BANDIERE E BERSAGLI - RIELLO: ALLA ROYAL ACADEMY DI LONDRA LA PIU’ GRANDE MOSTRA MAI REALIZZATA IN EUROPA SU JASPER JOHNS, UN "MONUMENTO VIVENTE" DELL’ARTE AMERICANA DEL XX° SECOLO – LA POLEMICA DI ROTHKO - SE SIETE ALLA ROYAL ACADEMY, NON PERDETEVI LA RIPRODUZIONE DELLO STUDIO CHE MATISSE AVEVA A NIZZA…
Antonio Riello per Dagospia
Questo è sicuro: da qualche anno l’Arte Americana degli anni cinquanta-sessanta e’ tornata di moda a Londra. Adesso tocca a Jasper Johns. La mostra e’ ospitata nelle Main Galleries della Royal Academy ed e’ curata da Roberta Bernstein e Edith Devaney. La accompagna un catalogone finalmente ben stampato (in Italia!).
Artista americanissimo. Nato nel 1930 in Georgia, cresciuto in North Carolina, ha passato gran parte del suo tempo a New York. Ancora vivo e attivo. La sua ricerca e la sua vita privata si sono incrociate con quelle di Robert Rauschenberg, con il quale ha avuto una lunga amicizia e una intensa relazione sentimentale. Leo Castelli, poi il suo gallerista, lo conobbe proprio attraverso Rauschenberg.
Fu sempre molto legato anche a Merce Cunningham, vestale americana della danza contemporanea. E' stato testimone (e artefice attivo) del passaggio decisivo tra le tormentate sicurezze stilistiche dell'Espressionismo Astratto e le confortevoli incertezze della Pop Art. Da una parte esisteva una società ancora in qualche modo alle prese con il problema dei bisogni da soddisfare.
Dall'altra la nuova società del benessere, dove l'eccesso di consumo (e di spreco) è già diventato il problema. Bisognava inevitabilmente iniziare a misurarsi artisticamente con il mondo degli oggetti di consumo. Lui iniziò a farlo. Qualcuno l'ha definito l'ultimo degli Espressionisti Astratti, qualcun altro l'antesignano della Pop Art e c'è anche chi, nel suo caso, ha parlato di New Dada.
All'entrata della mostra ci si imbatte in "Flag" (1958), una delle icone del ventesimo secolo. Barbara Rose nel suo eponimo volume "American Painting" (1969) la piazza senza esitazioni sulla copertina. Ne esistono varie versioni che variano tra loro soprattutto per le dimensioni. Sono tutte state realizzate mescolando la tecnica del collage con quella dell'encausto (cera e colore mescolati e applicati a caldo, una tecnica desueta che aveva avuto grande popolarità soprattutto tra i pittori dell'Antica Roma). Importante vederle dal vivo perchè hanno una complessa texture materiale assolutamente affascinante e speciale che purtroppo va del tutto perduta nelle fotografie che siamo in genere abituati a vedere.
Qui vengono poste, almeno per l'arte americana, una serie di questioni nuove, destinate ovviamente a rimanere irrisolte (il bello dell'arte, in fondo...). E' questa una bandiera o (solo) il dipinto di una bandiera? La bandiera stessa è un disegno astratto, e allora che dire della "materializzazione artistica" della bandiera, che cosa alla fine è più vero? E' questa una gioiosa celebrazione o una sottile messa in discussione dei valori americani? E ancora: la "verità" (elemento assolutamente fondante della morale americana) come ne esce da questi dilemmi che finiscono inesorabilmente per relativizzarla?
Lavoro celeberrimo è anche "Target" (1961). Un bersaglio blu e giallo su fondo rosso. Sempre ad encausto. Oggetti che continuamente cercano di diventare (almeno fino ad un certo punto) metafisici per poi rimbalzare di nuovo nella banalità quotidiana, senza mai raggiungere un posizione fissa e determinabile. Arte, oggetto e segno iniziano con Johns una lunga dialettica, vivace e feconda, ancora felicemente in corso. Val al pena di notare un certo che di aggressivo vagamente intrinseco nel soggetto (in questi anni negli USA si inizia a parlare con angoscia di Vietnam e "Target" sta per "Bersaglio").
"Fool's House" (1961-1962) è la rappresentazione immaginaria del suo studio dove campeggia in primo piano una scopa un po' consumata. Oggetti che fluttuano mescolati con la pittura. Oggetti che diventano qualcosa d'altro (ma non sanno ancora bene cosa) e come dice sinteticamente Johns in persona: "cose che la nostra mente già conosce". C'è chi lo ha interpretato anche come un curioso ed ironico autoritratto.
"Painting with two balls" (1960) è una grande tela molto colorata dove in una specie di taglio (che potrebbe ricordare in qualche modo addirittura Fontana) sono posizionate due piccole sfere in legno. Ancora pittura (acrilica finzione?) che cerca un dialogo con le cose quotidiane (materica verità?). A qualcuno comunque non piaceva. Mark Rothko, piuttosto polemico, davanti a questo quadro infatti disse lapidario: "abbiamo lavorato anni per liberarci di questo genere di cose".
Anche i segni, cifre numeriche e lettere dell'alfabeto, giocano una parte importante nel suo lavoro di questi anni, soprattutto quando tendono a svanire, mescolandosi l'uno con l'altro. "0 through 9" (1960) e parecchi altri lavori del genere in mostra ne sono la diretta testimonianza. Jasper Johns crea attraverso questo linguaggio una serie di standard stilistici che influenzeranno moltissimi pittori americani degli anni successivi. Curiosa nota: si nota, qui e là, una certa somiglianza con le altrettanto famose griglie di lettere di Alighiero Boetti.
"Painted Bronze" (1960) è invece una piccola scultura in bronzo (anche qui ne esistono diverse versioni). Due semplicissime lattine di birra. Forse un suggerimento che apre la strada alla Campbell's Soup di Wharol? Non lo sapremo mai. Ma certo uno degli inizi fondanti dell'epica avventura dei prodotti industriali attraverso i territori dell' immaginario artistico.
Johns continua con energia a lavorare negli anni successivi. Ma in maniera differente. "Between the Clocks and the Beds" (1981) ben esemplifica questa sua nuova attitudine, decisamente introversa e in qualche modo più pittorica e tradizionale. In proposito Jackie Wullschlager, sul Finacial Times WeekEnd, parla giustamente di "artista enigmatico". Sembrerebbe quasi che una "misteriosa mutazione" abbia fatto cambiare direzione alla sua creatività. I grandi quadri degli anni ottanta in mostra sono sicuramente belli ed imponenti, ma la genialità curiosa e lo stupore magico che l'artista sapeva suggerire negli anni sessanta sembra attenuarsi o addirittura scomparire.
Segue una terza fase ancora più complessa. "Untitled" (1992), ad esempio, propone ai visitatori una pittura molto concentrata su se stessa e piena di rimandi alle Avanguardie Storiche. Johns sembra creare ora con una propensione "conservatrice". Realizza di fatto una ampia riflessione visiva sulle vicende dell'arte del secolo scorso. Difficile giudicare questa svolta. Tutto molto interessante ma sinceramente non coinvolgente e anche un po' noioso talvolta. Noblesse Oblige? Forse non sempre, almeno in queste opere.
Una visita alla Royal Academy in questa occasione è un pellegrinaggio doveroso. Si è di fronte ad un "monumento vivente" dell'arte americana del XX Secolo. Naturalmente da studiare con rispetto e attenzione. Difficile pero' amarlo con passione.
PS
Se siete alla Royal Academy, dedicate qualche minuto (molto ben speso) per vedere la riproduzione dello studio che Matisse aveva a Nizza. Una esperienza breve ma intensa a contatto con la sua collezione privata di oggetti, opere e souvenir. Una full-immersion emozionante e stimolante nella quotidianità di un grande artista.
JASPER JOHNS: “Something Resembling Truth”
ROYAL ACADEMY OF ARTS
Burlington House, Piccadilly, Londra W1J 0BD
J. Johns e R. RauschenbergMATISSEjasper johns
23 Settembre – 10 Dicembre 2017