LO “SPECIAL FLOP” - DOVEVA ESSERE L’EREDE DI MOURINHO E INVECE PIRLAS-BOAS HA COLLEZIONATO SOLO FALLIMENTI

Francesco Persili per Dagospia

«The special Two» or «The special Flop»? That is the question. Immaginate Amleto a White Hart Lane, una tragedia pallonara ambientata in Premier e Andrè Villas Boas nei panni di un principe snob della panchina, trench e puzza sotto il naso, schiacciato da un'impresa più grande di lui. Essere speciale come Mourinho. O forse di più. Vasto programma, trama banale. L'allievo divorato dall'ambizione di superare il maestro, ma anche no. Game over.

Dopo i titoli di coda col Tottenham, ora AVB è costretto ad incassare anche i colpi di fionda dell'oltraggioso destino: la capocciata in controtempo di Adebayor ‘unstoppable' contro il ManUtd e il sigillo di Eriksen che fa volare gli Spurs, i dardi via Twitter del reprobo Assou-Ekotto, esiliato al QPR («Adebayor ha dimostrato quanto Villas Boas abbia sbagliato con lui») e tutto il blabla sulla rivincita degli esclusi, sul ritorno alla normalità grazie a Tim Sherwood, la rava e la fava.

Si attende a breve anche la riabilitazione di Franco Baldini, crocifisso da AVB per gli acquisti di Eriksen, Chadli e Chiriches ma soprattutto di Lamela quando il tecnico portoghese gli aveva chiesto Hulk, Villa e Joao Moutinho. Spingendo Amleto più in là. Sembra, infatti, passata una vita dai tempi in cui a cena con l'ex dg della Roma AVB declamava Shakespeare. «To be or not be»...The Special Two.

Era l'erede designato di Mourinho, Andrè Villas Boas. Aveva iniziato anche lui con Bobby Robson prima di diventare il braccio destro del filosofo di Setubal. Dossier, schede tecniche, studio matto e disperatissimo degli avversari. Il campionato italiano. L'Inter. Fino all'abbraccio di quella mattina di autunno con Mou ad Appiano Gentile. Non assisterà alla conquista del triplete, AVB. Era già lontano, oltre la sua linea d'ombra, all'Academica de Coimbra.

Ma il pallone fa giri strani e Villas Boas torna sulle orme di Josè. Il Porto. L'accoppiata campionato-Europa League. La Premier come approdo naturale, sempre sulle tracce del maestro. Prima stazione: Chelsea. Conferenza stampa: «Sono qui per vincere tutto».

Chiaro, lo manda Josè. Anche se lui rifiuta l'accostamento: «Non sono il suo clone». Se ne accorgono, purtroppo, anche dalle parti di Stanford Bridge. La peggior media punti dell'era Abramovich, gli scazzi con Lampard e Drogba, l'ammutinamento vero o presunto dello spogliatoio. Goodbye AVB, arriva Roberto Di Matteo, i Blues conquistano la Champions e lo Special Two ne esce a pezzi. Baldini lo vorrebbe al posto di Luis Enrique ma la piazza giallorossa non ne vuole sapere. «Datece Zeman».

E per AVB, un biglietto di ritorno in Premier. Non il Liverpool, che gli preferisce un altro tecnico cresciuto al magistero di Mou, Brendan Rodgers, «special, too». C'è ancora Londra nel destino del portoghese. Next stop, Tottenham. Quinto posto in Premier, nonostante Gareth Bale, l'Inter asfaltata in Europa League e poi il crollo col Basilea. Galleggia nell'aurea mediocritas, «lo Snubbed One» (copy Sun), non il massimo per chi aspira ad essere più speciale di Mou. Il vecchio maestro non ne vuole più sapere del suo ex assistente: «Non è pronto per l'Inter». Una sentenza senza appello. Era rimasto male di quella partenza improvvisa, Josè. L'aveva giudicata «affrettata». Poi, il silenzio.

Almeno fino a settembre quando Villas Boas entra duro: «Andarmene dall'Inter non è stato un capriccio ma una scelta per evolvermi perché ero consapevole delle mie qualità. Mourinho stava bloccando i miei progressi». Boom.

In ogni caso a Villas Boas restano «bei ricordi» e, dopo il divorzio dagli Spurs, il solito rosario di rimpianti. «Potevamo vincere..» Si, vabbè. E ora il portoghese dove porterà il suo calcio con la puzza sotto il naso? I giornali inglesi lo hanno avvicinato al Milan, AVB non esclude un futuro lontano dalla Premier. Ma uno più uno, nel calcio non fa sempre due. Per fortuna. Soprattutto di Balotelli.

Le storie tese con Drogba e Adebayor raccontano che negli ultimi anni Villas Boas ha avuto più di un problemino con gli attaccanti delle sue squadre. E con le sue ambizioni, bigger than life. Essere più speciali di Mourinho. Anche se di ‘special' in questi anni inglesi ci sono stati solo i suoi flop. «Ci sono più cose, tra cielo e terra, di quante ne sogni con la tua filosofia». Do you remember l'Amleto di Shakespeare? Ma stavolta AVB non troverà nemmeno Franco Baldini a ricordarglielo.

 

VILLAS BOAS mourinho chelsea Roberto Di MatteoGARETH BALE DIDIER DROGBA DURANTE CHELSEA BARCELLONA SEMIFINALE DI CHAMPIONS

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