PRIMA LA SERIE A ERA IL CAMPIONATO PIÙ BELLO DEL MONDO, POI IL “PIÙ EQUILIBRATO”, ORA RISCHIA DI DIVENTARE IL PIU’ NOIOSO: IL TORNEO È SPACCATO IN DUE

Roberto Condio per "La Stampa"

«La Serie A è il campionato più bello del mondo». Noi italiani lo abbiamo detto milioni di volte, con ragione, fino a qualche anno fa. Poi, con la crescita esponenziale di Premier, Liga e Bundesliga, abbiamo onestamente corretto il tiro: «Il nostro resta il campionato più difficile, il più equilibrato di tutti».

Un torneo, in effetti, dove le sorprese sono all'ordine del giorno; dove le prime rischiano sempre o quasi contro le ultime. A differenza di quel che capita altrove, con corazzate come Barcellona, Real Madrid, Bayern, i Manchester e il Chelsea che usano trattare malissimo le «piccole». Tutto vero. Solo fino alla scorsa stagione, però. Perché quest'anno non è più così. I primi cento giorni delle cinque leghe europee al top hanno rimescolato le carte. Il campionato più incerto è diventato quello inglese: lassù ci sono sette squadre in cinque punti. Mentre, a sorpresa, è la Serie A a presentare il maggior gap tra le big e il gruppone.

Mai, da quando si gioca con venti squadre e tre punti per vittoria, le prime cinque della classifica avevano chiuso i dodici turni iniziali con un bottino così pesante: 140 punti contro i 131 dell'anno scorso che, a sua volta, era stato di gran lunga il record da Calciopoli in poi.

Troppo più forti della concorrenza, Roma, Juventus, Napoli, Inter e Fiorentina hanno stabilito un altro record, ancora più significativo: delle sei sconfitte totali subite finora (eguagliato il minimo del 2007), quelle maturate contro avversarie piazzate dal sesto posto in giù sono state... zero. Roba mai vista, in casa nostra. Tanto per capirci: un anno fa a quest'ora, l'Inter aveva già perso contro il Siena e l'Atalanta, che aveva fermato pure il Napoli. E la Lazio, quinta, era finita ko contro Genoa e Catania.

Quest'anno, invece, per le cinque leader sono arrivati solo dispiaceri al cospetto delle pari grado: la Roma, unica imbattuta, ha schienato l'Inter e il Napoli, superato pure dalla Juve che, a sua volta, ha ceduto alla Fiorentina, vittima di Inter e Napoli. Cerchio chiuso. Nessuna speranza di gloria, per il momento, per la classe medio-bassa che sconta evidenti differenze di budget e di organico e, nei casi di Lazio e Milan, una chiara involuzione. Il massimo ottenuto contro le leader dalle altre quindici partecipanti al campionato sono stati dei pareggini, spesso conquistati in affannosa rimonta: nove in tutto, con Cagliari, Sassuolo e Torino unici a strapparne due ciascuno.

Poco, troppo poco, per continuare a sostenere che la Serie A sia il top della difficoltà in Europa. È, in effetti, in mano a un'élite sempre più ristretta che ha anche smesso di patire tonfi inaspettati e fragorosi. Stiamo diventando un campionato noiosetto, insomma. Con emozioni concentrate negli scontri diretti tra le aspiranti al titolo.

In Inghilterra, intanto, capita che l'Arsenal perda con l'Aston Villa, il Chelsea con Everton e Newcastle, il Manchester United col Wba. E in Germania e Francia che le quarte in classifica abbiano già quattro sconfitte sul groppone e procedano al di sotto dei due punti per partita. Da noi, invece, anche la Fiorentina che è quinta corre con la media del due. Sono due campionati distinti, ormai.

Da una parte i ricchi, con i campioni e i tecnici migliori; dall'altra la nobiltà decaduta e chi per bilancio e status proprio non può puntare più in su del sesto-settimo posto. Nel prossimo turno i due mondi torneranno a mischiarsi: Napoli-Parma, Livorno-Juventus, Udinese-Fiorentina, Bologna-Inter e Roma-Cagliari. Chissà se giocare dopo la sosta e prima delle eurocoppe potrà aiutare a confezionare la prima vera sorpresa di questa Serie A mai vista.

 

 

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