ULTIMO GIRO DI WALTER (SABATINI) - IL DIRETTORE SPORTIVO DÀ L'ADDIO ALLA ROMA: "TOTTI DA NOBEL MA E’ UN TAPPO. COMPRIME LA CRESCITA DEL GRUPPO - PALLOTTA? PER LUI IL CALCIO E’ UN’AZIENDA, PER ME NO. ERRORI? NE HO FATTI. PIRIS NON ERA DA ROMA. VENDERE LAMELA MI HA UCCISO - MILAN E INTER VORREBBERO ESSERE LA ROMA"
Chiara Zucchelli per “www.gazzetta.it”
Le verità di Walter Sabatini, i suoi ricordi, i suoi rimpianti: "La Roma non è stata parte della mia vita, è stata la mia vita. Non sono riuscito a vincere e questo me lo porterò dietro, ma conservo una piccola speranza che questa squadra e questo perfetto allenatore riescano a fare qualcosa di imprevedibile e sbalorditivo, vincendo lo scudetto. In quel caso, sentirò mio il successo".
L'ADDIO — Da oggi, dice Sabatini in una conferenza di un'ora e mezza (con pausa sigaretta), "sarò disoccupato ma spero di tornare subito a lavorare", e davanti a Bruno Conti, Tempestilli, Baldissoni e molti dipendenti di Trigoria, aggiunge: "Niente sarà più come prima, la Roma renderà opaco tutto il resto. Vado via perché sono cambiate le regole, il presidente e i suoi collaboratori puntano su altre prerogative, adorano la statistica e cercano algoritmi vincenti, io mi fido del mio istinto e della mia fantasia. Il pallone è il mio universo, devo poter fare il mio calcio.
A volte mi confondo e magari prendo Piris, per dire, che non era un giocatore da Roma, ma ora verrò sostituito da una struttura". A tal proposito, ecco quando ha deciso di andar via: "Avevo preso un giocatore e l'ho perso perché mi è mancata l'arroganza di insistere anche perché c'era una grossa commissione e non sentendo la fiducia ho perso l'attimo fuggente (probabilmente Boye del Torino, ndr)".
TOTTI E LAMELA — Detto che vendere Lamela "mi ha ucciso, ma poi ne ho preso uno che ritenevo più forte (Iturbe, ndr)", Sabatini ha parlato così di Totti: "È una questione quasi sociologica, io gli darei il Nobel per la fisica viste le traiettorie o le parabole che fa, o un pallone d'oro solo per lui. Le sue giocate non sono riproponibili. Ha rimesso in discussione Keplero, ma è un tappo, la sua luce abbagliante oscura tutto il gruppo, vista anche la curiosità morbosa che c'è su di lui. La sua presenza comprime la crescita del gruppo. Tutti fanno fatica a staccarsi da lui".
RIVOLUZIONE — Sui suoi errori, Sabatini spiega: "Certo che ne ho fatti, cinque anni fa parlai di rivoluzione culturale, questo è il mio vero fallimento. Ho reso la Roma un'insidia per tutti, ma qui bisogna pensare alla vittoria come una necessità, non come una possibilità.
Qui c'è gente che sa quello che fa, in questi 5 anni è mancata la convocazione al Circo Massimo della città di Roma. In alcuni momenti ho pensato che sarebbe successo, è rammarico e frustrazione, non sono arrabbiato, ma ho una tristezza cupa e irreversibile. Sono sereno però, perché ho fatto il massimo, non mi vergogno di questa Roma". Che però ancora non riesce a crescere del tutto: "Quando migliorano i giocatori esiste un problema di stipendi insormontabili, dobbiamo tenerne conto".
PALLOTTA — "Sa che cosa è la Roma - chiarisce Sabatini - e sa che la passione andrebbe incentivata, è una questione culturale, lui è un imprenditore americano, allegro, incline alla statistica, io sono un europeo crepuscolare, o forse sono un etrusco. Per lui il calcio è un'azienda, per me no, pur nel rispetto ci sono stati conflitti chiari ed evidenti. Milan ed Inter vorrebbero essere la Roma, siamo incappati in un ciclo straordinario della Juventus e non siamo stati fortunati".
RADJA E I DIRIGENTI — Sabatini ha poi affrontato altri temi, eccoli: "Nainggolan non avrà un adeguamento, ma dei bonus in base alle prestazioni e stiamo negoziando. I calciatori però si devono rendere conto che con l'addio alla Champions sono venuti meno alcuni presupposti. Massara che prenderà il mio posto per ora è competente, sensibile, grande professionista.
Baldini viene descritto come un massone dannoso, idem Baldissoni, che viene descritto come un avvocato arrogante o un giocatore di calcetto, non è così. Per alcuni è meglio che la Roma sia debole, almeno i latrati a pagamento possono arrivare. Il ruolo di Franco lo spieghino lui o Pallotta, è un grande acquisto per la Roma".
COMMISSIONI — Battute finali, e con toni accesi, dedicate alla squadra smontata ogni anno e alle commissioni: "Mi è stato chiesto di far quel tipo di mercato, perché siamo ancora un po' più deboli degli altri. Nell'ultimo mercato abbiamo rinforzato la difesa perché centrocampo e attacco andavano bene. Abbiamo dovuto fare certe scelte anche per la pressione che abbiamo addosso della Uefa. Non credo di aver fatto danni nel mercato, però ammetto che è mancata la continuità. Le commissioni funzionano così, si acquistano giocatori e allora io pago per comprare qualcuno. Le sconfitte sono le mie, non attacco nessuno, solo alcuni individui. Ma voi - urla rivolto ai cronisti in sala - dite ai tifosi che la Roma che qualche cazzata la fa, ma è una società onesta. Così come onesto e leale sono stato io in questi anni".