ma da anni non si verificava una situazione del genere: i lavori saranno terminati con un ritardo in media di 3-4 mesi superiore rispetto a quanto accaduto in Sudafrica.

Nel 1989 i problemi erano tutti nostri: la giunta comunale di Napoli, bloccata da una crisi di oltre 110 giorni, mise a rischio la ristrutturazione dello stadio San Paolo, al punto che si arrivò a ipotizzare un cambio di sede. E a Milano, dove si giocò la partita inaugurale di Italia '90 (Argentina-Camerun 0-1), i lavori di messa a punto terminarono solo qualche giorno prima. Come non più di 15 mesi fa, Europei 2012, a Lviv (Ucraina), con le vie d'accesso allo stadio consegnate 24 ore prima dell'inizio del torneo.

 

 

 

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