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SPALLETTI, ULTIMO ATTO: "LASCIO UNA ROMA FORTE, NON MERITO I FISCHI. NON TUTTI HANNO REMATO NELLA STESSA DIREZIONE - TOTTI? NON L'HO FATTO SMETTERE Io. SI E' VOLUTA CREARE UNA GUERRA INESISTENTE. MA L'ESALTAZIONE DI UN SINGOLO APPIATTISCE GLI ALTRI" - POI PARLA DI DI FRANCESCO, DEL NUOVO STADIO E CITA CALIFANO: "NON ESCLUDO IL RITORNO"

Da sport.sky.it

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Inizia Monchi, il ds giallorosso prende la parola di prima di Spalletti, poi un abbraccio: "Tenevo molto a questa conferenza, il nostro rapporto è stato breve ma intenso. Sono arrivato avendo una grande opinione, e dopo averlo visto è cresciuta. Oggi si chiude una tappa, sia per risultati ottenuti che per capacità. Ne inizia una nuova, dobbiamo crescere. E spero che un giorno le nostre strade professionali si rincontrino, Trigoria è stata e sarà sempre casa tua".

 

Sarà un rimpianto non voler più lavorare con Monchi, ma penso che qui ci siamo bisogno di punti di riferimento. Di persone forti, che hanno personalità spiccata nel confronto con tutti. Monchi ha queste qualità, queste caratteristiche. E sono convinto che riuscirà a compattare le risorse della Roma, dove io non sono riuscito. Se riesce a farlo sarà una Roma fortissima, grazie a lui". Poi i ringraziamenti:

 

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"Bisogna ringraziare le persone che ho avuto vicino. Il primo pensiero va al dietro le quinte, a chi mi ha dato una mano importante, a chi arriva prima per lavorare, ci preparano 2-3 cose per cui le cose siano più facili. Si è parlato di una squadra non visibile, ha un'importanza maggiore perché senza il loro contributo sarebbe stato difficile per me, un po' disordinato, ritrovare le cose a posto come mi hanno sempre messo. Parlo dei ragazzi in cucina, delle donne delle pulizie, di quelle persone che viaggiano a fari spenti per i corridoi di Trigoria e che, come ho detto prima, ci fanno trovare a posto le cose che noi rovesciamo. Poi i calciatori, la società, il mio staff, tutti gli staff che ci sono. Oltre ai calciatori ci sono tanti grandi professionisti. Grazie a loro ora si lascia una Roma sicuramente forte".

 

 

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Continua Spalletti: "Ho sentito i fischi di domenica e vi dico che non me li merito, come non è mai esistia una guerra con Totti. Tra me e lui. Io con lui rimarrò amico, andremo a cena insieme, anche dopo. Continueremo a rispettarci. Però la cosa più importante secondo me è che lasciamo una Roma forte". E ancora: "Forse si poteva fare meglio come collettivo, come obiettivo di tutti.

 

Probabilmente lì non ci sono riuscito perché non abbiamo remato tutti dalla stessa parte. Le potenzialità di questa squadra sono importanti, e quelle della società, del movimento, ella marea che ci sta intorno. Ripartendo dalla partita di domenica, sembrava una festa e un addio. C'è stato un addio al calcio giocato del grandissimo fenomeno calcistico che è Totti. Però lì si è rivisto rinascere, è come una bella donna che ha in grembo qualcosa che può venir fuori quel sostegno totale verso una direzione che racchiuda queste potenzialità e questa possibilità che ha questo ambiente della Roma. Mi dispiace lasciare l'ambiente".

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Continua: "La situazione che si è creata disturba, probabilmente ho sbagliato qualcosa. Secondo me no, non ho sbagliato niente. Però vedo che ci sono tante persone che domenica mi hanno fischiato e a me i fischi non sono piaciuti. Perché non me li merito. E se quelle persone io le incontrassi una per una, entrassero nella mia testa per un solo momento quando abbiamo perso con il Lione, quando abbiamo perso con i nostri vicini di casa. Ci sono due squadre qui a Roma. Abbiamo perso partite fondamentali. Se loro fossero stati nella mia testa un solo minuto in quelle partite perse non avrebbero fischiato domenica".

 

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"Ho fatto il mio lavoro, penso che Francesco sia un grandissimo calciatore, lascia un vuoto difficilmente colmabile. Se non facciamo gruppo, se non ci compattiamo, e spero venga dato come mi sembra che pensi anche il direttore un ruolo importante per il passato che ha e la storia che ha, c'è bisogno di fare gruppo, di stare uniti e vicini. Perché l'esaltazione di un solo elemento portata ai massimi livelli disturba anche l'elemento stesso. Cosa che non ha subìto perché è l'Assoluto, perché è stato forte anche dentro questa esaltazione assoluta. Si è preso le responsabilità lo stesso di quello che gli era stato dato. Ma appiattisce gli altri e quando difendo gli altri per voi è un andare contro di lui, non è così. Non ci sono riuscito in un anno e mezzo, è segno che ho fallito nella cosa più importante perché la Roma ha potenzialità. La prima cosa che volevo fare è riuscire a compattarli ma non ci sono riuscito, mi dispiace".

 

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