LA STRANA STORIA DELLA JUVENTUS, IN ITALIA SEMPRE MOLTO TUTELATA DAGLI ARBITRI, CHE IN EUROPA SCOPRE SULLA PROPRIA PELLE L’ESISTENZA DELLA SUDDITANZA PSICOLOGICA - PERCHE’ E’ INUTILE GIRARCI INTORNO: QUANDO SI PARLA DI REAL MADRID, I FISCHIETTI SI CONFONDONO. E’ LA “LEGGE DEL BERNABEU”: IL DUBBIO FALLO DI BENATIA SU LUCAS VASQUEZ ALL’ULTIMO MINUTO NON SAREBBE STATO SANZIONATO IN NESSUN ALTRO STADIO D’EUROPA...
1 - LA VECCHIA LEGGE DEL BERNABEU
Gigi Garanzini per “la Stampa”
REAL MADRID JUVENTUS - IL PRESUNTO FALLO DI BENATIA SU LUCAS VASQUEZ
Così fa proprio male. Maledettamente male. Perché mancavano pochi secondi, perché per i supplementari Allegri si era tenuto due cambi, contro zero di Zidane, perché un altro gol della Juve sarebbe stato doppio. Perché la Juve aveva giocato la partita perfetta, come la sera prima la Roma, ma con un coefficiente di difficoltà superiore.
Perché sarebbe stata da raccontare ai nipoti, faticando a convincerli che era tutto vero. Perché, nipoti o no, di questo rigore si parlerà per anni. A prima vista c' è tutto, e senza Var l' arbitro ha tutto il diritto di concederlo. Rivisto si può discutere. E rubricarlo una volta di più all' antica legge del Bernabeu.
REAL MADRID JUVENTUS - IL PRESUNTO FALLO DI BENATIA SU LUCAS VASQUEZ
E sì che la Juve aveva giocato la partita perfetta, restituendo tanto per cominciare al Real il gol a freddo dell' andata. Priva del suo totem aereo, Sergio Ramos, la difesa dei Blancos si stava ancora assestando quando Mandzukic l' ha colpita. E lì per un buon quarto d' ora in campo c' è stata solo la Juve.
E Higuain avrebbe dovuto essere più rapace. Poi è salito il Real che ha sbagliato 2-3 rifiniture e quando le ha azzeccate è incocciato in Buffon, sempre su Isco, il migliore dei suoi. Ma proprio lì, in quella fase di sofferenza, la Juve è stata bravissima a non perdere nè le distanze nè la voglia di continuare a provarci, sino a trovare quell' altra zuccata vincente del croato, innescato da un cross perfetto di Lichtsteiner. La traversa di Varane nel recupero, la terza nel doppio confronto, è suonata come un segno ulteriore: anche la Barnabeu, come la sera prima all' Olimpico, il destino stava cambiando cavallo.
Ed eccolo infatti, dopo averlo sfiorato con Douglas Costa e Higuain, il gol del 3-0. Inseguito caparbiamente da Matuidi e regalato dal portiere. Con mezzora da giocare più gli eventuali supplementari. E il gol decisivo a portata di mano, perché sarebbe pesato il doppio e avrebbe rappresentato l' apoteosi. E invece. E invece la Juve tutto quello cha aveva da spendere l' aveva speso, ed era giusto difendersi fidando nei due cambi saggiamente conservati. Buffon ha salvato altre due volte, poi sul rigore a qualche secondo dalla fine non ci ha visto più. Ci ha provato il suo vice a ribellarsi al destino, ma Ronaldo anche in serata storta l'ha messa dove nemmeno Mandrake sarebbe arrivato mai.
2 - L’URLO DI AGNELLI
Maurizio Crosetti per “la Repubblica”
L' urlo e il furore. Che momento pazzesco, quando tutto lo stadio regala l'ovazione al povero Buffon espulso mentre passa davanti al ghigno malefico di Zidane, il quale avrà rivisto in quell' istante un pezzo della sua vita, il rosso di Berlino, la testata a Materazzi, ci sono momenti in cui la storia si arricciola come il burro sul pane tostato.
Chiudere così, quanto dolore alla fine di una partita grande e densa come una carriera, piena di parate e respinte, un corpo di traverso contro il mondo intero, un cartellino color muleta e le froge come quelle del toro proprio in faccia all'arbitro sfiorato dalle mani guantate e ormai senza pallone, dunque senza scopo. Adios Gigi, lo stadio nemico capta il buio del momento e accompagna la fine della gloriosa storia con un applauso che non finisce mai. Tutto il resto invece sì, finisce eccome.
Sono gli attimi sportivamente atroci di una sfida magnifica. I bianconeri sono accecati dal fato, quando gli cade addosso quel rigore come un' incudine da una finestra e li centra in pieno. Il fallo di Benatia su Vazquez è netto, così come l' azione è scomposta. Fa malissimo viverlo alla fine, proprio sul bordo del sogno, con i supplementari quasi cominciati e la speranza lì da raccogliere.
«Un arbitro non può condizionare un' impresa memorabile, epica, perché non ha la personalità di stare a certi livelli o forse per vezzo, meglio allora stia in tribuna con moglie e figli. Una decisione da animale » . Buffon prova a razionalizzare, a comprendere. « Un arbitro deve avere la sensibilità di capire il disastro che sta facendo. Il Real ha meritato di passare il turno nel corso delle due partite, onore a loro, ma stavolta meritavamo almeno di andare ai supplementari e comunque all' andata c' era un rigore netto per noi. Quell' arbitro ha un bidone dell' immondizia al posto del cuore, con il suo cinismo ha distrutto il nostro sogno. Non ci resta che buttarci con furore sul campionato».
Furibonda anche in campo, la reazione juventina. Una bolgia, con i giocatori che dopo il sipario circondano l' arbitro e gli urlano di tutto, ora il rischio è cominciare la prossima Champions con mezza squadra squalificata, Chiellini è addirittura trasfigurato, il labiale capta parole pesanti che non resteranno purtroppo senza conseguenze. Deve intervenire Marotta per togliere la Juve da quel pantano emotivo, ora che tutto è compiuto e indietro non si torna. Anche perché, lo ripetiamo, sebbene il peso emotivo sia una beffa moltiplicata mille, la decisione tecnica dell' arbitro non è apparsa illegittima.
Ne era convinto pure Ronaldo: « Non capisco le proteste, Lucas è stato atterrato, non lo avessero buttato giù avrebbe segnato». Benatia però non riusciva a darsi pace: « L' ho toccato, ma non l' ho spinto. Ho messo la gamba e lui è caduto perché poteva fare solo quello. Mi dispiace per Gigi, era incazzato, perché dargli un rosso?». E come lui Chiellini: «Stasera il rigore non era nemmeno da Var. Quando un arbitro prende certe decisioni deve essere sicuro. Pensiamo che abbiamo battuto il Real Madrid per 3- 0, una follia. Ma potevamo far più gol».
CHIELLINI MIMA IL GESTO DEI SOLDI
Peccato, perché la Juventus aveva ormai compiuto un' impresa gigantesca degna della sua storia, segnare tre gol al Bernabeu annichilendo i campioni d' Europa e precipitando un intero stadio del terrore puro. Bastava controllare l' ultima azione, l' ultimissimo pallone, quello che conteneva però un' intera storia maledetta, il riassunto di tutti gli incubi e i fantasmi della Coppa dei Campioni nei secoli dei secoli juventini, un oggetto malefico, un epilogo feroce che non cambia mai. Tremendo anche il significato simbolico: perdere all' ultimo secondo, su rigore, la partita perfetta e insieme l' Europa, dicendo addio a un portiere leggendario tristemente espulso. Potenza del calcio, potenza e crudeltà, più la seconda però.